Powell confonde i mercati, Milano in altalena chiude a -0,70%

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Chiusura in calo per le Borse europee i (segui qui l’andamento dei listini), che hanno tuttavia registrato un andamento estremamente volatile, risentendo dei cambi di rotta di Wall Street (segui qui i principali indici) provocati dalle parole del numero uno della Federal Reserve, Jerome Powell, che parlando dinnanzi al Senato a due giorni dall’audizione tenuta al Congresso, ha rassicurato sul fronte dei salari, ma al tempo stesso ha ammonito che la riforma fiscale potrebbe spingere la domanda e quindi l’inflazione. Gli indici americani sono passati più volte dal territorio negativo a quello positivo, anche se i rendimenti dei T-bond a dieci anni oggi hanno ingranato la retromarcia dopo i recenti rialzo. Milano ha terminato le contrattazioni in ribasso dello 0,7%, facendo meglio delle altre Borse europee. Nonostante si avvicini sempre più la data delle elezioni lo spread ha terminato in calo a 130 punti.

Wall Street dominata dalla volatilità tra Powell e dati macro
Nel pomeriggio i mercati finanziari sono stati dominati dalla volatilità tra parole di Powell e dati americani a luci e ombre. E’ rimasto sotto la lente soprattutto il dato sull’inflazione, che ha fatto tirare un sospiro di sollievo agli investitori. L’indice dei prezzi al consumo calcolato sulle spese personali, la misura preferita dalla Federal Reserve, a gennaio è cresciuta dello 0,4% su base mensile, mentre su base annuale, ovvero rispetto al gennaio 2017, è salita dell’1,7%, livello che ad ogni modo rimane inferiore al 2% considerato ottimale dalla Federal Reserve. La componente “core”, quella depurata dagli elementi volatili, è aumentata dello 0,3% su base mensile e dell’1,5% su base annua. Sempre oggi è emerso che le spese per consumi sono salite dello 0,2% dal mese precedente, mentre i redditi personali sono aumentati dello 0,4% contro previsioni per un +0,3%. In pratica, nel primo mese dopo la riforma Trump, gli americani hanno visto salire i propri stipendi, ma sono stati abbastanza parchi negli acquisti. Tali dati, almeno per adesso, scongiurano lo scenario di un eccessivo surriscaldamento dell’economia. Dal fronte del lavoro, invece, è stato annunciato che nei sette giorni conclusi il 24 febbraio scorso il numero di lavoratori che per la prima volta hanno fatto richiesta per ricevere sussidi di disoccupazione negli Stati Uniti è sceso inaspettatamente portandosi sui minimi del dicembre 1969. Secondo quanto riportato dal Dipartimento del Lavoro, le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione sono calate di 10.000 unità a 210.000. Sempre oggi Powell, in audizione al Senato, ha ribadito un rialzo graduale dei tassi e ha sottolineato che per adesso non ci sono spinte rialziste sui salari. D’altra parte, ha detto il banchiere centrale, non è da escludere che la riforma Trump provocherà un surriscaldamento dell’economia, mettendo «pressione sulla domanda, che a sua volta la metterà pressione sull’inflazione».

In evidenza Luxottica nel giorno del si a fusione con Essilor
A Piazza Affari si sono messe in evidenza le Luxottica Group, balzate in avanti del 5,1%, dopo l’annuncio che la Commissione europea ha dato il via libera all’operazione di integrazione con la francese Essilor. Operazione che a questo punto vedrà la luce nella prima parte del 2018. Bruxelles, dopo un’attenta indagine, è giunta alla conclusione che «l’operazione di concentrazione non avrà effetti pregiudizievoli sulla concorrenza» del mercato unico. Gli investitori hanno subito festeggiato iiziando a mettere in conto le sinergie che produrrà l’operazione e che i vertici di Luxottica, al momento della presentazione dellla fusione, avevano indicato essere nel medio periodo attorno a 400-600 milioni di euro. Tra l’altro l’azienda francese ha comunicato i conti del quarto trimestre, con ricavi saliti oltre le attese (+3,1%) e un margine operativo leggermente inferiore alle previsioni (18,3% contro 18,.4%). A Parigi le Essilor sono salite del 5,29%.

Male i ciclici, giù Fca

Sono invece andate male le azioni cicliche, da Pirelli & C (-3,3%) a Brembo (-2%), fino a Fiat Chrysler Automobiles (-2,7%). Quest’ultima nel giorno della diffusione delle immatricolazioni italiane di febbraio, annunciate a Borsa

chiusa. Intanto è emerso che la divisione americana nel mese appena concluso ha venduto 165.903 vetture, in calo dell’1% rispetto allo stesso mese del 2017. La casa risente della strategia di ridurre le vendite di flotte, che alla fine sono poco redditizie. Ad ogni modo Fca ha fatto meglio delle attese, visto che gli esperti avevano messo in conto una contrazione delle immatricolazioni del 12,6%. Tra l’altro ha continuato a far bene Jeep, che ha vantato un rialzo del 12% delle vendite. Invece è andato male il marchio Fiat, accusando una flessione del 42%. Il mercato, comunque, si interroga sul futuro del gruppo, soprattutto all’indomani dell’annuncio che slitta al secondo trimestre la decisione su un eventuale scorporo e quotazione di Magneti Marelli. Secondo indiscrezioni, però, il fondo americano Bain Capital avrebbe manifestato interesse per una parte del gruppo. Davide Campari(-0,85%), per la terza seduta consecutiva ha registrato un ribasso (-%). Sono andate male anche le Stmicroelectronics (-3,8%),

Tiene le posizioni Telecom, giù A2a

Telecom Italia ha difeso le posizioni nell’attesa del piano che approvato dal cda di martedì. A2a, che a metà giornata segnava un guadagno, alla fine ha registrato un ribasso dello 0,8%, nel giorno della diffusione dei conti del 2017, archiviati con un utile lordo pari a circa 489 milioni, in progresso del 31%. Il board ha anche dato il via libera a emissioni da un miliardo complessivo sul programma Emtn, entro il 30 aprile 2020.

L’euro si indebolisce, in aumento il petrolio

Sul fronte valutario l’euro resta più debole rispetto sedute precedenti e oscilla attorno alla soglia degli 1,22 dollari (segui qui l’andamento). Va leggermente su il prezzo del l petrolio.

(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus)

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