Maltempo e treni, le domande

a cura di roberto giovannini
 

Come mai una nevicata «normale» ha mandato in tilt il traffico ferroviario?

 La struttura di Rete Ferroviaria Italiana, il gestore della rete, aveva previsto possibili problemi e predisposto contromisure. Ma la neve caduta a Roma e lo stop di due treni hanno provocato il graduale collasso del nodo di Roma.

Sono state prese misure insufficienti, dunque?

La neve era prevista con questa intensità, anche se non con questa durata: erano state mobilitate 300 persone, tra dipendenti diretti e di aziende esterne, per tenere liberi gli scambi di Roma Termini, che dopo il disastro del 2012 sono stati attrezzati con «scaldiglie» per scongelare la neve. Ma già nella prima mattinata si è visto che a ogni passaggio i treni in transito «scaricavano» sugli scambi ripuliti pesanti blocchi di neve e ghiaccio, che andavano di nuovo spalati a mano.

E i treni bloccati sulle linee?

Sono stati due: nella prima mattinata è rimasto bloccato per tre ore sulla linea tirrenica l’Intercity Torino- Salerno: la neve ha creato un malfunzionamento delle rete elettrica aerea. Più tardi sulla direttissima Roma-Firenze si è fermato per un surriscaldamento delle guaine un Av Italo partito in ritardo, dimezzando la portata della linea. Nell’uno e nell’altro caso i treni successivi si sono dovuti incolonnare per superare l’ostacolo, accumulando ingenti ritardi.

 

Perché nelle grandi città del Nord Europa, dove nevica, gli scambi ferroviari non gelano e a Roma si?

Perché in tutto il mondo le infrastrutture ferroviarie sono progettate sulla base delle caratteristiche meteo prevalenti. A Roma il problema neve si verifica molto di rado, e le contromisure antineve sono molto meno «spinte» rispetto a quelle di Parigi o Berlino, o Verona.

LA STAMPA

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