M5s, caso rimborsi all’Europarlamento. Ecco i documenti che confermano le irregolarità di Belotti
dal nostro inviato ALBERTO D’ARGENIO
This entry was posted on giovedì, Febbraio 8th, 2018 at 09:05 and is filed under Politica. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. You can skip to the end and leave a response. Pinging is currently not allowed.
Il Movimento nega che la vicenda abbia creato un problema all’interno dell’Efdd, la famiglia politica al Parlamento europeo formata appunto dai pentastellati e dallo Ukip. Eppure un carteggio conservato dall’amministrazione del gruppo (documento 1) dimostra il contrario. È il 9 novembre 2017, l’Efdd ha appena riscontrato irregolarità nelle missioni di Belotti, il riferimento della Casaleggio e di Di Maio all’Europarlamento, e una funzionaria del gruppo, Magali Trodet-Morrisens, le scrive una mail conservata nel dossier aperto dall’amministrazione.
L’Efdd sta verificando una trentina di missioni di Belotti (documento 2) per un valore totale di circa 15mila euro (fatto negato dall’M5S) e nel carteggio in questione la funzionaria chiede spiegazioni su una trasferta a Messina del 14 ottobre 2017.
“Può essere rimborsata sulla base dei documenti che descrivono il soggetto e i compiti che hai svolto”. È solo uno degli esempi delle missioni contestate a Belotti dall’amministrazione. Evidentemente le spiegazioni della grillina non bastano a placare i dubbi dei funzionari europei, visto che il 15 dicembre 2017 (documento 3) è il segretario generale del gruppo, Aurelie Laloux, a scrivere a Belotti.
L’antefatto è la trasferta a Strasburgo di lunedì 11 dicembre, in occasione della plenaria mensile dell’Europarlamento (i funzionari solitamente risiedono a Bruxelles, dove si svolge il grosso dell’attività dell’Assemblea). Belotti si era fatta segnare presente, ma i funzionari del gruppo avevano dubbi sulla sua effettiva presenza a Strasburgo, non avendola vista nei locali dell’Europarlamento e sospettando che Belotti si trovasse in Italia con Di Maio. Scrive Laloux: “Cara Cristina, per quando riguarda il rimborso del tuo volo aereo di martedì ti devo informare che secondo le regole non possiamo pagare il viaggio a Bruxelles. Il punto principale è provare che lunedì e martedì hai lavorato all’Europarlamento”. La chiusa della mail dimostra la veridicità del documento numero 2, visto che il segretario generale afferma: “Stiamo esaminando altre tue missioni”.
A questo punto Belotti si trova in un vicolo cieco, rischia lei e rischia il gruppo, peraltro in subbuglio con alcuni europarlamentari piccati nei suoi confronti per il guaio missioni. E così da Roma e Milano decidono di giocare il jolly per proteggere Belotti. Pietro Dettori, uno dei principali collaboratori di Beppe Grillo e Davide Casaleggio, scrive all’amministrazione per coprire alcune missioni sospette di Belotti a nome del vertice del Movimento (documento 4): “Nelle date dal 16 novembre al 20 novembre Cristina Belotti, in qualità di Responsabile della Comunicazione del Movimento 5 Stelle al Parlamento europeo, ha partecipato ad incontri natura privata con la leadership che si compone di Davide Casaleggio, Beppe Grillo e il capo politico del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio”. La copertura vale anche per il futuro: “Nelle prossime settimane si terranno incontri settimanali che riguardano le attività europee della delegazione italiana così come le attività dei membri del Parlamento europeo in Italia. Non è possibile fornire un report degli incontri perché di natura privata”.
Anche questo intervento, però, non basta a placare i dubbi dell’amministrazione del Parlamento europeo, che convoca per il 19 dicembre una riunione tra Laloux e Belotti alla quale prende parte anche l’Europarlamentare M5S Ignazio Corrao. È possibile ricostruire l’esito della riunione dai verbali custoditi dal gruppo Efdd (documento 5), che dimostrano come Belotti abbia accettato di cancellare la richiesta di rimborsi per missioni che non avevano a che fare con il suo incarico Ue.
Innanzitutto dal documento si evince il motivo della riunione: “Lo scopo del meeting è dare l’opportunità a Cristina di giustificare la sua presenza a Strasburgo (per la plenaria dell’11) dicembre, dare ulteriori spiegazioni sulle missioni e trovare una soluzione per Cristina”. Nella nota inviata oggi dall’M5S per smentire Repubblica, si afferma che nessuno ha chiesto le dimissioni di Belotti, ma il tono del verbale conferma quanto fonti concordanti dell’Efdd avevano spiegato a questo giornale, ovvero che per chiudere il caso ed evitare l’intervento del segretariato generale del Parlamento europeo (fatto che avrebbe scoperchiato la vicenda con danno politico per tutto l’Efdd) era stato chiesto un passo indietro a Belotti.
Dal verbale risulta che Belotti prova a giustificare la sua assenza alla plenaria dell’11 dicembre a Strasburgo dicendo che era stata bloccata dal maltempo, ma poi accetta di cancellarla, ovvero rinuncia al rimborso e alla diaria, come correttamente riportato nell’articolo pubblicato oggi da Repubblica. Stessa cosa avviene per altre due missioni: Roma e Milano del 25-26 ottobre (la trasferta è stata giudicata non attinente alle attività dell’Europarlamento e proprio in quei giorni c’era stato un comizio di Grillo) e Castelfranco del 21 gennaio (comizio di Di Maio). Infine accetta di ripagare una missione che le era già stata rimborsata, quella di Milano e Roma del 9-11 giugno, quando Belotti in realtà si trovava a Genova per la chiusura della campagna elettorale per le amministrative.
Dai verbali della riunione del 19 dicembre viene anche fuori la conclusione del caso, con Belotti che “per evitare altri problemi il prossimo anno” e tenere riservata la vicenda accetta di mettersi in congedo non retribuito fino al 7 marzo, libera di seguire la campagna elettorale di Di Maio in Italia.
C’è poi il capitolo dei due funzionari dell’Europarlamento, Stefano Torre e Andrea Pollano, distaccati alla rappresentanza dell’Assemblea a Roma, dove non si sono quasi mai fatti vedere perché in realtà impiegati dal partito nella campagna elettorale di Di Maio. Fatto vietato dalle regole europee, che impediscono ai funzionari Ue di lavorare per un partito (caso simile a quello Le Pen e che sempre in Francia ha portato alle dimissioni di due ministri di Macron, Sylvie Goulard e Francois Bayrou). Il Movimento nella smentita a Repubblica scrive che Torre si occupa del restyling del sito della delegazione del Movimento in Europa e accusa questo giornale di averlo “furbescamente” incastrato senza chiedergli il ruolo effettivo. Circostanza scorretta, visto che Torre ha ammesso al telefono di occuparsi di fundraising per il partito e poi ha mandato un lungo sms attribuibile allo staff di Di Maio nel quale spiegava l’attività svolta (Repubblica è pronto a pubblicarlo). D’altra parte nella stessa smentita l’M5S ammette questa attività, cercando di ridimensionarla (“eventuali interventi di Torre sulla parte tecnica del sito di fundraising sono piccoli interventi che presta a titolo volontario”).
Repubblica è pronta a produrre tutta la documentazione necessaria in sede giudiziaria se il Movimento darà seguito alla querela annunciata oggi nel comunicato del gruppo parlamentare di Strasburgo.