Berlusconi, messaggio a Salvini: non puoi prendere tutto tu
Berlusconi comincia a muoversi, a prendere le misure a Salvini, facendo sapere che il capo leghista è stato incaricato dal centrodestra solo a formare un governo, ma non è il leader del centrodestra. Il messaggio sembra sia stato recapitato a molti protagonisti del difficile gioco politico post-elettorale. E pare che sia arrivato anche a Luigi Di Maio. In sostanza, una cosa è l’elezione dei presidenti di Camera e Senato, tutt’altra la partita del governo. E allora, sostiene l’ex Cavaliere, si tolgano tutti dalla testa che Forza Italia possa rimanere fuori da questo primo round: se la Lega vuole il più alto scranno di Palazzo Madama, al Quirinale non verrà più indicato Salvini come premier. A quel punto verrà fatto un nome diverso, non più del Carroccio. Sarà un esponente azzurro.
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Berlusconi non crede, infatti, alla buona fede del leader leghista, è convinto che stia facendo il doppio gioco, nonostante lui rassicuri che mai e poi mai porterà alla deflagrazione del centrodestra. Ad Arcore però hanno già caricato i cannoni. Ieri in prima pagina Il Giornale titolava «La bugia della Lega». Matteo, è la tesi, apre a un governo con i 5 Stelle per la legge elettorale, ma alla fine sarebbe un esecutivo a tutti gli effetti. A quel punto sarebbe fuori dalla coalizione, con tutto quello che ne consegue. Niente viene escluso, anche l’ipotesi di far saltare le giunte in cui il centrodestra governa insieme. A rischio quindi Lombardia e Liguria, soprattutto, mentre nel caso del Veneto Forza Italia non avrebbe la forza di mettere in crisi la giunta guidata da Luca Zaia non foss’altro per i numeri bulgari che in quella Regione ha la Lega.
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In casa leghista non credono che tutto ciò sia possibile anche in Lombardia e in Liguria perchè sono sicuri che una parte di consiglieri azzurri lascerebbe Forza Italia per rimanere al fianco di Attilio Fontana e Giovanni Toti. E in ogni caso, spiegano i leghisti, non si arriverà a questo perchè Salvini non andrà mai oltre le colonne d’Ercole del centrodestra. Berlusconi non si fida e qualche giorno fa ne ha parlato al telefono con Roberto Maroni. L’occasione della telefonata è stato il compleanno dell’ex governatore lombardo. L’ex Cavaliere lo ha chiamato per fargli gli auguri e il discorso, ovviamente, è finito sul rompicapo post-elettorale. E in particolare delle mosse di Salvini, sull’avvicinamento tra Matteo e Luigi, i due giovani leoni della politica che vorrebbero diventare i protagonisti assoluti di un nuovo bipolarismo, passando per un accordo sulla legge elettorale con premio di maggioranza. Con la Lega asso pigliatutto nel campo di Forza Italia, sul territorio, tra amministratori e la periferia.
Guarda caso ieri Maroni, ospite nella trasmissione «In Mezz’ora» da Lucia Annunziata, ha ripetuto in continuazione un concetto: mai un governo Lega-M5S. Poi ha aggiunto di fare il tifo per «un governo di larghe intese che garantirebbe la compattezza del centrodestra e potrebbe durare un anno per una legge elettorale fatta bene. C’è già la data: il 26 maggio 2019, quella prevista per le europee». Maroni ha confermato che Berlusconi teme «l’Opa di Salvini su Forza Italia e vuole e a tutti i costi evitarlo». Così «come evitare elezioni anticipate in autunno». L’avvertimento di Maroni, chiaramente frutto della conversazione telefonica con Berlusconi, aveva come punto di caduta la sopravvivenza delle alleanze, a cominciare da quelle regionali. L’ha detto così: «Se ci fosse la rottura dell’alleanza, qualche conseguenza sul governo delle regioni ci sarebbe, è una questione di coerenza politica. Penso sia una cosa utile da evitare».
Anche per il governo di Luca Zaia, Maroni ha fatto notare che «è una questione di coerenza perché io non posso governare con una forza politica che a Roma è invece all’opposizione». Problemi anche in Liguria, dove Toti «ha una maggioranza risicatissima. La vedo dura».
«Con la rottura dell’alleanza di centrodestra – ha concluso l’ex governatore – si tornerebbe a votare in Lombardia». In fondo Salvini è giovane, può aspettare. Lo sostiene pure Berlusconi. Matteo è «ambizioso e scalpita», ma se tiene fede al centrodestra unito e non mette i bastoni tra le ruote a un governo di larghe intese, non insistendo nell’essere lui il candidato premier, il prossimo anno potrà andare a Palazzo Chigi.
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