Facebook, Steve Bannon: lo stratega cinico di Cambridge Analytica

Il genietto dai capelli rosa, il «pentito» Christopher Wylie. Lo stratega cinico e stropicciato per principio, Steve Bannon. Il burattinaio miliardario, affascinato dall’intelligenza artificiale, Robert Mercer con la figlia Rebekah. Infine il manipo
latore della psiche, Aleksandr Kogan e il manager factotum, Alexander Nix.
È il team variamente assortito che ha fatto precipitare Facebook nella crisi più grave. Una storia di profili rubati, manipolazioni, forse anche di tangenti e di corruzione. Con due obiettivi: spingere la Gran Bretagna fuori dall’Europa e Donald Trump verso la Casa Bianca. Un racconto reso possibile da una straordinaria inchiesta giornalistica. La reporter del Guardian , Carole Cadwalladr ha scavato per un anno sui retroscena della Brexit, fino a convincere Wylie a svelare i misteri della Cambridge Analytica. Il suo lavoro si è poi sommato all’indagine del New York Times .

I «sandali» di Wylie

Nel 2013 sbarca a Londra un giovanotto canadese di 24 anni. Ha in tasca un PhD sulle «Previsioni nelle tendenze della moda» e un’idea sovversiva: rivoluzionare il marketing politico con una specie di «porta a porta» digitale. Si raccolgono i profili delle persone, si analizzano e poi si confeziona un messaggio su misura. Wylie prepara il contenitore e fonda Cambridge Analytica, una società di analisi. Nel 2014 l’incontro, anzi l’impatto con Steve Bannon. Christopher lo descrive alla reporter Cadwalladr in questi termini: «Ero il giovane gay, vegano, canadese che stava fornendo a Steve Bannon gli strumenti per la sua guerra psicologica». Per convincere il sessantaquattrenne direttore di Breibart , la voce online della destra radicale americana, il «gay-vegano-canadese» usa la metafora dei sandali Crocs: «Non si può dire che siano belli, eppure tutti li vogliono». Ora si trattava di mettere la Brexit e poi Trump al posto dei sandali.

La borsa di Mercer

D’accordo, ma chi mette i soldi? Bannon chiede l’appoggio di Robert Mercer, 71 anni, informatico tra i primi ad applicarsi all’intelligenza artificiale. Nel 1993, però, virò verso la finanza, entrando nell’hedge fund Renaissance Technologies. Ha scalato posizioni fino al vertice, con la gestione di un patrimonio di oltre 25 miliardi di dollari. Robert e la figlia Rebekah sono finanziatori generosi delle varianti più conservatrici della politica americana e non solo. Hanno comprato quote in Breitbart e ora sono pronti a sostenere Cambridge Analytica. Mercer partecipa alle riunioni con Bannon, Wylie e gli altri. Si può cominciare.

Il grimaldello di Kogan

Dove e come procurarsi i profili dei navigatori? Ci pensa Aleksandr Kogan, 31 anni, nato in Moldova, cresciuto a Mosca fino all’età di 7 anni, quando la famiglia emigrò negli Stati Uniti. Ha studiato Psicologia a Berkeley e ha conseguito un PhD nell’Università di Hong Kong. Nel 2012 diventa assistente alla cattedra di psicologia a Cambridge, in Gran Bretagna. Conduce una serie di ricerche sofisticate, ma per la Analytica escogita un trucco da imbonitore digitale. Crea la app Thisisyourdigitallife che offre «un esame della personalità compiuto da un team di psicologi». Kogan la colloca sulla piattaforma Facebook e aspetta. Abboccano in 270 mila: scaricano la app che, in realtà, è una specie di sifone usato per risucchiare i dati sensibili dei sottoscrittori e dei loro amici. In totale 51 milioni di profili sottratti senza il consenso degli interessati. Materiale prezioso per gli intrugli di Bannon.

Nix, il procacciatore

Non poteva mancare la figura del manager. Eccolo: Alexander Nix, 42 anni, di Londra, studi all’Eton College (la scuola dell’establishment britannico), laurea all’Università di Manchester. Nel 2003 lascia la finanza per occuparsi di «comportamento e comunicazione politica». Dirige la Strategic Communication Laboratories Group, fino a quando Bannon e Mercer lo scelgono come amministratore delegato di Cambridge Analytica.
Nix, a quanto pare, sbrigava anche il lavoro sporco. Adesso è nei guai: ieri è stato sospeso dalla società per un video trasmesso da Channel 4 News . Si vede il distinto manager offrire «belle ragazze dell’Ucraina» per discreditare l’avversario politico di un suo cliente nello Sri Lanka. Prostitute e, forse, anche tangenti. Armi di complemento nella «guerra psicologica» dichiarata, unilateralmente, da Bannon e i suoi.

CORRIERE.IT

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