Renzi: “Se il Pd perde, nessun passo indietro”
ROMA – “Io sono pronto a parlare di programmi, da qui a domenica. Non ci sarà nessun passo indietro e trovo sconcertante che tutto il tema della campagna elettorale sia quel che faccio io. Se pensate che passiamo l’ultima settimana a parlare del dopo, avete sbagliato destinatario”. Il leader del Pd Matteo Renzi, intervistato a Italia 18 su SkyTg24, risponde così a chi gli domanda se fosse disposto a dimettersi da segretario in caso di sconfitta.
Quanto alle larghe intese, l’ex premier chiarisce: “Il problema di un governo ampio è la presenza di Matteo Salvini? Il 5 marzo i problemi della formazione saranno in testa a Sergio Mattarella. Noi non faremo il governo con gli estremisti, perché sarebbe un qualcosa che nessuno in Europa capirebbe”.
Sulla lista dei ministri di un eventuale nuovo governo a guida Pd, Renzi ha le idee chiare: “Perché devo raccontare la fantapolitica pensando che sia calciomercato, quando ho dei risultati da esibire? Il mio ministro dell’Economia si chiamava e si chiama Pier Carlo Padoan, meglio la sua serietà o Brunetta e Di Battista? Al Viminale c’è Marco Minniti: vi fidate più di Minniti o di Salvini? I ministri miei e di Gentiloni son lì”. E aggiunge: “Serietà. Perché se continuano a barzellette chi pensano di convincere quando poi, quando erano al governo, non hanno fatto nulla?”.
Non manca un affondo contro Liberi e uguali, la formazione guidata da Pietro Grasso: “Essere di sinistra significa essere orgogliosi dei risultati di questi anni”, dalle unioni civili alla legge sul Terzo settore a quella sul caporalato. “Essere di sinistra significa dare più soldi al ceto medio, gli 80 euro e avere valori e rispettarli”. E conclude: “Non si è di sinistra quando si fa vincere la destra. Chi vota per il partito di Grasso e di D’Alema non fa vincere gli ideali marxisti o l’Internazionale socialista, fa vincere la Lega”.
A rispondergli è Nicola Fratoianni, esponente di Leu, che al videoforum di Repubblica Tv attacca: “Renzi ha fatto di più e meglio di Berlusconi, giocando sul suo stesso terreno. Berlusconi non è riuscito a togliere l’articolo 18, la sua riforma della scuola è arrivata fino a un certo punto. E l’offensiva alla Costituzione non è mai stata portata così avanti come dal segretario del Pd”. Ma non esclude la possibilità della ricostruzione di un dialogo con i dem dopo le elezioni, a patto che la guida di quel partito cambi: “Se dopo il 5 marzo cambia il quadro e le proposte saranno diverse, siamo pronti a discutere con il Pd come con altri”. Poi conclude: “Il mio avversario principale è la destra peggiore, e anche chi sta contro di noi dal punto di vista sociale. Ma come si fa a sconfiggere la destra? Richiamando un grande fronte democratico o mettendo in campo politiche alla Minniti? Votare per Renzi vuol dire dare un voto a Renzi, mentre per battere la destra bisogna cambiare politiche”.
Elezioni, Fratoianni: “Renzi è di destra. Ha fatto peggio di Berlusconi su art. 18 e scuola”
“Tra un po’ mi aspetto che mi danno anche la colpa del Burian”, prosegue Renzi ritenendo “sconcertante che la campagna elettorale ruoti attorno a quello che faccio io. In questi mesi hanno scritto cose fantastiche sui social“. In serata un affondo nei confronti di Luigi Di Maio: “Se gli italiani daranno al M5s i numeri, governerà. Trovo surreale e sorprendente che il M5s con Di Maio chieda agli altri i numeri per governare. Ci hanno insultato per anni, hanno detto che eravamo lo schifo. Io ritengo Di Maio incompetente, le loro idee non mi convincono. Se Di Maio avrà i numeri per governare, il Pd farà l’opposizione”.
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