Il buco sale a quasi 1,5 milioni. Il Movimento ammette: conti gonfiati
«Dai calcoli che abbiamo fatto noi mancano più soldi di quanto affermato dai giornali». La prima ammissione del M5S, arriva alle 14,30 di ieri attraverso un comunicato ufficioso dello staff. La seconda ammissione arriva qualche ora dopo: «E’ possibile che ci sia stato un errore di calcolo nella somma totale delle restituzioni di questi cinque anni. È una cifra più alta di quanto hanno in realtà restituito i parlamentari». Dunque, la differenza – il famoso buco – tra quanto dichiarato dai 5 Stelle sul sito tirendiconto.it e quanto risulta dai versamenti effettivi nel fondo di garanzia per la microimpresa raccolto dal Tesoro e gestito al Mise è frutto di falsificazioni e bonifici truccati, come quelli ammessi dai parlamentari Andrea Cecconi e Carlo Martelli, ma anche da una manovra sistematica del M5S che ha gonfiato – si vedrà se con dolo o meno – la somma finale, quella che fa da vetrina sul sito del partito.
La cifra dei 226 mila euro mancanti fornita anche dalla Stampa domenica – e sulla quale Luigi Di Maio aveva detto «non è un buco ma c’è stato un errore nella contabilità» – era stata calcolata per difetto. Il buco invece c’è ed è di oltre un milione di euro. Per la precisione 1,401 milioni. Ammettiamo che, come hanno fatto sapere i 5 Stelle, i 226 mila euro sono stati sanati dai bonifici effettuati nel panico generale a partire dal 2 febbraio, giorno in cui è venuta a galla l’inchiesta delle Iene, comprendendo anche quelli di riparazione di Andrea Cecconi e Carlo Martelli, i parlamentari incastrati e rei confessi (95 mila euro in due): l’ammanco resta comunque di 1,4 milioni di euro.<
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È quanto risulta dalla somma di altri soldi che sono finiti dove non dovevano stare, cioè nel mucchio dei rimborsi dei parlamentari. Infatti il totale calcolato dai 5 Stelle comprende 530.599 euro che sono il frutto dei tagli dei consiglieri di quattro regioni (Liguria, Emilia, Veneto e Trentino) e 606 mila euro che arrivano dagli europarlamentari. Non solo. Da giorni, diversi ex 5 Stelle stanno accusando il Movimento di conteggiare anche i soldi che hanno continuato a versare loro, alcuni per anni, senza più essere tenuti a tagliarsi lo stipendio e senza apparire nei profili di tirendiconto.it. «Era una promessa elettorale» spiega Cristian Iannuzzi «e ho pensato che fosse giusto verso i miei elettori farlo anche se mi hanno cacciato». Il deputato è stato espulso nel gennaio 2015, ma ha inviato bonifici sul fondo del microcredito fino al dicembre 2015, per un totale di 40 mila euro.
Lo stesso ha fatto la madre, eletta al Senato ed espulsa come il figlio nel gennaio 2015: 40 mila euro per un anno. Dal 2016 in poi entrambi hanno preferito dirottare parte della loro indennità ai terremotati di Amatrice. Nello stesso computo finale del M5S risultano, senza alcuna specifica, pure i 144.382 euro versati dal gennaio 2015 (mese della sua espulsione) al gennaio 2018 da Giuseppe Vacciano, il famoso senatore «prigioniero suo malgrado» del Senato, perché impossibilitato a dimettersi. Infine, 40 mila euro provengono dai conti correnti di due deputati epurati per le firme false di Palermo, Riccardo Nuti e Giulia Di Vita.
«In origine il sito del rendiconto era aggiornato manualmente. Ci sono stati degli errori – spiega una fonte dei vertici -. Ma soprattutto abbiamo sbagliato a non creare noi un meccanismo di controllo sui versamenti effettivi» È una storia di superficialità, questa, ma anche di bugie e di misere furberie. Un collaboratore di Di Maio venerdì ha chiesto al Mef un accesso agli atti per vedere bonifico dopo bonifico chi ha mentito e chi no. «Non mi fido più di nessuno» ha detto il leader, deluso «da squallide menzogne». In un clima di isteria e sospetto generale, Di Maio ha cambiato strategia: vuole stanare subito tutti colpevoli, prima che la sua campagna elettorale venga travolta da altre rivelazioni.
I suoi uomini stanno contattando ogni singolo parlamentare e a ognuno viene rivolta la stessa domanda: «Sei sicuro al 100% che sia tutto regolare con le restituzioni». Tra le persone contattate dallo staff per avere spiegazioni più approfondite c’è anche un fedelissimo di Di Maio: Danilo Toninelli. Secondo l’ex collaboratore della Casaleggio, Marco Canestrari, il deputato avrebbe bonificato sempre la stessa cifra per mesi: 1996,19 euro. Così. secondo l’ex grillino, avrebbero fatto Carlo Sibilia e Vito Crimi. E anche Mario Giarrusso: 1.481,20 euro da aprile a luglio 2015. Nei primi tre mesi il bonifico riporta il timbro della stessa data ma non il Cro, il codice che identifica la transizione.
Nel servizio delle Iene la fonte anonima che ha denunciato gli imbrogli parla di almeno 10 persone coinvolte. Due sono Cecconi e Martelli, il terzo è il senatore Maurizio Buccarella che ieri si è autosospeso. Su Barbara Lezzi, altro nome finito nel mirino, c’è più prudenza. La senatrice assicura di essersi già rivolta alla banca, di essere «pienamente inn ocente» e di «poterlo provare».
LA STAMPA