Fico si smarca da Di Maio: “A Macerata terrorismo stile Isis. Via la parola razza dalla Carta”
Toglierebbe la parola razza dalla Costituzione, come ha proposto la senatrice a vita, sopravvissuta ad Auschwitz, Liliana Segre? Roberto Fico ci pensa un attimo, e prima di rispondere raccoglie i pensieri per dire la cosa più giusta: «Io conosco solo la razza umana. Anzi, la specie umana. Quindi sì, la toglierei senza problemi».
Dopo Macerata, dopo la tesi del leghista Attilio Fontana sulla «razza bianca», la questione del razzismo è riemersa con durezza in una campagna elettorale dove l’immigrazione è preda di facile propaganda. Persino Beppe Grillo torna a parlare di politica e consegna la sua visione in uno strampalato post sul suo nuovo blog: «La globalizzazione ha bisogno che scompaiano le razze ma ha anche la necessità che nasca l’eupensiero, dal razzismo al pensierismo». La razza per Grillo sono i neri a cui «riesce meglio il jazz», è Louis Armstrong alla tromba. La razza, dunque, esiste per Grillo che considera la ritrovata campagna anti-razzista un diversivo per non parlare delle nuove ingiustizie, dall’omologazione dei media alla riduzione del costo del lavoro. Non una parola per le vittime di Macerata, per lo sparatutto neonazista. Ma Grillo può, al solito, ammantare le sue parole della libertà concessa ai comici, soprattutto ora che non ha più responsabilità politiche.
Non possono fare altrettanto i grillini. I termini sono importanti per Fico che invece di razzismo parla eccome e va pure oltre: «Quello di Macerata non è stato solo razzismo, è stato terrorismo, esattamente come l’Isis». Il deputato campano non si accoda al silenzio dettato da Luigi Di Maio come strategia. Per oltre 48 ore dalla sparatoria di Macerata l’intero M5S ha taciuto. L’unica eccezione, già poche ore dopo i fatti, è stato Fico, su Facebook. Attacca Matteo Salvini, e avverte «la democrazia prevede vicinanza ai più deboli e cooperazione, accoglienza e dialogo. L’unica forma di Paese che riconosco è un Paese non violento e contro ogni idea che inciti al razzismo o alla violenza».
Eppure Fico, sebbene non sposi la linea di Di Maio, è il rappresentante di punta di un Movimento che ha preferito stare zitto. Una mossa che non è piaciuta ai militanti che sui social hanno ammonito i grillini di essere «pavidi per tattica elettorale». Fico sorride: «Andate a vedere invece i commenti sotto il mio post». Molti lo sostengono, qualcuno lo critica, lo definisce «vicino alla signora Boldrini». Lui risponde e difende lo Ius soli, la legge sulla cittadinanza affossata anche dal M5S. Ma il silenzio su Macerata è stata una giusta scelta o no, secondo Fico? «Il silenzio va bene all’inizio, quando parte la gran cassa dei partiti che speculano. In questo sono d’accordo con Di Maio. Ma il silenzio deve durare poco». Perché ha parlato allora? «Perché siamo una squadra. Uno dice una cosa, l’altro aggiunge». O forse compensa. In fondo Fico è identificato con l’anima di sinistra del Movimento, anche se lui preferisce definirsi «post-ideologico». Lo ribadisce mentre esce dal Senato, dopo la conferenza sui lobbisti, dove Di Maio ha promesso che abolirà il 2 per mille ai partiti e le detrazioni sulle donazioni. Qualcuno vocifera che se però il M5S resterà all’opposizione a Fico potrebbe toccare la presidenza della Camera. Discuterne ora, per lui, è troppo presto: «Mica è come prendere un aperitivo». Con Di Maio si parlano a lungo e sembra tornata l’armonia. Fuori da Palazzo Madama si incrociano, Di Maio lo invita a pranzo e Fico ne approfitta per liberarsi dei cronisti: «Tranquillo – scherza il candidato premier – a me non si avvicinano, ho la kryptonite».
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