Caso Consip, scoperta la talpa: i messaggi inchiodano il maggiore Gianpaolo Scafarto
E’ il maggiore ex Noe, Gianpaolo Scafarto la «talpa» che nel dicembre del 2016 passò notizie coperte dal segreto istruttorio giornalista del Fatto Quotidiano, Marco Lillo. Le prove sono in almeno due messaggi WhatsApp che Scafarto si è scambiato con l’ex comandante del Noe di Roma, Marco Cavallo.
LEGGI ANCHE Inchiesta Consip, scatta la perquisizione a casa del giornalista Marco Lillo
«Scafarto la sera del 20, o più presumibilmente il 21 mattina, mi disse che il comandante generale era ’respondabile’ per aver informato gli indagati – che non sapevo chi fossero – delle intercettazioni e che la notizia sarebbe uscita sul Fatto Quotidiano», racconta Cavallo al procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone; all’aggiunto Paolo Ielo; e al pm Mario Palazzi che lo hanno ascoltato a Roma per ricostruire la fuga di notizie orizzontale: cioè dagli investigatori agli organi di stampa. A confermare la versione di Cavallo ci penserà il colonnello De Rosa, altro ufficiale del Noe, che sentito nei mesi scorsi, avrebbe affermato che parlando con il colonello Alessandro Sessa, quest’ultimo gli aveva confidato che Scafarto aveva ammesso di avere informato lui il giornalista del Fatto Quotidiano sugli interrogatori e sulle iscrizioni sul registro degli indagati.
Gli articoli finiti sotto la lente di ingrandimento della procura di Roma sono quelli usciti il 21, 22, e 23 dicembre nei quali il giornale dava notizia di perquisizioni nella Centrale acquisti della pubblica amministrazione e delle iscrizioni nel registro degli indagati dell’allora comandante generale dell’Arma dei carabinieri, Tullio Del Sette e del ministro dello Sport, Luca Lotti.
La procura di Roma inizialmente aveva indagato per questa ipotesi di reato il pm di Napoli, Henry John Woodcock e la giornalista di Rai Tre, Federica Sciarelli. I due però, dopo le indagini dei carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Roma, sono stati archiviati ed oggi la procura punta i fari sul maggiore ex Noe, Scafarto, difeso dagli avvocati Giovanni Annunziata e Attilio Soriano, già sospeso dal servizio in virtù della misura interdittiva del gip Gaspare Sturzo. Scafarto si è avvalso della facoltà di non rispondere davanti ai pm romani.
Le altre accuse a Scafarto
Al maggiore Scafarto la procura contesta, oltre questa rivelazione, anche il reato di depistaggio, 5 falsi e altre due rivelazione del segreto d’ufficio: una verso l’Aise (il Servizio Segreto estero), e l’altra verso il giornalista del quotidiano La Verità, Giacomo Amadori. Tra i falsi spicca la frase attribuita erroneamente all’imprenditore napoletano Alfredo Romeo su un incontro con Tiziano Renzi, papà dell’ex premier e attuale segretario del Pd Matteo (pronunciata invece dall’ex An Italo Bocchino), oltre ai numerosi errori su un presunto e mai provato coinvolgimento dei Servizi Segreti.
LA STAMPA