“Via le tasse su case e negozi”. Ecco la ricetta di Forza Italia

Il programma di coalizione c’è. Quello di partito, più dettagliato, è fase di elaborazione. Di certo c’è che il centrodestra accompagnerà alla flat tax – che resta la proposta forte di politica economica – degli interventi a favore della casa.

Un punto d’onore soprattutto per Forza Italia, visto che la mattanza fiscale che ha colpito i proprietari di immobili è stata la misura più importante presa dal governo che si è insediato dopo l’ultimo esecutivo Berlusconi, quello guidato da Mario Monti.

Oltre alla necessità di presentarsi agli elettori come un partito di rottura, soprattutto sui temi economici, ci sono ragioni più profonde che spingono il centrodestra e Forza Italia a puntare sul mattone. La convinzione che l’immobiliare possa innescare un ritorno della fiducia delle famiglie e quindi contribuire alla ripresa dei consumi. Lo aveva capito Matteo Renzi, che ha parzialmente attenuato la stangata sulla prima casa di Monti, ma per il centrodestra si deve andare oltre.

Nel programma di coalizione c’è il «no» alle tasse sulla prima casa, il divieto di tassazione in assenza di reddito. Che calato nel settore immobiliare potrebbe significare non pagare l’Imu sulle case e immobili commerciali sfitti. Poi il «no» alle tasse sulle donazioni e sulle successioni, un piano straordinario per la riqualificazione delle periferie, anche seguendo il principio della sostituzione edilizia. Quindi abbattere e poi ricostruire immobili esistenti, come nel vecchio piano casa dei governi del centrodestra.

I documenti che circolano ai vertici di Fi, Lega Nord, Fratelli d’Italia e Noi con l’Italia, applicano i principi del programma elettorale dell’alleanza. O aggiungono cose nuove.

In Forza Italia si sta ragionando su quello che sembra a tutti gli effetti un piano casa.

L’obiettivo, condiviso con le associazioni del settore immobiliare è di tornare a un livello di tassazione come quello prevedente al governo Monti. Sulla prima, ma anche sulla seconda casa. Abbattere la parte patrimoniale, quindi Imu e Tasi, magri con la possibilità di dedurre dall’Irpef le due tasse locali. Poi rimodulare quello che resta delle due tasse sulla prima casa dopo il primo taglio voluto da Renzi. Molte delle case classificate come di pregio sono ancora tassate, ma non sono necessariamente abitazioni di lusso.

Tra le proposte dei proprietari che il centrodestra ha fatto proprie fin dall’inizio, c’è quella di Confedilizia che mira ad estendere la cedolare secca anche agli immobili non abitativi. «Un misura che serve a rilanciare il commercio e aiutare i piccoli esercizi nella competizione impari con i giganti dell’e-commerce come Amazon», spiega Maurizio Gasparri. Trattandosi di una misura che riguarda le imposte sui redditi, rischia di entrare in conflitto con la flat tax. Ma resterebbe in campo, se la tassa piatta fosse applicata solo ai redditi da lavoro.

Ci sono poi misure solo all’apparenza minori. Ad esempio la cedolare secca sugli affitti di abitazioni concordati. I famosi contratti tre più due ai quali si applica un’aliquota del 10%. Il governo ha confermato la tassazione separata solo per due anni, creando incertezza che pesa sul settore delle locazioni. Altra misura allo studio, un tetto a Imu e Tasi sugli stessi contratti di locazione agevolati.

Ci sono poi altre ipotesi di lavoro, come quelle che mirano a liberalizzare alcuni vincoli che imbrigliano le locazioni di negozi e uffici. Oggi poco convenienti per i proprietari a causa della lunga durata. Vincoli che poi ricadono sugli affittuari in termini di maggiori costi. Altre misure, importanti per il settore ma probabilmente troppo di dettaglio per finire in un programma elettorale, sono quelle che riguardano le occupazioni abusive. Rendere meno difficile liberare gli immobili sottratti ai proprietari. Oggi aspettano anni.

IL GIORNALE

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