Borsa, prima settimana in rosso nel 2018. Pesano Wall Street, oil e realizzi
–di E. Micheli e A.Fontana
Le prese di beneficio dopo un gennaio brillante, le vendite su petrolio e materie prime scattate parallelamente al rafforzamento del dollaro e il tonfo di Deutsche Bank a Francoforte hanno piegato le Borse europee, mentre Wall Street vive la peggiore settimana degli ultimi due anni. Piazza Affari (il Ftse Mib a gennaio è salito del 7,5%) ha completato la prima settimana in calo del 2018 accusando un -1,44% nel Ftse Mib oggi e un complessivo -2,7%.
In fondo al paniere delle big Tenaris (-3,1%), penalizzata come gli altri petroliferi (-2% Saipem e -1,6% Eni) dalla netta correzione dei prezzi del greggio (-1,8% il Wti a 64,4 dollari al barile, -2,2% il Brent a 68,11 dollari). Male St (-3%) e Moncler (-2,7%). Prese di beneficio su Cnh (-2,4%), giù Fiat Chrysler (-2,3%) sulle statistiche di vendita di gennaio in Italia e negli Usa.
Si salvano Mediobanca (+0,6%), con il via libera Bce ai modelli interni utilizzati nella gestione del rischio di credito, e Ferrari (+0,6%) all’indomani della trimestrale. Seduta volatile sul fronte valutario complici i dati sul mercato del lavoro Usa che hanno mostrato un incremento oltre le attese di nuovi posti e salari: l’euro/dollaro che in mattinata era arrivato fino a 1,2518 è arretrato fino a 1,2409 per poi chiudere a 1,2449.
Tonfo Deutsche Bank: perdite per oltre 500 milioni nel 2017
A Francoforte ha perso oltre il 5% Deutsche Bank. Nel 2017 l’istituto ha realizzato una perdita netta di 512 milioni di euro a fronte di un effetto fiscale negativo, dei costi di ristrutturazione e del calo dei ricavi, scesi appunto del 12% a 26,4 miliardi, ma il risultato al lordo delle imposte, per la prima volta dal 2014, è tato positivo per 1,3 miliardi di euro. Tuttavia, Deutsche Bank ha registrato un brusco calo nell’ultimo trimestre dell’anno, che si e’ concluso con una perdita netta di 2,2 miliardi, dovuta principalmente a un onere contabile di 1,4 miliardi di euro relativo alla riforma fiscale degli Stati Uniti. La banca ritiene comunque che la riforma, che prevede tra le altre cose un abbassamento dell’aliquota corporate dal 35 al 21%, avrà un impatto positivo sull’utile netto. A mettere sotto pressione il titolo e’ il fatto che il rosso del 2017 è stato superiore a quanto atteso dagli analisti, che parlavano di 290 milioni di euro.
Vendite su minerari e chimica
Madrid (-1,8%) e Francoforte (-1,68%) sono state le peggiori tra le piazze principali europee nella seduta odierna mentre a livello settoriale sono stati in primo luogo i minerari (-2,7% l’indice Stoxx600 del comparto) e la chimica (con Johnson Matthey e Basf tra i più penalizzati) a essere oggetto delle vendite che comunque hanno interessato in modo rilevante anche i retailer, le auto e il comparto viaggio&tempo libero. A Parigi, dove il Cac40 è arretrato dell’1,1%, male Airbus (-3,5% complice una valutazione in peggioramento da parte degli analisti di Credit Suisse). Pesante ko da Helsinki del gruppo dei pneumatici Nokian (-7%) colpito dalle prese di beneficio dopo un 2017 chiuso con ricavi in crescita del 13% a 1,57 miliardi di euro ma con profitti in discesa del 12% rispetto a un anno fa 221 milioni.
Ferrari la migliore della settimana, per Leonardo ko da -13,5%
Nell’ottava, tutte in netta correzione le Borse del Vecchio Continente: oltre a Milano, Francoforte ha perso oltre il 4%, Madrid il 3,6%, Parigi e Londra il 2,9%.
Con la performance odierna, il saldo di Piazza Affari da inizio 2018 scende a +6,2%. Nella settimana il miglior titolo tra i 40 big del listino milanese è stato senza dubbio Ferrari (+7,7%) grazie ai conti e alle indicazioni sul 2018 che lo hanno riportato alle soglie del record storico. Pesante la performance complessiva di Leonardo (-13,5%) causata dalla fredda accoglienza degli investitori al piano 2018-22 presentato martedì dal gruppo aerospaziale.
Euro-dollaro torna in area 1,24
Sul mercato valutario è stato il dollaro il protagonista del pomeriggio(segui qui i principali cambi): il biglietto verde è tornato a quota 1,24 per un euro, ha superato quota 110 yen e ha riportato a 1,41 il rapporto di cambio con la sterlina. L’apprezzamento della moneta americana ha fatto scattare le prese di beneficio sul petrolio(segui qui Brent e Wti). Giù anche l’oro e i metalli industriali. Infine rimane schiacciato in area 124 punti lo spread italiano dopo il forte calo della vigilia.
In Europa prezzi alla produzione industriale in aumento
Eurostat quest’oggi ha pubblicato l’adamento dei prezzi alla produzione industriale, che lo scorso dicembre rispetto a novembre sono aumentati dello 0,2% nella zona euro. Su base annua sono invece saliti dello 0,6%. In Italia la variazione è stata nulla su base mensile e pari al 2,2% su base annua. Nell’intero 2017 la media dei prezzi alla produzione industriale rispetto al 2016 è aumentata del 3,1%. Intanto in Italia l’Istat ha pubblicato la stima preliminare sull’inflazione di gennaio. che si è attestata allo 0,2% su base mensile e allo 0,8% su base annua, La variazione rispetto al gennaio 2017 è la più bassa dal dicembre 2016.
Negli States creati a gennaio 200mila posti, disoccupazione stabile al 4,1%
Sul fronte macroeconomico americano, il dato sull’occupazione è stato migliore delle aspettative. In gennaio sono stati creati 200mila posti di lavoro, oltre i 177mila attesi dagli analisti. Il tasso di disoccupazione è invece rimasto fermo al 4,1%, come previsto, il minimo da dicembre 2000. Il rapporto ha evidenziato un’accelerata della crescita dei salari, con i compensi medi orari aumentati dello 0,34% in gennaio e del 2,9% nell’ultimo anno, al massimo da giugno 2009.
(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus)