“Voleva uccidere il nigeriano in tribunale”

francesco grignetti
inviato a macerata

Voleva farsi giustizia da sè, Luca Traini. E perciò sabato mattina, quando aveva sentito alla radio l’ennesima ricostruzione raccapricciante del delitto di Pamela, sentito che il pusher nigeriano Innocent Osenghale era in tribunale per l’ordinanza di convalida, il suo primo impulso è stato di fargli fare la fine di Lee Oswald. Ucciderlo sulle scale del palazzo di Giustizia. Poi ci ha ripensato, ha preso la pistola, una bandiera, munizioni, un lumino con la foto del Duce, e ha iniziato a girare per Macerata nella sua folle caccia al nero. Perfetto esempio di fascioleghista, Traini. Come risulta da fotografie all’attenzione della Procura, pur prive di rilevanza penale, di recente aveva fatto da guardaspalle a Matteo Salvini in un comizio. Regolarmente iscritto alla Lega, era stato candidato alle Comunali nel piccolo Comune di Corridonia. Partecipava fino a qualche settimana fa alle cene tra militanti. Allo stesso tempo alimentava la sua devozione per Mussolini, infarcita di letture nostalgiche, di «Mein Kampf», di saluti romani. Fino al tatuaggio della runa sulla tempia.

Il momento in cui Traini si ferma con l’auto e spara sui passanti

L’odio per gli extracomunitari in Traini era ormai divenuto incontenibile. E la storia di Pamela ha fatto da innesco. Perciò sabato ha vagato almeno due ore, sparando a destra e sinistra (la procura conta 11 episodi tra feriti sicuri, segnalazioni al 118, e persone solo sfiorate dai proiettili) a chi aveva la pelle nera, ma anche contro i simboli dell’altra parte, e per questo il foro di proiettile all’ingresso della sede del Pd, e anche un paio di bar che a suo dire erano luoghi di ritrovo dei nigeriani. Il raid è culminato in una sosta davanti al luogo dove erano state buttate le valigie con i resti della povera ragazza, una sorta di pellegrinaggio dell’orrore, dove si è fermato a pregare e dove ha depositato i simboli della sua rappresaglia: una scatola vuota di munizioni e il lumino votivo (regolarmente sequestrati poi dai carabinieri). Quindi si è precipitato all’altare ai Caduti per il gran finale.

«Non è consapevole di quel che ha fatto – dice ora il suo avvocato, Giancarlo Giulianelli, che anche ieri lo ha incontrato – e si è detto dispiaciuto solo perchè ha ferito una ragazza, non per gli altri. Ma Luca è una personalità disturbata. Porta ancora i segni di autolesionismo di quando era adolescente. E figurarsi, dice che in carcere si sente come a casa sua».

 

Ovviamente il difensore si appresta a chiedere una perizia psichiatrica. Sminuisce anche l’intenzione di voler uccidere il pusher: per Giulianelli, si tratterebbe del raptus di uno che non ha la consapevolezza della gravità dei fatti. All’opposto, per la Procura il discorso è praticamente chiuso: Traini lucidamente ha rivendicato le sue azioni quasi fosse un terrorista. Per il giovanotto, «quel che ho fatto, andava fatto: l’immigrazione clandestina va stroncata». Ne era fiero. Ha persino tentato di stringere la mano al procuratore capo, Giovanni Giorgio, nella caserma dei carabinieri.

 

«Dobbiamo chiamare i fatti con il loro nome: rappresaglia nazi-fascista di una persona che in un bar aveva dichiarato che sarebbe andato a sparare ai neri», commenta il sindaco, Romano Carancini. «Non è un fatto isolato, c’è un fermento che dobbiamo essere in grado di fermare e combattere in maniera esplicita e non ambigua». E in effetti crescono le preoccupazioni del Viminale. A Perugia è comparso un cartello inquietante: «Macerata è solo l’inizio». Persino l’avvocato di Traini è stupito perchè la gente lo ferma per strada «per esprimere solidarietà al mio assistito».

 

LEGGI ANCHE – “Ha mirato a me, poi ha sparato. Lì ho pensato: adesso muoio” (G. Galeazzi)

 

 

Macerata vive con fastidio d’essere diventata l’epicentro della campagna elettorale. Si moltiplicano le manifestazioni. Stasera, il movimento di Gianni Alemanno. Giovedì, Forza Nuova. Sabato, la rete antifascista. Le autorità sono preoccupate che non s’inneschino tensioni, o peggio fenomeni di emulazione.

 

LEGGI ANCHE – Traini in carcere, nessun pentimento. “Tutti i neri spacciano, giusto farli fuori” (M. Menduni)

LA STAMPA

Rating 3.00 out of 5

No Comments so far.

Leave a Reply

Marquee Powered By Know How Media.