Scemocrazia
Molti ricorderanno gli effervescenti ragazzi del collettivo Hobo, quelli che impedivano le lezioni a Bologna del professore Angelo Panebianco al grido «cuore nero», o che facevano rogo dei libri di Matteo Salvini: non un gran danno alla saggistica, ma tantomeno un inchino alla democrazia. Nelle ultime settimane sono tornati friccicarelli, come si dice a Roma, con un’irruzione in una sede bolognese del Pd per imputare ai presenti di avere «venduto l’Italia ai fascisti», e un’altra in consiglio comunale per esibire lo striscione con su scritto «complici dei fascisti».
Ne è saltata fuori una discussione coi vigili urbani, due dei quali sono finiti al pronto soccorso, ma non siamo qui a rimarcare la lotta al fascismo, soprattutto là dove non c’è, con metodi fascisti: una vecchia storia evidente a chiunque non chiuda gli occhi. È per tratteggiare questo contegnoso collettivo che per il prossimo giovedì ha organizzato una festa all’Università dove chi strapperà la tessera elettorale avrà offerta una birra.
Anche l’astensione ha un significato politico, ma così, l’astensione organizzata come resistenza a tutti i partiti, tutti fascisti allo stesso modo, in una puerile e digrignante persuasione che la democrazia è un inganno, una dittatura mascherata, ecco, così ha dell’esoterico. Una bizza da bambinetti che scansano la scodella perché sono abituati alla pancia piena. Gli si darebbe in dono una ventina d’anni di fascismo, ma di quello vero, e allora sì che gli tornerebbe la voglia di votare.
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