Più mutui casa agli under 30, ma solo con il posto fisso

luigi grassia

Facile.it e Mutui.it segnalano diverse novità importanti – ma di lettura contraddittoria – sul mercato della casa negli scorsi 4 anni: rispetto alla torta di chi si rivolge alle banche per ottenere un mutuo, aumenta la quota di lavoratori a tempo indeterminato. La loro percentuale è cresciuta a scapito di chi ha un contratto a tempo determinato e dei liberi professionisti.

 Da notare che fra i mutui richiesti aumenta, anzi esplode, la percentuale dei giovani sotto ai 30 anni: dal 3% del 2013 al 31% del 2017 la loro quota si è più che decuplicata. Ma anche fra questi under 30 la parte del leone va ai lavoratori a tempo indeterminato.

Qual è il risvolto contraddittorio? Sta nel fatto che viene confermata, anzi si incancrenisce, la condanna all’esclusione di chi non gode di uno stipendio fisso: non disporre di questa sicurezza rende statisticamente sempre più difficile farsi una casa, e di conseguenza anche di farsi una famiglia, e di avere figli (se desiderati), e così via.<

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Ricordate? Anni fa, l’allora presidente del Consiglio Mario Monti snobbò il posto fisso (quello degli altri) dicendo: «Un posto fisso per fare sempre lo stesso lavoro a vita? Che noia!». Fra le valanghe di risposte ostili che arrivarono sul web, resta memorabile questa: «Prova ad andare in banca e a chiedere un mutuo se non sei “noioso”!». Purtroppo questo resta vero, e anzi è sempre più vero.

 

Dall’inchiesta di Facile.it e Mutui.it risulta, fra l’altro, che nel 2017 fra i lavoratori che hanno richiesto un mutuo, quelli a tempo indeterminato sono stati l’81%, in aumento rispetto al 77% del 2013. Quanto ai mutui erogati, nel 2017 quelli andati a lavoratori a tempo indeterminato sono saliti all’86%, rispetto all’81% del 2013.

 

Nello stesso periodo la percentuale di lavoratori a tempo determinato che si sono rivolti alle banche è diminuita, passando dal 3% del 2013 al 2% del 2017 per i richiedenti, mentre la quota dei mutui erogati è scesa dal 2,4% all’1,9%.

 

«Da un lato, questi dati indicano che l’aumento generale della fiducia dei consumatori e il miglioramento delle condizioni lavorative hanno contribuito a far crescere la richiesta di mutui da parte di lavoratori dipendenti con contratto a tempo indeterminato» osserva Ivano Cresto, di Facile.it, «dall’altro lato, però, fanno pensare a un atteggiamento più prudente da parte delle banche, che considerano la stabilità lavorativa come elemento fondamentale per concedere un mutuo. Fattore che, in assenza di garanti terzi, limita fortemente la possibilità che un lavoratore precario riesca a ottenere un prestito per comprare un immobile».

 

Esplode la percentuale di aspiranti mutuatari con meno di trent’anni, dal 3% del 2013 al 31% del 2017; ma anche fra i giovani richiedenti fanno la parte del leone coloro che hanno il posto fisso: nel 2013 erano il 75,55%, nel 2017 l’84,66%. Stessa tendenza emerge dai mutui erogati, con una quota di under 30 riuscita a ottenere il finanziamento passata dal 2% del totale nel 2013 al 12% nel 2017, e tra questi la percentuale con contratto a tempo indeterminato è cresciuta dal 70% del 2013 all’87,29% del 2017.

 

Cresto osserva che «la percentuale di mutuatari under 30 con contratto a tempo indeterminato è variata notevolmente a ridosso e subito dopo il Jobs Act. Nel 2014 era il 78,57%, è diventata l’82,76% nel 2015, nel 2016 è esplosa arrivando al 91,45% e poi è calata nuovamente nel 2017 raggiungendo, come detto, l’87,29%».

LA STAMPA

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