Il paese senza tasse né migranti. “Con il sindaco leghista viviamo bene”

Niccolò Zancan
inviato a Pontinvrea (SaVona)
 

«Se siamo ancora vivi è grazie a Matteo», dicono quasi tutti. E non capisci. Primo: di quale Matteo stanno parlando? Secondo: perché sarebbero dovuti morire? Pontinvrea, 870 residenti, 15 chilometri dal mare, ceramiche, sentieri di montagna, profumo di camini accesi, entroterra ligure che sa ancora di Piemonte. Con quella faccia un po’ così, insomma. Baffi. Giochi di carte. Attese. Piccole vincite significative. Come testimonia il cartello al Bar Tabacchi: «Vinti 1879,51 euro al Superenalotto». Qui il 93 per cento dei votanti alle ultime elezioni comunali ha scelto il sindaco leghista Matteo Camiciottoli. E sempre qui c’è un solo manifesto elettorale appeso davanti al Salone delle Feste, due in tutto per la verità. «Stop invasione, Salvini premier». «Stop Fornero, Salvini premier». Altri partiti politici che si siano affacciati da queste parti? Non pervenuti. Neppure si erano candidati alle ultime elezioni comunali.

 «Matteo il sindaco ha tracciato la rotta, l’altro Matteo completerà il lavoro a livello nazionale» dice Giorgio Mantovani, rappresentante di commercio. Si definisce così: «Lavoratore, cinquantasette anni portati con dignità». Secondo lui, la cosa più importante di questa campagna elettorale sono le tasse. «Quelli come me, in Italia nel 2018, hanno soltanto due possibilità. Evadere o morire. E noi, capirete, non vogliamo fare né l’una né l’altra cosa. Ma con le tasse di oggi non possiamo più sopravvivere. Abbiamo l’acqua alla gola.

Ogni giorno va peggio. Non è che noi siamo faziosi. Non è neppure che siamo populisti, come ci definite voi. Noi siamo semplicemente disperati. E molto, molto incazzati. Stiamo con la Lega perché abbasserà le tasse alle persone normali». Credete ai miracoli della flat tax? «Non servono miracoli per cambiare le cose», sostiene Giorgio Mantovani. «Questo piccolo paese ne è la dimostrazione».

 

Ed eccoci, quindi, di nuovo alla politica locale. All’altro Matteo, il sindaco Camiciottoli. Deve la sua fama nazionale a tre iniziative molto mediatiche. Aver tagliato completamente le tasse comunali: circa 100 euro di risparmio per ogni residente. Aver annunciato, al contrario, una tassa di soggiorno da 2,50 su ogni migrante che, eventualmente, una qualche cooperativa avesse ipotizzato di ospitare sul suo territorio. Infine ha scritto su Facebook un post terribile dopo l’arresto degli stupratori di Rimini, riferito alla presidente della Camera Laura Boldrini. Una frase talmente violenta e di pessimo gusto che non la ripeteremo qui. Ma Enrico Mentana, sempre su Facebook, ha risposto a Camiciottoli così: «Sei un cretino, anche se fai il sindaco».

 

Eppure sono ancora tutti con lui. Qui in paese. Anche quelli che non osano votare Lega alle elezioni Politiche, come la signora Laura Pastorino: «Ho votato questo sindaco. Ma non posso votare Matteo Salvini. Ho un genero romeno, ho amici di tutto il mondo, mia figlia si è laureata in mediazione interculturale. Se penso alle elezioni del 4 marzo, sono molto triste. Non so cosa fare». La signora Pastorino ha 67 anni, è la panettiera del paese. Ha sempre vissuto qui, ad eccezione di tre anni passati a Milano: «Sono disperata perché i politici non capiscono più niente. Fanno leggi che distruggono quelli che hanno voglia di lavorare. Infieriscono. Ti complicano la vita. Non capiscono che proprio il lavoro è la priorità. Qui da noi ce n’è pochissimo. Ma quelli insistono nel far chiudere i piccoli negozi. E sull’Europa penso questo: ora non possiamo certo andar via. Ma quando siamo entrati abbiamo sbagliato tutto». Le domandiamo, come può sostenere un sindaco leghista che ha scritto quella frase sugli stupratori e sulla presidente della Camera? Risponde: «Stendiamo un velo pietoso. È stata una frase davvero infelice. Ma guardiamo ai fatti qui in paese».

 

Allora bisogna mettere in fila i fatti, almeno per come vengono raccontati. Una piscina. Due piazzole di sosta per i camper. Più turisti. E poi, sì, niente più Imu, Tari e Tasi: un taglio da 140 mila euro su un bilancio da 1 milione all’anno per le casse comunali. Come è stato possibile? «Ho risparmiato 30 mila euro con l’illuminazione a led, 60 mila euro copiando la raccolta differenziata virtuosa del Comune toscano di Capannori, 50 mila con l’affitto della vecchia casa di riposo in disuso». Così risponde il sindaco Camiciottoli, nato a Genova da una famiglia di ristoratori. Ecco perché in molti qui credono ai miracoli.

 

«Ho votato Matteo e voterò anche Matteo Salvini» dice Andrea, 24 anni. «Se in questo paese stiamo in pace, lo dobbiamo a lui» dice un altro ragazzo sulla panchina. È nato qui il movimento giovanile che si chiama «Noi che vogliamo Matteo Salvini a Palazzo Chigi».

 

Il tema dei migranti è meno sentito. A Pontinvrea vivono soltanto due famiglie con un cognome straniero, una albanese e una romena. Nessuna «invasione» si profila all’orizzonte. Semmai un problema di spopolamento. I bambini scendono dai prati innevati con le slitte. Sono trenta gli iscritti alla scuola materna ed elementare. La sanità è un furgone che risale le curve della vallata: «Unità mobile di servizi ambulatoriali e diagnostica». Le strade sono strette. Non si vede neppure il mare.

A un tavolino del Bar Tabacchi siede un signore di 76 anni, ex tipografo al Lavoro di Genova. Si chiama Giancarlo Pont: «Tutta la mia storia è a sinistra, ma sono molto deluso. Di Renzi non mi è piaciuto il suo modo strafottente, quell’essere sempre sicuro e poco attento agli altri. Credo che abbiano fatto troppe promesse che poi non sono stati in grado di mantenere. E così, per la prima volta nella mia vita, non so per chi votare a livello nazionale». Ma qui, a casa sua, per chi ha votato? «Per Matteo, certo. Perché le strade sono pulite. Perché quando mi si è ghiacciato il tubo dell’acqua, lui subito mi ha aiutato a ripararlo. La pensiamo diversamente su tante cose. Ma alla fine, stringi stringi, contano i fatti, la politica è questa».

LA STAMPA

 

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