Inizia la partita sulla manovra: Salvini e Di Maio si sfidano sul Def

Le bozze coi numeri, i tagli, gli aumenti e le misure non sono state ancora messe sul tavolo. Anzi, devono essere ancora scritte.

Eppure la partita sul Documento di economia e finanza, il Def, che di fatto definisce le scelte di politica economica dei prossimi anni e che dovrà essere approvato a maggioranza assoluta dal Parlamento entro il 10 aprile, è già iniziata. È su questo punto che il Movimento 5 Stelle e la Lega sono pronti a sfidarsi sfidano. Con Luigi Di Maio, che cerca convergenze politiche per portare a casa le promesse fatte ai suoi elettori, e Matteo Salvini che invece è già al lavoro per varare una manovra che tagli le tasse.

Subito dopo il voto Di Maio si è messo a lavorare a una sorta di programma da presentare alle altre forze politiche presenti in parlamento. L’obiettivo è trovare partiti alleati che gli diano i seggi necessari a raggiungere una maggioranza in grado di sostenere un eventuale governo pentastellato. “Siamo già al lavoro su una proposta che renderemo nota nei prossimi giorni – conferma oggi al Corriere della Sera – se le altre forze politiche vogliono proporre altre misure che hanno al centro il bene dei cittadini, siamo pronti a discuterne”.

Quindi, smentisce che il Pd sia la prima scelta del Movimento 5 Stelle per la formazione di un asse di governo. “Lo scrivono i giornali – dice – ma io ho sempre detto che parlo a tutte le forze politiche, nessuna esclusa”.

Eppure potrebbe non essere un caso la scelta di Di Maio di cercare, in prima battuta, un’intesa sul piano economico. Piano che avvicina i grillini alla sinistra. Non a caso Di Maio ha scelto per un ipotetico ministro dell’Economia uno statalista, il “keynesiano eretico” Andrea Roventini, e per il dicastero del Lavoro un docente di Politica economica all’università Roma Tre, Pasquale Tridico, che sogna di reintegrare l’articolo 18. Due figure che potrebbero non dispiacere a un eventuale esecutivo giallo-rosso. Un altro punto di vicinanza potrebbe essere il reddito di cittadinanza. O reddito minimo di inclusione, come preferisce chiamarlo la sinistra. Per un eventuale accordo potrebbero, quindi, partire proprio da qui. E accontentare quegli elettori che in queste ore stanno prendendo d’assalto i Caf per chiedere indietro la “cambiale elettorale”.

Di tutt’altro respiro la proposta che ha in mente Salvini. Anche lui sta lavorando a un documento da presentare in parlamento. L’obiettivo è lo stesso: andare a vedere chi è disposto ad appoggiarlo. “Entro aprile, qualunque sia il governo, c’è una manovra economica da preparare – fa presente il segretario del Carroccio – leggo che Bruxelles vuole nuove tasse, noi presenteremo una manovra alternativa fondata sul contrario: meno tasse. Con buona probabilità, la bozza ricalcherà il piano economico presentato dal centrodestra in campagna elettorale. Un piano che, oltre alla flat tax, aveva un nutrito elenco di gabelle e imposte da far saltare. “E – assicura Salvini – a Bruxelles saranno contenti perché tutti sono contenti se l’Italia cresce”. Di sicuro, poi, nell’elenco di misure che ha in mente il leader lumbard non c’è il reddito di cittadinanza tanto caro ai grillini. “Non proponiamo di pagare la gente per stare a casa- spiega – proponiamo di abbassare le tasse a chi lavora. Non siamo per l’assistenza”. Non ne fa una scelta dettata dai conti economici. Solo che è “culturalmente contrario”.

IL GIORNALE

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