“Fico” ma inutile Il grillino in bus è solo uno spot

Roberto Fico, neo presidente grillino della Camera, ieri è andato in ufficio con l’autobus dell’Atac come un cittadino qualsiasi.

È un bel vedere. Lo stesso Fico, nel suo discorso di insediamento, ha annunciato che il suo primo obiettivo sarà tagliare stipendi e privilegi dei deputati. È un bel sentire. Ma detto questo, né la prima né la seconda cosa spostano di un centimetro i problemi dei cittadini e delle imprese. E scommetto non voglio fare il pessimista che ben presto vedremo il presidente della Camera su auto blu con scorta al seguito e usare aerei di Stato per i suoi spostamenti.

Questa storia dell’austerity esibita è insopportabile quanto tenere nascosti i privilegi, che in alcuni casi sono decoro nazionale e sicurezza personale. Ricordate Renzi? Partì, da premier, andando al Quirinale con la Fiat Panda dell’amico Lotti, consumando frugali pizze a Palazzo Chigi. Ma già dopo poco andava in vacanza in elicottero e ai party di Obama con un aereo di Stato nuovo di zecca.

Può essere che Fico non segua le orme dell’ex premier. Ma anche se così fosse, ammirazione a parte, dal presidente della Camera ci aspettiamo qualche cosa di più e di diverso. L’agenda del nuovo Parlamento dovrebbe, secondo noi, partire dalle emergenze nazionali.

Trovo più urgente tagliare le tasse ai cittadini che i vitalizi (peraltro di fatto già aboliti) ai parlamentari; più utile trovare risorse per migliorare il trasporto dei pendolari che limitarsi a usare i medesimi scalcagnati mezzi perché così «siamo tutti uguali»; meglio eliminare prima le storture della burocrazia pubblica di quelle della casta, odiose ma marginali per la crescita del Paese; controllare l’immigrazione prima degli scontrini (cosa che neppure i Cinquestelle sanno fare tra di loro) deve essere una scelta chiara.

Riportare moralità in politica è la pre-condizione di qualsiasi programma di governo. Se diventa «il» programma mi preoccupo. La legislatura – lo dice il nome – serve a fare leggi, non campagna elettorale permanente. La lotta alla casta porta voti ma non benessere né occupazione. Sosterremo chiunque la faccia, a patto che sia il contorno e non il primo piatto. Perché il Paese ha fame e non può più aspettare.

IL GIORNALE

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