Il dossier choc: ecco dove si apriranno le prossime voragini
di Enrico Salvatori
A Roma, mentre passeggiamo in centro, potremmo improvvisamente inabissarci fino a 25 metri sottoterra. No, non è un film di fantascienza, ma un fenomeno ben noto ai geologi detto sinkhole o «porta dell’inferno». Si tratta di grandi voragini – nel resto del mondo profonde anche 100 metri – che si aprono improvvisamente inghiottendo auto, case e persone e di cui il territorio romano, secondo gli scienziati della terra, è tra le aree al mondo maggiormente interessate.
Queste “nostre” voragini, spiegano dall”ISPRA, sono strettamente connesse alla rete di cavità sotterranee prodotta dalle attività umane come reti idrauliche, cave e catacombe, in più di duemila anni di storia della città. La presenza di queste cavità, connessa alle perdite d’acqua, produce il collasso degli strati più superficiali del terreno con l’effetto in superficie della formazione di voragini. Negli ultimi quindici anni si è registrato un incremento di questi fenomeni di sprofondamento, soprattutto con la maggiore frequenza di eventi piovosi brevi e di forte intensità. Fatto che, come abbiamo visto dalle cronache, produce un maggiore rischio per la popolazione e per le infrastrutture, con danni alle strade, ai sottoservizi e al patrimonio archeologico.
Ora però la politica non ha più scuse, perché grazie ad una mappa di suscettibilità agli sprofondamenti realizzata da Giancarlo Ciotoli e Stefania Nisio dell’ ISPRA, è possibile valutare le probabilità che un evento di collasso del suolo si verifichi in un determinato spazio all’ interno del territorio di Roma capitale.
«Le zone più a rischio della città- ci racconta la dottoressa Stefania Nisio – sono sicuramente quelle “orientali” a causa della maggiore presenza delle cave di tufo come il Casilino, Prenestino, Tuscolano, Quadraro, Appio latino».
«Anche il quadrante occidentale però – prosegue Nisio – nonostante l’ estensione delle cave cavate sia più bassa, non gode di buona salute. Risulta infatti, ad alto rischio sprofondamento, anche il quartiere Monteverde, Portuense, Aventino, Esquilino e Centro storico, dove la probabilità che un dato evento si verifichi, sale fino al 90%, 95%», conclude la responsabile del progetto Sinkhole per Roma.
Ma fino a quanti metri è possibile sprofondare? Gli scienziati non hanno dubbi. In genere dai 6 ai 9 metri, ma non sono mancate le aree in cui le voragini hanno raggiunto i 25 metri (in pratica lo spessore in cui gli antichi romani cavavano un primo “orizzonte” di tufo).
Ad oggi però, nonostante questa fondamentale mappa, l’ intricato sistema di gallerie sotterranee, è conosciuto solamente in forma frammentaria e molte abitazioni civili, insieme a scuole ed edifici pubblici, sono state realizzate su vuoti nel terreno, non bonificati in precedenza.
«Ad oggi infatti – aggiunge Alberto Prestininzi già direttore del Centro di Ricerca Ceri e Professore Ordinario presso La Sapienza Università di Roma – avremmo necessità di conoscere una mappa completa delle cavità sotterranee della Capitale, visto che – solo per fare un esempio – nelle zone Tuscolana, Appia e Laurentino il 90% delle gallerie sotterranee sono sconosciute».
«Noi, come Centro di Ricerca Ceri – aggiunge il docente – avevamo trovato il modo per fare una anagrafica di tutte le cavità sotterranee. Ma dal Campidoglio conclude – ancora nulla di fatto». Come se, rischiare ogni giorno una strage, tutto sommato fosse normale.
IL TEMPO