Maria Elena Boschi e la strana sfida per le elezioni a Bolzano

«La vo’ cercando tutto il giorno, / l’annunzio ho messo sul giornal / Mi par vedere sempre intorno / Quel bel visino celestial»… Macché: come nella canzone «Io cerco la Titina» di Natalino Otto, Maria Elena Boschi non si trova. O almeno non a Bolzano, dov’è candidata, nell’ultimo sabato utile della campagna elettorale. Eppure, stando all’Ansa e ai giornali locali, doveva essere una giornata intensa. Inizio ore 9, coi contadini tedeschi: «Assemblea annuale Bauernbund con Boschi» alla Waltherhaus. Alle otto, davanti all’ingresso del teatro, c’è già un manipolo di arrabbiati guidato da Letizia Georgianni, la leader dei risparmiatori bastonati dal crack di Banca Etruria: «Sono mesi che la inseguiamo senza riuscire ad avere un confronto».

La sorpresa

Trecento metri più in là, nel caffè dell’hotel Città, lo storico presidente della Provincia autonoma di Bolzano Louis Durnwalder, dominatore per un quarto di secolo del Sudtirolo, sbarra gli occhi tenendo la tazzina a mezz’aria: «Ma come! Non è possibile! Non ci credo! Quella è una associazione di contadini, non deve avere ospiti candidati politici. O tutti o nessuno!» «Visto? Non piace neanche a lui!», ammicca perfida la vistosa biondona con cui è seduto. Sorpresa! È lei! Micaela Biancofiore, da anni «Proconsola» in Alto Adige di Silvio Berlusconi del quale porta al dito uno grandioso anello di diamanti avuto in dono, come spiegò l’effervescente valchiria in un’intervista al nostro Nino Luca, quando guidò Forza Italia alla vittoria nel comune di Bolzano.

L’azzurra

E che ci fanno insieme, l’ancora ascoltatissimo patriarca sudtirolese e l’«azzurra di ferro» che regalava gomme Pelikan con lo slogan «cancella la Svp» e scatenava campagne come quella per «un tricolore su ogni maso» contro «le prepotenze tedesche sulla toponomastica»? Ordiscono l’ennesima congiura contro la sottosegretaria alla presidenza paracadutata da Matteo Renzi nel collegio uninominale teoricamente blindato di Bolzano-Bassa Atesina?

L’intervista

Quel che è sicuro è che il vecchio «Durni», che pure ha avuto decenni di buoni rapporti con le autorità romane, non ha apprezzato l’arrivo della fedelissima renziana. Anche se, dopo aver esordito alla Leopolda alla fine di ottobre 2014 dicendo «ora non possiamo proporlo, ma sarei favorevole all’abolizione delle Regioni a statuto speciale», Maria Elena pare aver cambiato idea al punto di venire elogiata anche da Reinhold Messner che mesi fa la portò in montagna: il senatore Karl Zeller gli aveva «assicurato che dal tavolo della Boschi» erano «passate leggi fondamentali per l’autonomia altoatesina». Di più: «È simpatica e ha il fisico giusto per camminare e per salire, non solo fra le vette». Riconoscente, l’ex ministro delle Riforme non ha perso occasione, in queste settimane, per sorridere, blandire, rassicurare. Come nell’intervista di ieri, su due pagine, al quotidiano tedesco Dolomiten: «Gli altoatesini possono fidarsi del mio impegno di rappresentare in Parlamento loro e le loro istanze. Possono anche fidarsi della mia capacità di lavorare e della mia disponibilità di non interrompere questo dialogo dopo le elezioni». «Non importa», dice a muso duro Louis Durnwalder, «gli altoatesini di lingua italiana avevano diritto, e dico diritto, ad avere uno di loro a rappresentarli a Roma. Un paracadutato va bene, due no». Una tesi isolata? «Niente affatto. Sono in tanti a pensarla come me».

Il bagno di folla

Parole al miele, per la Biancofiore. «Ha visto Zis, la rivista della Svp?». E mostra la copertina. Titolone: «Wähle Autonomie!». «Vota l’autonomia!». Con le foto di tutti e sei i candidati tedeschi. E Giancarlo Bressa e Maria Elena Boschi? Assenti. Ma come: chi vota la stella alpina della Sudtiroler Volkspartei a Bolzano non vota insieme anche lui al Senato e lei alla Camera? Sì, ma…Basta, adesso, via di corsa. E «Durni» si avventa a passo di carica, nonostante gli anni e la pancia, verso l’assemblea degli agricoltori tedeschi. Le ragazze del guardaroba lo accolgono devote. Lui scambia due parole e si gira soddisfatto: «Avevo ragione. La Boschi non c’è. Nessuno l’aveva invitata». Che sia ancora in albergo, proprio di fronte al teatro? Sì, c’è. Ma inarrivabile. È confermato almeno il bagno di folla al mercato di piazza Vittoria che nessun leader ha mai bigiato ed è fissato a metà mattina? Cancellato: «Da tempo». E quello del pomeriggio al Circolo della Stampa su «plurilinguismo e formazione» con Aldo Mazza, il docente d’origine calabrese premiato a Innsbruck dai due presidenti tirolesi per i ponti costruiti fra le due culture? Cancellato: «Da tempo». Insomma, oggi «Niente impegni pubblici. Solo incontri privati».

Il confronto

«Ma che peccato! Chi l’avrebbe detto!», ironizzano tra i banchi del mercato il portavoce di FdI Alessandro Urzì e la rappresentante dei risparmiatori Letizia Georgianni, mostrando la lettera con cui avevano annunciato il loro arrivo e la richiesta di un incontro. «Chi l’avrebbe detto!», ride la Biancofiore, lei pure andata invano al mercato: «Sono settimane che sfugge a ogni confronto. Avevamo un rapporto cordiale a Roma. Così mi pareva. Mi fossi candidata io ad Arezzo, le avrei fatto almeno una telefonata. Manco quella. Quando Franco Frattini si candidò (aveva la delega per gli Affari regionali!) si dimise dal ministro, affittò una casa e si trasferì qui. Lei viene ogni tanto, è ancora in carica, sta in albergo…».Proclama allegra d’esser convinta che un miracolo, il «rovesciamento di tutti i pronostici con la vittoria a Bolzano mia e della destra» è possibile: «Martedì arriva Brunetta!». Ma non aveva detto a Cernobbio che lui non ne poteva più dei «privilegi delle regioni a statuto speciale»? «Ma no, fu frainteso…». Il cagnetto col cappottino accasciato sulle ginocchia dà mostra d’impazienza: «Povero, la campagna elettorale…».

La pugnalata

Da qualche centinaio di metri, in piazza Gries, arriva in tarda mattinata alla Boschi un’altra pugnalata e cioè le dimissioni dal partito, dopo le 14 di tre giorni fa, del presidente del Consiglio provinciale Roberto Bizzo. Era un renziano di ferro. Non più. «L’autonomia è come una bicicletta. Ha due ruote. Una tedesca, una italiana. Come possiamo pesare, noi italiani, se non possiamo neppure esprimere un candidato nostro?». Sul fronte opposto sbuffano: c’erano in ballo dei rimborsi…Dal magnifico hotel in centro dove sta, filtra nel pomeriggio la notizia che Maria Elena non stia molto bene. Troppi strapazzi. Per questo è rimasta tappata… Gira per le valli un’ondata di febbroni da cavallo. Peccato, però. Proprio oggi che, dopo tanti incontri «protetti» avrebbe potuto sfidare finalmente gli avversari, i dubbi, le polemiche…

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