Un premier Mister X tra Salvini e Di Maio. E si fa largo Cottarelli
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Il gioco delle combinazioni. Tra numeri che da soli non bastano, nomi che da soli non rinunciano, politici nuovi che si affacciano e politici vecchissimi pronti a rientrare dalla finestra, alleanze probabili e coalizioni ipotetiche va in scena la partita a scacchi del governo che sarà.
La prima mossa spetta a Matteo Salvini e Luigi Di Maio. I nomi in ballo sono soprattutto i loro, quelli dei leader dei partiti che hanno «vinto le elezioni», se così si può dire. Salvini portando la Lega a prevalere nella gara tutta interna al centrodestra, che di suo è uscito dalle urne con il consenso più consistente, per quanto insufficiente. Di Maio come candidato premier di M5s, premiato dagli elettori come primo partito in assoluto. E proprio un governo M5s-Lega, con o senza il resto della coalizione di centrodestra, è l’opzione che molti vedono come più probabile.
Peccato che, però, l’ostacolo sia appunto tutto nei nomi dei due giovani capi. Perché né il leghista né il pentastellato intendono fare passi indietro a favore dell’altro. Entrambi si considerano appunto premiati dal voto e si aspettano di ricevere un mandato dal Quirinale. Dovendo governare insieme, la competizione tra possibili alleati rischia però di creare un’impasse che complicherebbe e non poco le cose. Ecco dunque che, tra i due aspiranti premier, potrebbe spuntare un nome terzo, un «mister X» in grado di togliere le castagne dal fuoco e fare, appunto, il premier con una dote di terzietà rispetto a grillini e leghisti, armonizzando le aspettative di movimenti politici con punti di convergenza ma anche con tante differenze. A confermarlo, indirettamente, è il leader del Carroccio. Che spiega a Telelombardia come conti il cambiamento più del nome che salirà a Palazzo Chigi. «A me interessa che l’Italia cambi – ha detto Salvini – e sono pronto a metterci la faccia e lavorare 24 ore su 24, ma siccome voglio il cambiamento, non è o Salvini o la morte». E forse va nella stessa direzione Roberto Fico quando la terza carica dello Stato spiega di avere «fiducia in Mattarella».
Fuori i due leader, spazio dunque a mister X. Il nome che gira di più è quello dell’ex commissario alla spending review Carlo Cottarelli. Uno che piace trasversalmente, e che dalla sua ha la vocazione a «tagliare» cara soprattutto ai grillini, vocazione tra l’altro poco assecondata dai governi di centrosinistra che pure l’avevano incaricato di ridurre la spesa pubblica. Lui, per la verità, ha già detto che non l’idea di affidargli la poltrona di presidente del consiglio gli pare «campata in aria», dicendosi semmai possibilista per un posto da ministro. Ma sull’ipotesi di una «strana coppia» al governo formata da Lega e Cinque Stelle Cottarelli è possibilista, e soprattutto non è affatto catastrofista. In più il suo è appunto un nome che piace a tanti, unisce e non divide: di questi tempi una dote non da poco. Il suo però non è l’unico nome che balla quando si parla di mister X. E a farne un secondo ci ha pensato una vecchia volpe come Gianfranco Rotondi, leader di Rivoluzione Cristiana e parlamentare azzurro: «Se si cerca un terzo nome per unire Salvini e Di Maio sia chiaro che a noi Vincenzo Scotti va benissimo», twitta. Che c’azzecca l’espertissimo 84enne democristiano con il possibile governo nato dall’unione di Lega e M5s? Scotti è fondatore e presidente di Link Campus University, l’ateneo nel quale di Maio ha pescato Emanuela Del Re, Paola Giannetakis ed Elisabetta Trenta, ossia i ministri in pectore agli Esteri, Interno e Difesa. Solo uno scherzo, quello di Rotondi. Ma qualcuno potrebbe prenderlo sul serio.
IL GIORNALE