La strategia del centrodestra: Forza Italia e Lega divisi al Colle

amedeo la mattina
roma

La prossima settimana il centrodestra non salirà al Quirinale per le consultazioni con una delegazione unica. I capigruppo di Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia si presenteranno con i rispettivi leader di partito. Silvio Berlusconi si accomoderà nello studio della Vetrata con Mariastella Gelmini e Anna Maria Bernini per indicare Matteo Salvini premier, come è nei patti. Certamente si rimetterà alle decisioni del presidente Mattarella, aprirà all’ipotesi che a formare il governo sia un terzo nome con un passo indietro del leader leghista ma anche di Luigi Di Maio. L’ex Cavaliere, con la sua presenza, vuole dimostrare che è sempre e comunque il capo di Forza Italia, di un partito che non sta subendo l’Opa del Carroccio. Anzi che c’è un patto: le porte dei gruppi sono sbarrate ai transfughi.

 Quanto reggerà questo patto con Salvini è tutto da vedere. Per il momento però regge. Il fatto di presentarsi divisi per colpire uniti, dicono gli azzurri, non serve a indebolire Matteo, ma a rafforzarlo nella trattativa con Di Maio. «È giusto che ognuno porti la sua sensibilità al presidente Mattarella», spiega il leader della Lega che non vuole scaricare gli alleati: vuole portarli tutti al governo. E aggiunge: «Ogni giorno che passa i rapporti nel centrodestra si fanno sempre più granitici. Siamo tra il granitico e il marmoreo. Siamo arrivati al 37% perché siamo una squadra».</

 

I nuovi equilibri

Dopo la prova di forza in occasione dell’elezione dei presidenti di Camera e Senato, il centrodestra ha trovato un assetto diverso. Berlusconi è costretto a fidarsi dell’alleato uscito vincitore dal voto del 4 marzo. L’unica cosa che vuole evitare è il ritorno al voto e che qualunque soluzione di governo possa danneggiare i suoi interessi, le sue aziende. Senza escludere di potere indicare ministri non di partito ma di area: figure specchiate, di alto profilo, di grande competenza. Insomma, tenterà di far ingoiare il rospo a Di Maio. Se questa operazione non dovesse riuscire, l’ex Cavaliere potrebbe essere disposto a un governo del presidente sostenuto dall’esterno da tutti. Solo in questo caso le strade nel centrodestra potrebbero dividersi, ma da solo Berlusconi non ha la forza di tenere in piedi un esecutivo che non veda la collaborazione di Lega e 5 Stelle.

 

Salvini ha il coltello dalla parte del manico e il suo tentativo di stringere un accordo con i 5 Stelle è reale. «Tirare a campare per un anno per fare la legge elettorale non mi interessa. O parte un governo o si va al voto. Comunque sia chiaro che non farò mai il ministro di Di Maio», avverte Matteo. Il quale si permette di scherzare a proposito del timing delle consultazioni. «Spero che partano giovedì. Martedì e mercoledì sono due giornate complicate. Martedì c’è il compleanno di mio figlio e mercoledì il derby di Milano. Con la fortuna che ho sarò convocato mercoledì quando c’è la partita. Vado con la radiolina alla Fantozzi…». Secondo fonti parlamentari le consultazioni inizieranno proprio mercoledì 4.

Le trattative sui ministeri

 

Salvini ricorda a Di Maio che se vuole fare il premier da solo «deve trovare 90 voti dalla sera alla mattina. O ci sono accordi chiari prima, oppure la vedo difficile. Di Maio dice “o io o niente”? Questo è un ostacolo, non è il modo migliore per dialogare». Piccata la risposta del capo M5S via Twitter: «Salvini dice che gli bastano 50 voti. Vuole fare il governo con i 50 voti del Pd di Renzi in accordo con Berlusconi? Auguri!». Macché, risponde il leader leghista, «non li andremo a cercare nel Pd di Renzi. Vogliamo dialogare con i 5 Stelle e dialogheremo con loro, ma da pari a pari». Si intromette in maniera sarcastica Matteo Orfini del Pd: «Scusate se interrompo il corteggiamento, ma il Pd starà all’opposizione».

LA STAMPA

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