I cinesi in bici adesso ci danno lezioni di civiltà
Quale sarà il Paese più civilmente educato in Europa? Io direi di farcelo dire dai cinesi: tra tutti gli stranieri sono gli unici a essere lavoratori modello, lo sa bene chi frequenta i ristoranti cinesi (che sono spesso travestiti da giapponesi), i più attenti, i più cordiali e anche i più efficienti.
Così come mentre il negozio d’alimentari italiano tratta il cliente con sufficienza e alle 8 è chiuso, c’è sempre un negozietto cinese sotto casa aperto anche alle 11, dove ti accolgono con un sorriso anche dopo una giornata di lavoro. I cinesi sono gli unici immigrati a non essersi dovuti integrare a noi, siamo noi che ci siamo integrati a loro, perché ci hanno dato tutto quello di cui avevamo bisogno, e anche quello di cui non sapevamo di avere bisogno. Tuttavia, noi che siamo sempre a dare lezioni di civiltà agli altri, o a lamentarci dell’inciviltà altrui, come i turisti che sporcano in giro lasciando carte e lattine di birra ovunque, siamo stati reputati poco civili da Gobee, la società cinese di bike sharing, e non a torto: gli atti di vandalismo subiti dalle biciclette erano troppi.
Che pessima figura. Non siamo capaci neppure di prendere una bici, pedalare e lasciarla al punto d’arrivo senza distruggerla. D’altra parte non è una novità: qui non esiste opera pubblica capace di restare nuova a lungo senza riempirsi di scarabocchi e scritte. E quando vent’anni fa c’erano ancora le cabine telefoniche, era difficile trovarne senza la cornetta sradicata. Perfino durante la moda del book crossing ci siamo fatti distinguere: da noi i libri non tornavano più indietro (adesso i pochi locali che hanno una sezione di book crossing non hanno più questo problema, perché i libri restano lì, nessuno li legge più).
Così Gobee lascia l’Italia, e non solo, anche il civilissimo Belgio e la civilissima Francia, meno civili tuttavia della Cina, che alla fine ha molto da insegnarci. Spero solo che gli italiani si comportino bene almeno nei centri massaggi cinesi: se ne dovessero andare pure loro, siamo rovinati, sarebbe una storia triste senza più il barlume di un happy end.
IL GIORNALE