I sondaggisti e l’effetto sulle urne: “Ora ha paura degli immigrati anche chi vota centrosinistra”

ANDREA CARugati
roma
 

Uno studio realizzato da Ixè spiega molto bene perché Silvio Berlusconi, dopo i tragici fatti di Macerata, abbia deciso di mettersi a traino di Matteo Salvini nel fronte anti-immigrazione. Si tratta di una ricerca che non sonda le intenzioni di voto, ma solo gli atteggiamenti verso l’immigrazione. Da questo studio emerge come tra i giovani italiani 18 e 34 anni solo il 35% sia favorevole ad una piena integrazione, mentre il 40% chiede limiti severi ai flussi migratori e il 25% dice un secco «basta».

 In totale, oltre il 60% degli under 35 esprime un sentimento poco o per nulla favorevole verso i nuovi arrivi. «Tra le fasce di età più anziane questi numeri aumentano, le persone tendono ad avere ancora più diffidenza verso gli stranieri», spiega il presidente di Ixè Roberto Weber. «Fino a qualche anno fa gli elettori di centrosinistra erano piuttosto estranei a questo sentimento di paura. Ora è tutto cambiato: la paura dell’immigrato è entrata nella carne viva anche dell’elettorato del Pd», dice il sondaggista. «I numeri attuali della Lega di Salvini si spiegano in larga parte con la lunga campagna che è stata condotta sul tema dell’immigrazione. E l’inseguimento di Berlusconi non è casuale, ma si basa su numeri certi». Il Pd, da questo punto di vista, paga pegno: «Certo, i dem pagano un prezzo e questo nonostante la fermezza mostrata dal ministro Minniti. Se non ci fosse stata, il prezzo pagato in termini di voti sarebbe stato ancora più alto».<

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Weber ricorda come questo sentimento di paura mista a ostilità non sia sempre collegato alla realtà che le persone vivono nella vita quotidiana, ma alla fruizione dei media, in particolare della tv: «Un nostro studio di alcuni anni fa mostrava già una forte correlazione tra gli atteggiamenti, il numero di ore passate davanti alla tv e il tipo di programmi scelti». Insomma, «l’ostilità verso lo straniero è un sentimento facilmente “attivabile”, condizionabile dalle campagne di comunicazione».

 

Antonio Noto, della società di sondaggi Ipr, non crede che i fatti di Macerata possano incidere in modo sensibile sulla campagna elettorale. «L’immigrazione è un tema chiave ma non da oggi: la vera novità di questa campagna è che ormai il problema riguarda in modo omogeneo tutto il territorio nazionale, compreso il Sud. E che è diventata una priorità anche per gli elettori di centrosinistra, che in passato erano meno catturati da questo tema», spiega. «Dai sondaggi si capisce che l’equazione tra immigrazione e insicurezza è passata nell’opinione pubblica».

 

E tuttavia la sfida sui voti anti-immigrati sembra appannaggio delle forze di centrodestra, una sorta di derby tra Berlusconi, Salvini e Meloni, con un possibile ruolo anche del M5S. «Negli anni scorsi, dopo il voto del 2013 – spiega Noto – Forza Italia ha ceduto voti alla Lega e al M5S. Non a caso oggi Berlusconi sta facendo una campagna contro il M5S sui temi della Lega: l’obiettivo è recuperare almeno quel 6% che separa gli attuali numeri attribuiti a Fi, (16%) dal risultato delle politiche 2013 del Pdl che era il 22%».

 

Ad Arcore nelle ultime 48 ore Berlusconi ha letto e riletto i dati forniti con grande rapidità dopo gli eventi di Macerata dalla sondaggista di fiducia Alessandra Ghisleri. Da cui emerge come il tema della sicurezza sia ormai al primo posto tra le preoccupazioni degli italiani, superando anche le tasse e il lavoro. L’ex Cavaliere è rimasto colpito dal numero di persone che hanno dato ragione a Salvini, ma anche da un altro dato: solo una piccola parte di chi si dice d’accordo con il segretario leghista lo giudica credibile come leader. Di qui la svolta, la decisione di porsi come paladino della sicurezza, utilizzando toni duri che Berlusconi dal 1994 non aveva mai usato contro gli immigrati. Dalla ricerca di Ghisleri è emerso un altro dato che ha colpito il leader di Forza Italia: l’alto tasso di «insoddisfazione» per come il governo ha gestito il tema sicurezza, non solo nel caso di Macerata. E la domanda di uno Stato più interventista.

LA STAMPA

 

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