«Alleati con chi ci chiama mafiosi?» I no del sondaggio su un accordo con il M5S tra gli eletti pd

Su un eventuale governo Pd-M5s, al Nazareno si rincorrono tutte le sfumature del no. Interrogato su una proposta, che formalmente nessuno ha ancora avanzato, un campione dei 167 neoletti dem risponde in modo univoco: «No, assolutamente no. Mai con chi con chi ci considera “mafiosi” e “corrotti”…».

I toni alti arrivano dalla maggioranza renziana. Mentre la minoranza di Andrea Orlando teme che la cortina fumogena sollevata nasconda alla fine qualcos’altro: «Né con i grillini né con le destre ma questo dibattito sulle alleanze sembra un modo per eludere il nodo delle dimissioni di Renzi». Puntualizza Anna Rossomando: «Niente accordi con il M5S e con la destra…». Al momento, l’unica, remota apertura ai pentastellati la fa il gruppetto di Michele Emiliano: «Nessuno vuole fare un governo con il M5S, e tanto meno con le destre, ma se in futuro ci sarà la possibilità di accordarsi su alcuni punti programmatici è più naturale farlo con Di Maio piuttosto che con Salvini», argomenta Francesco Boccia.

«Noi abbiamo perso le elezioni, siamo quindi minoranza nel paese mentre chi ha vinto ha la responsabilità di governare», dice il coordinatore della segreteria Lorenzo Guerini. E con lui si allineano molti dei neo eletti: Stefano Ceccanti («Alleanza del tutto impossibile»), Lia Quartapelle («I grillini sono profondamente antidemocratici»), Cosimo Ferri («Non vedo possibile un’intesa»), Riccardo Nencini («No al governo con il M5S»), Laura Garavini («Profondamente contraria»), Dario Stéfano («Abbiamo posizioni antitetiche»), Francesco Verducci («Sono contrario»).

Troppe ferite sono ancora aperte per immaginare scenari «da fantascienza», per come li descrive Mauro Del Barba. E Monica Cirinnà conserva ancora il messaggio inviatole la notte del 15 febbraio del 2016 dal collega grillino Airola: «”Tranquilli, voteremo con voi sulle unioni civili…”, mi scriveva in piena notte. Poi, il giorno dopo, non si sono presentati in aula e per me quella è una coltellata alla schiena che non posso dimenticare». E un ricordo fresco lo propone Alessia Morani: «In una delle ultime sedute in commissione, un collega grillino ha definito “criminale” la nostra riforma sull’ordinamento penitenziario».

Dalla Calabria Enza Bruno Bossio e il segretario regionale Ernesto Magorno chiudono ogni varco. Meno rigido il veltroniano Roberto Morassut: «Sono contrario ad accordi di governo con il M5S, però facciano loro una proposta e magari su alcuni temi si può trovare l’accordo». Franco Mirabelli trova «stravagante» che il M5S possa chiedere il sostegno del Pd: «Dopo tutto quello che ci hanno detto». Mentre Luigi Cucca parla «degli insulti ricevuti dai grillini». Invece Emanuele Fiano fa un’osservazione nel merito del programma del M5S: «Se qualcuno nel Pd pensa a un accordo cosa farà il giorno in cui ci chiederanno il voto sul reddito di cittadinanza?».

Ma il punto di caduta, che al Nazareno alcuni auspicano e altri temono, è l’«accordo tra il Pd e le destre quando Salvini avrà capito che non ha i numeri». Per questo, una voce della minoranza avverte: «Occhio! Se al Senato sarà eletto un presidente del Pd, sarà chiaro che l’accordo con le destre è in cantiere…».

CORRIERE.IT

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