Dopo Macerata, l’Italia degli immigrati: gli irregolari sono 500.000

È Milano la città che ospita il maggior numero di richiedenti asilo, la Lombardia guida la classifica delle Regioni con 23.880 stranieri assistiti. Segue il Piemonte con 13.232 persone. In tutto — secondo i dati ufficiali aggiornati a ieri — sono 153.700 gli uomini e le donne in attesa di “verdetto”. Si tratta di una minima parte rispetto ai regolari che vivono ormai da anni nel nostro Paese e hanno superato quota 5 milioni. Persone che lavorano, studiano, pagano le tasse. La comunità più numerosa è quella dei rumeni con circa 1 milione e 200mila persone, seguita da circa 450mila albanesi e 420mila marocchini. La situazione dei migranti nel nostro Paese viene ben fotografata dalle associazioni e dal Viminale e mostra la doppia faccia di un fenomeno che dopo la tentata strage di Macerata è diventato prioritario nella campagna elettorale.

Oltre 500mila (pari a circa l’8 per cento) sono invece gli irregolari. Molti di loro non sono riusciti a ottenere lo status di rifugiato, ma sfuggono all’espulsione perché gli Stati di origine non accettano il rimpatrio. Altri decidono di non andare via alla scadenza del permesso di soggiorno.

Per avere un’idea c’è un numero relativo al 2016 quando ne sono stati concessi quasi 4 milioni di cui oltre un milione e 600mila a durata limitata. Ma nessuno è in grado di sapere quanti stranieri siano effettivamente usciti dall’Italia.

È il rapporto annuale della Fondazione Ismu a puntare l’attenzione sulle possibilità legate all’occupazione. E dimostra una crescita del numero dei lavoratori, anche se rimane alto quello delle donne “inattive”. Il 2016 fa registrare ben 2 milioni e 400mila occupati, vale a dire il 10 per cento del totale: l’86,6 per cento degli stranieri sono dipendenti, oltre il 70 per cento svolgono mansioni di operaio, più del doppio degli italiani. Il tasso di disoccupazione nel 2016 è in diminuzione (15,4 per cento contro il 16,2 del 2015), ma rimane comunque molto alto rispetto ai livelli pre-crisi (nel 2008 era l’8,5%).

Ben «1 milione e 181mila sono gli stranieri inattivi in età lavorativa (ovvero tra i 15 e i 64 anni) e tra loro ben il 72% per cento sono donne». Un dato che gli analisti ritengono preoccupante soprattutto se si tiene conto che «tra le 15 e le 24enni la componente inattiva (ovvero volontariamente esclusa dal mercato del lavoro, non perché disoccupata) è per le immigrate oltre il doppio di quella registrata tra le coetanee italiane».

Il numero dei migranti approdati via mare continua a diminuire, ma questo non rassicura perché la situazione in Libia non è affatto pacificata. Finora sono giunti sulle nostre coste 4.723 stranieri, poco meno della metà di quelli arrivati nello stesso periodo dello scorso anno. Gli eritrei sono 1.184, i tunisini 754. La maggior parte di chi viene accolto negli hotspot richiede asilo, ma non più del 40 per cento riesce a ottenere lo status. Gli altri sono destinati al rimpatrio, ma la politica delle espulsioni continua a mostrare gravi carenze perché soltanto pochissimi Stati accettano i rimpatri.

Rimane pressoché stabile il numero degli stranieri che delinquono. Secondo gli ultimi dati del Viminale sull’andamento della criminalità, aggiornati ad agosto 2017, «su 839.496 segnalazioni su denunce e arresti, quelle che riguardano stranieri sono 241.723, vale a dire il 28,8 per cento». Il numero dei reati registra un generale calo, in realtà ad incidere è il rapporto rispetto alla popolazione residente perché «nel caso degli stranieri è pari al 4,78 per cento contro l’1,07 per cento degli italiani». Ci sono particolari reati in cui si registra la responsabilità degli stranieri: il 55 per cento dei furti «con destrezza», il 51,7 per cento dello sfruttamento della prostituzione e della pornografia minorile, il 45,7 per cento delle estorsioni, il 45 per cento dei furti in abitazione e il 41,3 per cento di ricettazioni.

Dei 202mila stranieri che sono diventati italiani nel 2016 «4 su 10 sono minori che — si legge nel rapporto Ismu — hanno acquisito la cittadinanza per trasmissione dai genitori, oppure quando sono divenuti maggiorenni». Gravissimo rimane il fenomeno dei minori non accompagnati: nel 2017 su 18.491 “under 18” arrivati, ben 14.579 erano soli.

È invece positivo il bilancio relativo agli studenti. Secondo i dati Caritas-Migrantes «nell’anno scolastico 2015/2016, gli alunni stranieri in Italia erano 814.851, pari al 9,2 per cento del totale della popolazione scolastica. La scuola primaria accoglie da sempre il maggior numero di iscritti con cittadinanza non italiana (297.285), seguita dalla secondaria di secondo grado (187.525), dalle scuole dell’infanzia (166.428) e dalle scuole secondarie di primo grado (163.613)». I più numerosi sono i rumeni, seguiti da albanesi e marocchini.

CORRIERE.IT

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