Ecco perché i grillini si schianteranno sul taglio dei vitalizi agli ex onorevoli

Roma – Tagli con la scure su tutte le spese delle Camera. A cominciare dai vitalizi. Le promesse del neoquestore grillino, Riccardo Fraccaro, però rischiano di infrangersi sullo scoglio della nostra Costituzione che garantisce i diritti acquisiti.

Il Movimento 5 Stelle punta a colpire gli assegni già in essere percepiti dagli ex parlamentari e ad innalzare l’età pensionabile per deputati e senatori alla pari con tutti i cittadini, rispetto all’attuale trattamento che prevede 65 anni con un mandato e 60 con almeno due mandati. E per farlo subito punta ad usare uno strumento diverso e più veloce rispetto all’iter previsto per una legge ordinaria.

«M5s intende affrontare il tema dei vitalizi con una delibera in Ufficio di presidenza, uno strumento più incisivo. – ha detto Fraccaro subito dopo il suo insediamento- D’altronde è questa la sede prescelta già dal 2012 con la riforma del sistema contributivo Ad oggi sono in pagamento 2.600 vitalizi per un totale di 190 milioni l’anno».

Ma la precedente riforma però non andava a toccare diritti già maturati. E infatti nella scorsa legislatura la legge che doveva abolire i vitalizi con valore retroattivo, a prima firma di Matteo Richetti del Pd è naufragata in Senato dopo essere stata approvata alla Camera tra mille polemiche anche perché in molti si dicevano convinti della sua sostanziale illegittimità. Non solo. Una volta approvata quella legge avrebbe rappresentato un pericoloso precedente per affermare che i diritti acquisiti possono essere cancellati. Principio che potrebbe essere applicato in modo diffuso a tutti i cittadini. A sostenerlo tra gli altri Antonello Falomi, ex di Rifondazione comunista, e presidente dell’Associazione degli ex parlamentari. Falomi nel criticare la volontà di abolire anche i vitalizi già maturati aveva definito il tentativo di cambiare le norme sul pensionamento in modo retroattivo «un duro colpo allo Stato di diritto».

Un rischio segnalato anche da molti costituzionalisti come ad esempio Valerio Onida. L’ex presidente della Consulta proprio a proposito della legge Richetti aveva osservato che avrebbero potuto «risultare incostituzionali le norme che riducono fortemente l’importo dei vitalizi già in essere». In riferimento ad alcune sentenze della Consulta osservava che sono sì possibili interventi «sui diritti già acquisiti purché ragionevoli e non tali da violare il diritto fondamentale dei lavoratori a fruire di mezzi di sussistenza durante la vecchiaia, come prevede l’articolo 38 della Costituzione». Insomma se il vitalizio è l’unico o il prevalente mezzo di sostentamento non può essere cancellato.

Ma chi verrebbe colpito dal taglio? Tanti protagonisti della politica degli ultimi 30 anni. Da Ciriaco De Mita a Gianfranco Fini, da Massimo D’Alema a Fausto Bertinotti e Irene Pivetti.

IL GIORNALE

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