M5S, Di Maio ai neoeletti: “Andiamo al governo, devono passare da noi per forza”
di ALBERTO CUSTODERO
ROMA – Arrivano alla spicciolata, a bordo di taxi che li scortano fino all’ingresso dell’hotel, gli eletti del M5s oggi alla prima riunione indetta al Parco dei Principi ai Parioli, lo stesso dove domenica notte Luigi Di Maio ha festeggiato la vittoria. “Andiamo al governo, devono per forza passare da noi”, taglia corto con sicurezza Di Maio. Che, poi, aggiunge: “Dovete fidarvi di me. Sul Def, che arriva in Aula subito, entro il 10 aprile, già inseriremo le nostre prime proposte”. Quindi, affronta lo spinoso tema delle possibili alleanze per un governo. “Se ci sarà un governo Pd-Lega-FI – avverte – prenderemo popcorn e vedremo aumentare ancora di più il nostro consenso”. Prima di lasiare la riunione, indica Giulia Grillo come capogruppo dei deputati alla Camera, e Danilo Toninelli al Senato.
Un lungo applauso e addirittura una standing ovation per Luigi Di Maio che incontra i parlamentari eletti con il M5s all’hotel Parco dei Principi. “Siamo una lampadina gialla che illuminerà il Parlamento con gli interessi e le esigenze dei cittadini”, scrive su Instagram dove pubblica il video del suo ingresso nella sala che ospita i nuovi eletti. Dopo circa un’ora, Di Maio lascia la plenaria soddisfatto: “È andata benissimo”.
Dopo ha preso la parola Davide Casaleggio che ha lanciato il suo personale messaggio ai neo parlamentari. “Non vi chiederò mai di presentare o cambiare una legge – li ha tranquillizzati – ma vi chiederò sempre di partecipare su Rousseau”, la piattaforma di cui è proprietario alla quale è “vincolato” il M5s.
Casaleggio jr ha una grande influenza sui neoeletti dettati proprio dallo statuto della associazione Rousseau. Come ha rivelato il Foglio il 31 gennaio 2018, infatti, “l’articolo 6 del regolamento obbliga tutti i nuovi eletti in Parlamento a versare una tassa mensile da 300 euro a Rousseau (che fanno almeno 3 milioni di euro in 5 anni). Il movimento è così legato mani e piedi, giuridicamente, economicamente e tecnicamente, a un’associazione privata su cui non ha nessun potere o vigilanza”.
Le due assemblee separate di deputati e senatori sono proseguite con le informazioni tecniche sulle procedure di registrazione in Parlamento e sulla formazione delle commissioni. I capigruppo Toninelli e Grillo hanno spiegato il funzionamento della piattaforma Rousseau e, in particolare, della funzione di e-learning.
Bocche cucite anche da quasi tutti i parlamentari al secondo mandato. Alle 13.45 arrivano Luigi Di Maio e Davide Casaleggio. Un discorso del primo aprirà la riunione. Poi, giurano dall’ufficio stampa, si parlerà di incombenze pratiche e burocratiche, niente politica. I giornalisti vengono allontanati dalla hall. L’albergo è militarizzato: uomini dello staff a caccia di giornalisti, impiegati della sicurezza con radio e auricolari. Le scale che portano alla sala della riunione sono presidiate da cinque carabinieri.
All’esterno dell’albergo ci sono decine di giornalisti e telecamere. Ogni volta che un taxi si avvicina all’entrata, i cronisti lo prendono d’assalto, cercando di capire se dentro c’è un deputato o un senatore. “Lei è grillino?”, domandano. Alcuni ammettono e si presentano, altri negano e poi si infilano nell’hotel. Qualche tassista invece si innervosisce, infastidito dal traffico della zona: “Grillino io? Io sono berlusconiano nell’animo”.
Nella confusione iniziale, creata anche dal fatto che molti nuovi parlamentari non si conoscono tra di loro, alcuni giornalisti riescono a entrare nell’albergo, che è tenuto chiuso alla stampa. Nell’elegante hall del parco dei principi ci sono gruppi di neoeletti. Si presentano, parlano, sorridono. Un gruppo di campani non nasconde la gioia: si salutano e si congratulano per l’elezione.
Poi, iniziano a discutere ad alta voce di come e quanto sia cambiato il movimento: “Non so se i meetup se ne sono accorti – dice un ragazzo – ma il movimento sta diventando partito a tutti gli effetti”. Una collega, per nulla contraria alla ‘svolta’ normalizzatrice, ribatte: “Gli attivisti vanno portati dentro è un processo che va fatto, dandoci una struttura”.
Presenti, tra gli altri, Giulia Sarti, la deputata che si era autospesa dopo essere stata coinvolta nel caso dei ‘finti’ rimborsi. Alla domanda se fosse ancora autosospesa per la vicenda delle rendicontazioni, la deputata riminese ha risposto di no ai giornalisti, prima di andare via in taxi. C’erano poi Alfonso Bonafede, Vito Crimi, Riccardo Fraccaro, Paola Taverna, Laura Bottici, Gianluca Castaldo, Elena Fattori. Spunta anche l’attore Nicola Acunzo, eletto tra le file grilline. Quasi nessuno concede una parola. I neoeletti non rispondono nemmeno alla semplice domanda ‘qual è il suo nome?’. Eccezione, Eugenio Saitta, tra i novelli, concede alla stampa una frase: “È la mia prima volta, sì, sono emozionato….”.
Sembra un remake del passato, alle prime riunioni 5 Stelle all’hotel Universo, a due passi dalla stazione Termini, quando, assaltati dai cronisti, i primi eletti si raccolsero a Roma. Ai tempi, le ‘misure di sicurezza’ erano meno rigide, i giornalisti più scaltri riuscirono a imbucarsi raccontando quel che accadeva. Oggi invece i controlli sono strettissimi, con tanto di servizio di sicurezza a vigilare. Solo il senatore Alberto Airola, torinese, al secondo mandato, concede qualche battuta ai giornalisti. “La stampa? – dice tra le altre cose – riusciremo a fare dei distinguo e a capire di chi fidarsi e chi invece tenere alla larga”.
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