Pd, 5 milioni di elettori in fuga. Uno su tre calamitato dal M5S
Il Movimento 5 stelle che cannibalizza il Pd e la Lega che prosciuga Forza Italia e recupera voti tra gli astenuti. I dati quasi definitivi del voto di domenica (ieri sera alle 21 su 61.401 seggi ne mancavano ancora 35 con 12 collegi uninominali della Camera e 26, con 7 collegi, del Senato) confermano che ci sono due vincitori: l’M5s, primo partito col 32,7% dei consensi (32,2% al Senato), ed il Centrodestra prima coalizione in assoluto col 37,2% con la Lega che sta 3 punti sopra Forza Italia. Confermata la caduta del Pd, che frana al 19%, ed il flop dell’intero centrosinistra che si ferma al 22,9%. Come pure il modesto risultato di Leu (3,3%). A sera l’attribuzione dei seggi non era ancora ufficiale. Stando però alle proiezioni di Youtrend per SkyTg24 il Centrodestra ne otterrebbe 267 alla Camera e 135 al Senato, l’M5s 229+114, il Pd 108+53 (117+59 l’intero centrosinistra), mentre a LeU ne andrebbero 14+5. In pratica nessuno hai voti sufficienti per formare una maggioranza.
La frana del Pd
Il dato «più clamoroso», secondo l’analisi dell’Istituto Cattaneo di Bologna, è ovviamente quello del Pd che paga la sostanziale smobilitazione dell’elettorato tradizionale nelle sue aree storiche di insediamento a partire dall’Emilia. In pratica i Dem sarebbero vittime di una sorta di «astensionismo asimmetrico», col risultato che rispetto alle politiche del 2013 perdono ben 2,6 milioni di voti, il 30,2% del totale. Il Pd perde quote rilevanti di voti a favore dell’M5s e spesso anche verso la Lega. Rispetto al boom del 2014, quando arrivò al 40%, Renzi deve così rinunciare ad oltre 5 milioni di voti. Di questi, stando all’Swg, oltre il 15% (1,68 milioni di elettori) ha optata per l’astensione. Un altro terzo (3,36 milioni di elettori) ha invece voltato le spalle all’ex premier, preferendo in gran parte il movimento guidato da Luigi Di Maio a cui sono finiti ben 1,88 milioni di voti (16,8%) e in secondo luogo +Europa che intercetta il 3,4% dei vecchi elettori Pd (e 380mila voti). Un 8% degli oltre 11 milioni di elettori che avevano scelto il Pd, ovvero altri 900mila voti scarsi, ha invece cambiato completamente schieramento optando per il centrodestra, mentre un altro 4% (450 mila voti scarsi) ha optato la sinistra di Liberi e Uguali che riceve dal Pd «solo» il 34,6% dei suoi lettori.
La Lega svuota Fi
Sempre secondo il Cattaneo nel centronord la Lega (che si rivela «attrattiva a 360 gradi») strappa voti anche ai pentastellati, mentre al Sud i 5 Stelle sono una sorta di «pigliatutto». Secondo Swg quasi un terzo degli elettori della Lega (29,5%) proviene dalle file dell’astensionismo, un altro 25,5 è stato invece sfilato a Forza Italia. Che a sua volta sconta una significativa emorragia visto che il 14,7% dei voti del 2013 si è tradotto in astensioni. Rispetto a 5 anni fa il centrodestra comunque conquista 1,9 milioni di voti in più (da 10,1 a 11,99 milioni, + 18,7%). Ma mentre Fi perde il 38,1% dei consensi la Lega li triplica, arrivando così a ribaltare i pesi all’intero dello schieramento con Salvini al 55,5% della «ditta» e Berlusconi appena al 44,5, cosa mai avvenuta dal 1994 in poi.
M5s «pigliatutto»
I 5 Stelle rispetto al 2013 hanno conquistato 1,5 milioni di voti in più (a quota 10,5 milioni, +20,9%). Secondo l’Swg in particolare hanno recuperato molti astenuti (il 19,5% di chi li ha votati domenica non lo aveva fatto alle europee). Per il Cattaneo però oltre a intercettare voti in uscita dal Pd (9,8%), nelle città del nord e del centro i grillini subiscono significative perdite a favore della Lega. Mentre al Sud avviene l’opposto, con l’M5s che ruba voti al Centrodestra.
Ecco che cosa succede dopo il risultato delle elezioni
Arginato l’astensionismo
Osservando le curve sulla partecipazione al voto, che ha tenuto rispetto al 2013 (72,9 contro 75%), secondo il Cattaneo che parla «ri-mobilitazione differenziata» tra Nord e Sud, l’M5s è riuscito a mobilitare l’elettorato meridionale «scontento per l’operato del governo», mentre la Lega ha catalizzato i voti di tanti elettori che nel 2013 avevano abbandonato elusi il centrodestra. In entrambi i casi M5s e Lega, intercettando il voto di protesta, sono riuscite ad arginare l’astensionismo e se non addirittura a ridurlo come è avvenuto in gran parte del Sud.
LA STAMPA