M5S, Di Maio: «Fioramonti ministro L’accordo? Su sprechi e tasse»
Luigi Di Maio, con tutte le dichiarazioni sul post voto non temete di irritare il Quirinale? La prerogativa di dare l’incarico di governo spetta al capo dello Stato…
«Mi risulta che al Quirinale non vi è stata alcuna irritazione. La mia scelta di comunicare al Colle la nostra proposta di squadra di governo è stata un atto di cortesia dettata proprio dalla consapevolezza e dal massimo rispetto delle prerogative del presidente».
Ammetterà che comunque è irrituale salire al Colle prima del voto.
«Il mio è stato come detto un atto di cortesia. A storcere il naso sono stati gli altri partiti, ma comprendo il loro fastidio nel vedere che il M5S ha già le idee chiare sulla squadra e sulle cose da fare».
Non le sembra improprio schierare come ministro un generale dei Carabinieri, un’ istituzione super partes per definizione?
«Il generale Sergio Costa è un servitore dello Stato, ha scoperto e combattuto la Terra dei Fuochi e noi lo abbiamo proposto per il ministero dell’Ambiente, considerandolo un patrimonio del Paese e non certo del M5S. Averlo al governo dovrebbe essere per tutti motivo di vanto e invece ho assistito a sterili polemiche solo per il gusto di attaccare il Movimento».
Chi sono le donne nei ministeri-chiave?
«I cittadini le conosceranno a breve, dico solo che sono donne di grande competenza ed esperienza».
Ci può indicare qualche nome?
«Allo Sviluppo economico una eccellenza italiana di grande competenza come il professore di Economia politica all’Università sudafricana di Pretoria Lorenzo Fioramonti».
Avete sempre osteggiato i partiti ora proponete un contratto con loro.
«Di questi partiti continuo a non fidarmi. Per questo io voglio un contratto, un impegno chiaro davanti agli italiani che ha come unico obiettivo il bene dei cittadini, con pochi punti ma chiari: chi ci sta dovrà poi realizzarli».
Il contratto cosa prevede?
«Sarà un contratto in cui saranno descritte in modo dettagliato le cose da fare per il Paese. Li voglio vincolare a un contratto sul programma di governo che indica la legge su quel tema da approvare e i tempi».
In caso di accordo con le altre forze politiche cosa farete per la squadra? Ci sarà un governo con un presidente del Cosniglio diverso da lei, esterno al Movimento Cinque Stelle?
«La nostra proposta di squadra di governo la presentiamo ai cittadini prima delle elezioni, giovedì, e prima ancora al capo dello Stato. Con le altre forze politiche discutiamo di programma, di temi, e non di poltrone, posti nei ministeri o a Palazzo Chigi».
Lei parla di temi. Ma su quali intende proporre un accordo?
«Sui temi su cui a parole tutti dicono di volersi impegnare: ridurre le tasse, tagliare gli sprechi, dare soldi alle famiglie, alzare la pensione minima, ridurre fortemente la disoccupazione giovanile».
Ha preclusioni verso qualche forza politica in caso di accordi? E con Berlusconi?
«L’unica preclusione è verso chi pensa di governare per continuare a favorire se stesso e quella piccolissima parte della popolazione, l’1%, che detiene il potere. Noi vogliamo governare per il restante 99%».
Beppe Grillo ha parlato di governi brevi come durata che hanno fatto grandi riforme: ha in mente una soluzione del genere quando parla di «governo di programma»?
«Quello che conta è ciò che metteremo al centro del programma: noi vogliamo riportare al centro il benessere degli italiani, un benessere tangibile, quello che ognuno di noi percepisce sulla propria pelle, nella vita di tutti i giorni e quello degli indicatori economici».
Grillo sembra avervi abbandonato in questa fase della campagna elettorale.
«Grillo non è mai stato assente, ha ripreso i suoi spettacoli e la sua attività ma ci siamo sentiti spesso e venerdì sarà con noi a Piazza del Popolo».
Questa campagna è stata costellata dalle espulsioni che hanno indebolito le vostre scelte. Non avete fatto troppi errori nella composizione delle liste?
«Intanto diciamo che si tratta di meno dell’1% di casi. Nella maggior parte si è trattato di persone che ci avevano omesso informazioni del loro passato che sono trascurabili per gli altri partiti ma non per noi che abbiamo un codice etico ferreo. Un codice di cui io sono fiero perché garantisce ai cittadini la massima trasparenza sui nostri eletti».
CORRIERE.IT