“Mi iscrivo al Pd”: ecco come Calenda può far rinascere la sinistra

Luciano Lombardi

Di buon mattino Carlo Calenda, dopo lo tsunami nel Pd per le dimissioni annunciate da Matteo Renzi, twitta rispondendo a chi gli chiede di fondare un partito: “Non bisogna fare un altro partito ma lavorare per risollevare quello che c’è. Domani mi vado ad iscrivere al Pd“.

Immediate le reazioni entusiaste per la decisione del ministro dello Sviluppo economico, termometro di una temperatura molto alta nel Partito democratico. “Grazie Carlo“, twitta a stretto giro il premier Paolo Gentiloni.

E il vicesegretario del Pd Maurizio Martina, cinguetta a sua volta: “La scelta giusta, grazie Carlo Calenda“. “Preparo il comitato d’accoglienza! Che bella notizia Carlo Calenda! Si riparte alla grande”, manifesta invece il suo entusiasmo, sempre su Twitter, Matteo Richetti, portavoce della segreteria del Partito democratico.

L’uomo giusto per far rinascere il Pd?

Macron italiano, antidoto-anti Renzi, apprezzato e stimato in maniera bipartisan per le doti mediatorie e visionarie e concrete allo stesso tempo che ha mostrato di possedere nel corso del suo mandato ministeriale, si è tenuto a debita distanza dalle tante sirene che durante tutta la campagna elettorale hanno cercato di attrarlo in un ruolo di rilievo.

A ogni richiamo, Calenda ha puntualmente detto “no”, evidentemente con l’idea già chiara in testa dello scenario che si sarebbe presentato dopo il voto e un possibile obiettivo a lui più congeniale e interessante: traghettare nel futuro una sinistra allo sfascio, anche per colpa di una leadership che la base del partito di riferimento non ha mai apprezzato fino in fondo.

Sarà lui l’homo novus del Pd capace di risollevarne le sorti in vista di un governo dalle larghe intese e ancor più di un eventuale ritorno alle urne?

PANORAMA

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