Purezza addio, i grillini son diventati diccì
di Gaetano Mineo
Luigi Di Maio
Sono cresciuti in fretta. Dal vaffa alle poltrone sono trascorsi meno di dieci anni. Il tempo giusto per imparare i giochi di palazzo. E, alla fine, ce l’hanno fatta: i Cinquestelle conquistano il ponte di comando. Il primo timone è già nelle mani dell’ortodosso Roberto Fico, neo presidente della Camera. Un’elezione frutto di un’intesa Movimento 5 Stelle-centrodestra e che fa il paio con l’elezione della berlusconiana di ferro Maria Elisabetta Alberti Casellati a presidente del Senato. Proviamo a essere più chiari: Berlusconi & C. ha sponsorizzato la candidatura di Fico, Di Maio & C. quella della Casellati. Roba da far invidia al più democristiano dei democristiani. Una metamorfosi sia nell’apparire, sia nell’essere. Testimonial d’eccezione, proprio Fico con cravatta, che già nelle sue prime parole dopo la proclamazione c’è tutta l’essenza della prima Repubblica: «Il taglio dei costi della politica è il primo obiettivo. Sono convinto che si possono razionalizzare le spese senza tagliare i costi della democrazia». Un politichese da manuale: «Razionalizzare le spese della politica, senza tagliare i costi della democrazia». Resta da capire, cosa si intende per «spese della politica» e per «costi della democrazia».
Bando alla filosofia, torniamo alla metamorfosi dei pentastellati. Il successore del capo popolo Beppe Grillo, Luigi Di Maio, in queste ultime settantadue ore, ha manifestato le sue capacità politiche, nonostante la sua giovane età. Che ha fatto? Un capolavoro. Ha sempre gridato di non volersi incontrare con Berlusconi, ma s’è portato a casa tutti i voti di Forza Italia. Non solo. Di Maio, che ha la testa sempre a Palazzo Chigi, ha dato tutte e due le mani per far eleggere la Casellati. Ventiquattro anni di parlamento, ventiquattro anni in Forza Italia con Berlusconi. Nel 2005 ricoprì, l’ex componente del Consiglio della magistratura, l’incarico di sottosegretaria alla Salute, allora dicastero guidato da Girolamo Sirchia. E la figlia, Ludovica, divenne capo della segreteria ministeriale. E c’è di più, in quanto nonostante la berlusconiana abbia anche contribuito alle cosiddette leggi ad personam di Berlusconi, è entrata anche nelle grazie dei pentastellati. Sembra risorta la Balena bianca.
Intanto, sui social è guerra contro i Cinquestelle. Due utenti tra tutti. Alessandro Cipolla: «Siete scesi a patti con la destra…sperate di governare per 5 anni e godeteveli, perché il mio e tanti altri voti li avete buttati nel cesso! Vi ho votato per tutti questi anni perché eravate ligi alla vostra linea, accordarsi con razzisti, omofobi e fascisti vi fa cadere nella merda politica che avete sempre combattuto. Siete scivolati alla prima occasione! Vergogna!». GiorgioF @siceid: «Chi l’avrebbe mai detto che al #M5S faceva più schifo Bersani che Berlusconi e #Salvini». Ma la grande opera arriva da Alessandro Di Battista che ha detto: «Casellati berlusconiana della prima ora? Che mi interessa? È l’ennesimo schiaffo che viene dato al sistema renzusconi, mi inorgoglisce perché hanno rovinato l’Italia». Proprio il Pd, in tutto questo gioco dell’oca, è stato semplice spettatore. Ruolo che l’ha rimesso ancora una volta all’angolo. Eloquente Debora Serracchiani: «A parti invertite, sarebbe partito l’urlo all’inciucio con il criminale. Ma i 5Stelle hanno poteri taumaturgici e con il loro abbraccio purificano anche i voti berlusconiani, se servono a prendersi una poltrona». Poi la stoccata. «I voti di Fi non puzzano più se servono a Fico e i voti di Grillo e Di Maio possono far presidente del Senato una fedelissima del Cavaliere».
IL TEMPO