Ci risiamo con i “compagni che sbagliano”
Che cosa lega lo scandalo delle molestie sessuali su donne disperate da parte dei volontari delle organizzazioni umanitarie a quello dei rimborsi grillini? Apparentemente nulla, ma non è così.
Entrambi i casi sono la prova che il moralismo è sempre merce avariata, quello che conta è solo la moralità dei singoli uomini. Ci hanno fatto credere che i volontari – soprattutto se terzomondisti – e i grillini sono santi per definizione, quasi per legge, e chi invece non condivide le loro tesi, dei poco di buono. Dividere gli uomini per come la pensano e non per quello che sono è razzista più che dividerli per il colore della pelle. E noi di destra, in questo senso, siamo alla stregua dei perseguitati.
Che differenza c’è tra il fascista di Macerata (pazzo) che spara agli immigrati e il comunista di Piacenza che attenta alla vita dei carabinieri? Perché quelli di CasaPound, ma anche la stessa Meloni, per alcuni sindaci di sinistra non possono sfilare o fare comizi in campagna elettorale mentre a Toni Negri, ideologo pregiudicato delle Brigate rosse e dei suoi assassini vengono spalancate le porte delle università per tenere lezioni ai nostri ragazzi?
Nei grillini, nelle organizzazioni umanitarie e nella sinistra c’è del marcio esattamente come in qualsiasi altro ambito. Ed è un marcio più pericoloso perché negato, mascherato, minimizzato dai mondi di appartenenza e purtroppo spesso anche dal sistema mediatico. C’è voluto l’avvento di Trump per rompere il muro di omertà che proteggeva l’immoralità e la violenza privata del magico mondo di Hollywood che per anni ha sostenuto i Clinton e la sinistra americana (altro che le cene eleganti e innocenti – di Arcore portate proprio da loro a simbolo dell’inferiorità etica della destra).
Questo giornale è nato per dare almeno una voce a chi non voleva sottomettersi alla falsa e pericolosa verità di Toni Negri. Nel nostro piccolo, anni dopo, continuiamo a farlo non accettando lezioni, tanto più di morale ed etica, da grillini e terzomondisti che, come dimostrano i fatti di questi giorni, urlano a «ladri», «fascisti» e «razzisti» solo per poter rubare e menare loro in santa pace o fare orge, con i soldi delle nostre donazioni, insieme alle donne di colore che dovrebbero salvare e redimere.
E non crediamo alla favola dei «compagni che sbagliano», usata ieri dai comunisti e oggi da Di Maio per non ammettere di essere ciò che erano e sono: incubatori di terroristi i primi, e di ladroni i secondi.
IL GIORNALE