Al Festival tutti cantano Baglioni. Grandi duetti con i super-ospiti

Luca Dondoni

Il Festival di Sanremo 2018 sembra trasformarsi di giorno in giorno in una specie di enorme matrioska nella quale non si riesce mai ad arrivare alla bambolina più piccola. La mattina pensi che la lista degli ospiti sia completa, il pomeriggio se ne sussurra uno nuovo (quello di oggi è Fiorella Mannoia, che si esibirà sabato nella serata finale). Ma la notizia custodita come il più prezioso dei segreti è che il protagonista musicale assoluto di questa edizione sarà… Claudio Baglioni.

Il direttore artistico si ritaglierà ogni sera almeno una quindicina di minuti per sé e le sue canzoni. Tutte le star italiane che vedremo esibirsi, da Laura Pausini a Biagio Antonacci, dai Negramaro a Max Pezzali, Renga e Nek fino a Gianni Morandi, duetteranno con il Maestro in una canzone del suo sterminato canzoniere, da «Poster» a «Strada facendo».

La questione è discussa fin dal giorno in cui venne ufficializzata la sua nomina. Quale sarebbe stata la presenza in scena di un direttore artistico così particolare? Avrebbe condotto, avrebbe cantato? Il giorno prima della «prima» la nebbia un po’ si è alzata e chi dopo le conferenze stampa delle scorse settimane era stato portato a credere che l’uomo si sarebbe fatto vedere poco sul palco dell’Ariston, rimarrà sorpreso. Niente di più sbagliato.

 

Baglioni lascerà i compiti di conduzione a Michelle Hunziker e Pierfrancesco Favino e sarà soprattutto cantante e autore, come d’altra parte è da cinquant’anni. La sua storia musicale è davvero piena di meravigliose canzoni come Poster, appunto, riarrangiata dai Negramaro, o Strada facendo, che non sarà esattamente un duetto, in quanto coinvolgerà il trio Nek, Pezzali, Renga.

 

Tra l’altro, Strada facendo potrebbe essere considerata una sorta di inno di questo Festival, un Leitmotiv che rappresenta bene un Festival che Baglioni sta costruendo pezzo per pezzo da mesi e che avrà una lista di super-ospiti lunga quasi quanto i vebti cantanti (o gruppi) in gara, più gli otto giovani. Chissà se anche a Fiorello, che vedremo domani nella serata d’apertura («Farò lo scalda pubblico», ha detto) toccherà il compito di duettare col direttore artistico. Fiore canta benissimo e, come molti ricordano, proprio all’Ariston venne in veste di concorrente nel 1995 con Finalmente tu. E chissà se i duetti si estenderanno anche agli ospiti non musicali, come Franca Leosini, conosciuta per il successo del suo Storie maledette, mentre risulta difficile pensare al duo Sting/Shaggy alle prese con canzoni come Avrai, James Taylor che canta Solo. E Gabriele Muccino con il cast del suo ultimo film A casa tutti bene che cosa farà?


Staremo a vedere. Intanto, vedremo anche una sigla del tutto nuova. Come già fece Pippo Baudo alcuni anni fa, pare che Claudio Baglioni abbia scritto una nuova sigla del Festival. Dal «parappapapparà» che tutti abbiamo mandato a memoria passeremo a un «popòpopoppoppò» sul quale si levano venti di polemica.

Un addetto ai lavori ce l’ha canticchiata al telefono e ci ha rivelato, allo stesso tempo, che prendendo spunto da un’idea dell’americano Tonight Show con Jimmy Fallon, lo schermo di dividerà in venti quadrati con le facce dei cantanti in gara. Negli Usa gli attori di Star Wars: il risveglio della Forza cantavano a cappella la famosa «Marcia imperiale» e altre musiche iconiche del film. Ebbene, a Sanremo ogni cantante interpreterà una parte del testo e il ritornello sarà proprio quel «popòpopoppoppò» destinato a fare da tormentone. Pare che molti di loro abbiano storto il naso, anche per un problema di tempistica. «Baglioni o chi per lui ci ha fatto arrivare la richiesta all’ultimo momento – dice la nostra fonte – e qualche discografico, uno in particolare, si è talmente irritato da chiedere ai suoi artisti di non firmare la liberatoria». Pare ci sia voluta tutta la forza persuasiva di un supermediatore come l’ex presidente della Warner Massimo Giuliano (ora consulente del direttore artistico Baglioni e responsabile dei rapporti con la discografia) per spegnere il falò che stava ardendo e convincere il presidente più alto della discografia italiana a tornare sui suoi passi e dare il via libera.

LA STAMPA

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