Corruzione e frode fiscale: 15 arresti, cʼè anche un magistrato | Volevano insabbiare lʼinchiesta milanese su Eni
Operazione congiunta tra le Procura di Roma e Messina contro le frodi fiscali. La gdf ha effettuato 15 arresti per due associazioni a delinquere dedite alla frode fiscale, reati contro la pubblica amministrazione e corruzione in atti giudiziari. Tra i fermati anche Giancarlo Longo, ex pm della Procura di Siracusa, l’avvocato Piero Amara e gli imprenditori Fabrizio Centofanti e Enzo Bigotti, quest’ultimo già coinvolto nel caso Consip.
L’ex pm di Siracusa Giancarlo Longo è accusato di associazione a delinquere, corruzione e falso. Il magistrato da qualche mese ha chiesto il trasferimento al tribunale di Napoli. “In qualità di pubblico ufficiale svendeva la propria funzione”, si legge nella misura cautelare emessa a suo carico.
Pm coinvolto nel caso Eni – I metodi “disinvolti” usati da Longo, che usava il suo potere per avvantaggiare i clienti dei due avvocati siracusani Giuseppe Calafiore e Piero Amara, sono ben esemplificati in uno dei capi di imputazione contestati: quello che riguarda il cosiddetto caso Eni. Longo, su input di Amara, legale esterno della multinazionale, avrebbe organizzato un’indagine, priva di qualunque fondamento, su un presunto e rivelatosi falso piano di destabilizzazione della società e del suo a.d. Claudio Descalzi. In realtà, per gli inquirenti che hanno arrestato anche Amara e Calafiore, lo scopo sarebbe stato intralciare l’inchiesta milanese sulle presunte tangenti nigeriane in cui Descalzi era coinvolto.
Pagato con viaggi a Dubai e contanti – Dalle indagini è inoltre emerso il prezzo della corruzione di Longo: un viaggio a Dubai con moglie e figli, un capodanno al Grand Hotel Vanvitelli di Caserta e 80mila euro in contanti. Il pm avrebbe dunque “svenduto la funzione giudiziaria” in cambio di soldi e favori. Il viaggio a Dubai sarebbe stato pagato da un avvocato, Fabrizio Centofanti, anche lui coinvolto nell’indagine. Le somme sarebbero state invece solo anticipate da Centofanti, mentre in realtà la fonte ultima che ha corrisposto il denaro sarebbe stata Amara.
Nell’inchiesta risulta indagato anche l’ex presidente di sezione del Consiglio di Stato Riccardo Virgilio, oggi in pensione, accusato di corruzione in atti giudiziari in concorso con l’avvocato Piero Amara e Giuseppe Calafiore. Nei confronti di Virgilio era stata chiesta una misura “non detentiva”, che però è stata respinta dal gip per assenza di ragioni cautelari.
Sentenze aggiustate per 400 mln – Sono tre le sentenze “aggiustate” contestate dai pm della Procura di Roma all’ex presidente di sezione del Consiglio di Stato, Riccardo Virgilio, indagato per corruzione in atti giudiziari nell’inchiesta, coordinata con la Procura di Messina, che ha portato all’arresto di 15 persone. Il giudice Virgilio (oggi in pensione) avrebbe ‘pilotato’ tre sentenze che hanno inciso favorevolmente per clienti degli avvocati Pietro Amara e Giuseppe Calafiore (indagati in concorso con il magistrato).
TGCOM