Il piano di Renzi: “Costringiamo M5S e Lega a fare un governo”
Superata la buriana delle dimissioni congelate di Renzi, che ha tracciato un solco nella geografia del Pd, con mezzo governo offeso e schierato contro il segretario, nel partito è l’ora dei pompieri. Tranne Renzi, si son messi al lavoro di ago e filo in tanti: Delrio, Martina, Franceschini, Orlando, a partire da ieri mattina, hanno provato a ricucire la tela dilaniata che avvolge i piani alti. «Bisogna star calmi», andava predicando ieri mattina Luca Lotti nelle sue telefonate, «dobbiamo far passare il momento di delirio dentro il Pd e poi sistemiamo le varie questioni, a partire dalle cariche istituzionali». È sull’atteggiamento che deve tenere il Pd sulla formazione di un governo che pare siano d’accordo tutti o quasi sulla linea del leader.
Quella dell’opposizione affinché «i populisti si mettano d’accordo tra loro, facciano un governo e dimostrino che sono degli incapaci. Proviamo la carta dello stallo per costringerli a fare un governo 5 Stelle-Lega», è il piano di Renzi. I suoi ambasciatori ieri hanno voluto sondare uno dei maggiori sospettati di intelligenza col nemico, Dario Franceschini: che a parte le dichiarazioni di disinteresse per un dialogo con i grillini, si è sfogato con gli amici. «Ma voi siete matti! Mi ci vedete a sfilare in aula a votare la fiducia, pronunciando il mio sì sotto il banco di Di Maio?». Ecco, visto che un «governo dell’astensione» sarebbe impossibile perché il centrodestra avendo più voti dei grillini lo boccerebbe, l’immagine che viene evocata per sgombrare i fantasmi renziani è quella di figure come Gentiloni, Minniti, Delrio che sfilano in aula per dire sì. Insomma, una scena che a detta di tutti non esiste.
Ma nel partito l’aria è pessima. Ne sono al riprova dimissioni dalla segreteria di una come Debora Serracchiani, le prese di distanza dai territori falcidiati dai numeri drammatici usciti dalle urne. Ma anche notizie di un blitz per piazzare capigruppo alla Camera la Boschi, seccamente smentita da Renzi, ma che ha sollevato per ore un polverone. Al punto che pur essendo una cosa da decidere a fine mese, già son circolate rose per le cariche apicali dei gruppi, ovvero le personalità che andranno a condurre le consultazioni al Colle: alla Camera sono in pole Luca Lotti e Lorenzo Guerini; al Senato Andrea Marcucci, Dario Parrini e Graziano Delrio. «Essendo un gruppo piccolo ma dove c’è Zanda e diversi senatori di area Franceschini, la scelta del capogruppo, che sarà a scrutinio segreto, dovrà essere condivisa», spiegano i renziani. La questione dei nomi prescelti si incrocia con la voce circolata ieri che Renzi non parteciperà alle consultazioni: vera in parte, perché se riuscirà a far eleggere capigruppo fidati, che ci sia o no è ininfluente, viceversa sarà lì a garantire che la linea da fieri oppositori sia rispettata.
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