Arriva il decreto per le 15 categorie di lavoratori “salvati” dall’aumento dell’età pensionabile

Arriva il decreto attuativo che esenta quindici categorie di lavoratori, che svolgono compiti particolarmente gravosi, dall’aumento dell’età pensionabile a 67 anni nel 2019. Per loro resterà il limite di età di 66 anni e sette mesi e anche in caso di ulteriori aumenti dell’età per andare a riposo potranno godere di un “vantaggio” di cinque mesi sugli altri lavoratori. “Firmato da Giuliano Poletti il decreto che esenta 15 professioni gravose da adeguamento età pensionabile a speranza di vita. Il sistema pensionistico non va scardinato. Vanno protette le fasce più esposte della società”, ha annunciato su Twitter il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni.

L’accordo sulle categorie da esentare era già stato raggiunto lo scorso novembre: si tratta di operai dell’industria estrattiva, operai dell’edilizia e della manutenzione degli edifici, conduttori di gru o di macchinari mobili per la perforazione nelle costruzioni,  conciatori di pelli e pellicce, conduttori di convogli ferroviari e personale viaggiante, conduttori di mezzi pesanti e camion,  personale delle professioni sanitarie infermieristiche ed ostetriche ospedaliere con lavoro organizzato in turni, addetti all’assistenza personale di persone in condizioni di non autosufficienza,  insegnanti della scuola dell’infanzia ed educatori degli asili nido,  facchini e addetti allo spostamento merci,  personale non qualificato addetto ai servizi di pulizia, operatori ecologici e altri raccoglitori e separatori di rifiuti, operai agricoli,  marittimi, pescatori e operai siderurgici di seconda fusione. 

Il decreto, come spiega il tecnico di Palazzo Chigi Stefano Patriarca, “consente di allargare la platea dell’Ape sociale e dei precoci per il 2018 e permette nel 2019 e 2020 il pensionamento senza il previsto adeguamento alla speranza di vita a circa 49.800 lavoratori”.  Questi numeri, spiega ancora Patriarca, “vanno ad aggiungersi ai 69.400 lavoratori che potranno usufruire o dell’Ape sociale (che consente l’uscita dal mercato del lavoro anche con 4 anni di anticipo) o pensionarsi con 41 anni di contributi a qualsiasi età”. Nel complesso, quindi, “tra il 2017 e il 2020 circa 119.200 persone potranno, se vorranno, anticipare l’uscita dal mercato del lavoro senza nessuna penalizzazione della pensione. Tutto ciò con un intervento finanziario a carico dello Stato coerente con le necessità di stabilizzazione finanziaria del bilancio pubblico”.

REP.IT

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