Tra i candidati grillini c’è un fan della Leopolda

Ci mancava solo il leopoldino. Si allunga la lista delle candidature imbarazzanti per il Movimento 5 Stelle.

Come se non bastassero massoni (ne sono stati scoperti tre) e furbetti del rimborso (più di una decina), i grillini hanno deciso di puntare forte anche sugli uomini che un tempo militavano nel campo del loro nemico pubblico numero uno: Matteo Renzi. Nel maggioritario per la Camera di Castrovillari, in Calabria, il M5S ha schierato tal Massimo Misiti, medico ortopedico. Una candidatura, imposta direttamente da Luigi Di Maio, che ha messo in subbuglio gli attivisti che quel territorio lo conoscono bene. Il motivo è semplice: Misiti, fino a non molto tempo fa, era una sorta di renziano doc. E infatti in rete circola una foto, che risale all’ottobre 2014, nella quale il medico calabrese è ritratto mentre è seduto, davanti a un pc, ai tavoli della Leopolda, la convention annuale considerata uno dei luoghi fondativi del renzismo. Misiti, in quell’occasione, aveva partecipato in qualità di esperto alla discussione tematica dedicata a sanità e affari sociali. Proprio accanto a lui c’era il deputato dem Ferdinando Aiello, che oggi, coerentemente, si è ricandidato con il Pd nell’uninominale calabrese di Corigliano.

Il medico cosentino, invece, sembra aver cambiato idea e bandiera: oggi è dall’altra parte della barricata e corre con gli avversari del M5S. Un salto della quaglia che ha provocato la delusione sia dei militanti pentastellati, che non accettano la presenza di un ex renziano in lista, sia della base stessa dei democratici, che si sente tradita dal medico che, nel luglio 2014, predicava l’unità di un Pd lacerato dalle divisioni interne. In quel periodo la Calabria si apprestava a tornare al voto per le regionali, ma il partito appariva spaccato più che mai. E Misiti, in qualità di portavoce dell’associazione “Prospettive future”, era intervenuto pubblicamente per chiedere maggiore unità alla sua formazione politica di riferimento. «Siamo stanchi – diceva – delle liti interne al Partito democratico, tutto ripiegato su se stesso, capace solo di strumentalizzare il disagio che pervade la società calabrese, istigare le fazioni interne e costruire nebulosità per alimentare sacche di clientelismo».

Il futuro candidato 5 stelle, a quel tempo, non pensava al reddito di cittadinanza né alla decrescita felice; invocava piuttosto il superamento di «sterili nominalismi» e uno stop alle «liti» interne al Pd, perché «non si possono commettere sempre gli stessi errori». La storia successiva del partito calabrese è agli atti: le primarie per la candidatura a governatore furono vinte dall’ex Pci Mario Oliverio che poi riuscì anche a conquistare la guida della Regione. Meno noto è, invece, lo strano percorso politico di Misiti, che oggi – dopo aver tentato di svolgere il ruolo di pacificatore del Pd regionale e aver vestito la casacca di leopoldino – si ritrova inaspettatamente tra le fila del M5S. Tra l’altro senza nemmeno passare dalle Parlamentarie, la selezione online che ha dato agli iscritti del Movimento la possibilità di scegliere i propri candidati nei collegi proporzionali. L’aspirante deputato non ha avuto bisogno dei clic degli attivisti: è stato selezionato da Di Maio in persona. Tra massoni, furbetti ed ex renziani, cominciano a essere davvero troppi i motivi di imbarazzo per il Movimento.

IL GIORNALE

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