Cara Boldrini, ora fai chiudere i centri sociali

Ma come si fa a essere «anti», senza prima riuscire a essere qualcosa? Ad avere una qualche idea positiva da raccontare, mentre si chiede con odio di chiudere la bocca a qualcuno, violentando così la regola somma della democrazia e della Costituzione che si può definire antifascista solo nella preoccupazione dei padri fondatori di impedire il ritorno di un fascismo storico già sepolto da una Guerra mondiale e non certo nella pretesa di impedire a qualcuno di pensare allo stesso modo di Guglielmo Marconi, Luigi Pirandello, Filippo Tommaso Marinetti, Giovanni Gentile, Giuseppe Berto, Gabriele D’Annunzio, Antonio Sant’Elia, Giuseppe Terragni, Primo Carnera e mille altri.

E allora si capisce quanto vuoto morale e soprattutto intellettuale ci sia nella richiesta fatta ieri dalla presidente della Camera Laura Boldrini che violentando ancora una volta l’austerità che la terza carica dello Stato richiederebbe, ha nuovamente fatto bieca campagna elettorale solleticando la pancia dei compagni con la richiesta di sciogliere «i movimenti neofascisti».

A partire, probabilmente, da quella CasaPound che è stato l’unico partito costretto a raccogliere le migliaia di firme necessarie a presentarsi alle elezioni. Il sigillo del popolo sulla richiesta di far parte a pieno titolo della vita democratica del Paese. Diritto sacro e inviolabile che la Boldrini vorrebbe togliere, continuando invece ad accarezzare i delinquenti dei centri sociali che hanno spaccato la spalla a un carabiniere colpevole solo di aver fatto il suo dovere e aggredito Giorgia Meloni, probabilmente l’unica donna che la Boldrini non chiede di proteggere. Perché la Boldrini non pretende la chiusura dei centri sociali da dove partono le squadracce che picchiano le persone? O l’abolizione di quei gruppuscoli che si ispirano al comunismo, un’ideologia che ha sulla coscienza 100 milioni di morti e che ancor oggi riempie le galere di dissidenti e omosessuali torturati? Quelli vanno bene, a quelli la presidenta dalla penna rossa non chiede conto di nulla. Più facile la scontata retorica antifascista di una sinistra che fa finta di non vedere che per la prima volta nella storia repubblicana nessuno ha il coraggio di inserire proprio la parola «sinistra» nel simbolo elettorale. Troppa la paura di essere schifati dagli elettori. Meglio cercare di distrarsi con gli «aiuto, al lupo» (fascista). Perché se può essere vero che la Costituzione è nata (anche) dall’antifascismo e non dall’anticomunismo, dobbiamo ricordare che se abbiamo vissuto decenni di benessere (materiale e umano) e la possibilità di pensare e parlare, lo si deve a chi proprio a quei comunisti ha impedito di portarci a Mosca. Se lo ricordi bene la presidenta Boldrini. E magari faccia un salto alla Fondazione Prada che ha appena inaugurato «Post Zang Tumb Tuuum. Art Life Politics: Italia 19181943», una bellissima mostra a cura di Germano Celant che parla dell’arte e della cultura (e quindi della politica) di anni che sarà ben difficile cancellare. Con buona pace della Boldrini.

IL GIORNALE

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