Di Maio, la scommessa del leader M5S: bisogna soltanto aspettare, alla fine Matteo mollerà Silvio

ROMA – La mossa di Luigi Di Maio spiazza tutti, anche l’assemblea congiunta dei 5 Stelle. Che viene messa a conoscenza di quel che il leader ha detto un paio d’ore prima in tv a Di Martedì, ma che le agenzie non hanno ancora diffuso. Con l’uscita da Floris, Di Maio riprende il pallino. Detta le condizioni, pone veti, definisce perimetri delle alleanze e contenuti di un esecutivo possibile. Lusinga i dem di Martina e Franceschini, provando a scavare un solco definitivo con Renzi. Ma ai suoi, Di Maio racconta la sua vera speranza: «Sono sicuro che Salvini alla fine mollerà Berlusconi, dobbiamo soltanto aspettare». Alfonso Bonafede, Pietro Dettori, Vincenzo Spadafora, Emilio Carelli, Riccardo Fraccaro e gli altri, naturalmente, concordano.

L’appuntamento elettorale

Il piano è quello. Andare avanti, procedere lentamente ma inesorabilmente fino a quando si chiuderà la finestra del voto entro l’estate e il Paese si troverà in una condizione di stallo ormai insopportabile. A quel punto, i 5 Stelle saranno cresciuti nei sondaggi (già ora sono saliti rispetto al 4 marzo) e potrebbero minacciare di andare all’incasso con una nuova tornata elettorale.
Ma è un piano che non dispiace affatto alla Lega, nonostante le dichiarazioni di oggi. Perché il Carroccio, dichiarandosi leale a Forza Italia, si dichiarerà fedele anche all’alleanza elettorale di centrodestra. Che potrà presentarsi unita alle Regionali di aprile (quelle del Friuli sono il 29).

Secondo le previsioni, le elezioni potrebbero sancire un nuovo successo di Salvini (attraverso il candidato Massimiliano Fedriga). E la débâcle definitiva di Berlusconi. A quel punto la Lega potrà imporre il suo dominio su una Forza Italia che potrebbe davvero deberlusconizzarsi, adottando il modulo del governatore ligure Giovanni Toti, disposto a riconoscere la leadership piena di Salvini. Arrivati a maggio, dunque, il governo Di Maio-Salvini potrebbe prendere finalmente corpo. Con o senza quel che rimarrà del partito che fu di Berlusconi. Un piano ambizioso e non privo di ostacoli. Perché contempla il rispetto dei patti non scritti da parte della Lega. E perché detta agenda e tempi al Quirinale, che potrebbe avere altri piani.

Vitalizi e riforma delle carceri

Ma quello di Di Maio è anche un modo per prendere tempo, per rendere sostanzialmente inutile il primo giro di consultazioni. Perché i 5 Stelle sanno che la strada del governo è impervia e soprattutto che al momento non ha sbocchi. E sanno anche che ad aprile gli unici a ottenere qualche risultato potranno essere loro. Per questo hanno occupato ogni spazio possibile di potere nell’ufficio di presidenza della Camera, a partire da Roberto Fico. Manovrando opportunamente le leve, con il contributo fattivo del Carroccio, i 5 Stelle riusciranno a portare a casa qualche taglio di vitalizi e costi della politica. E costringeranno gli altri partiti a inseguirli: come si vede nell’annuncio di Mara Carfagna e Ettore Rosato, ripresa dallo stesso Di Maio sul blog, di voler rinunciare al «doppio stipendio». Ma i 5 Stelle proveranno a incidere anche per altre vie. Come quella della Commissione speciale che si occuperà degli affari urgenti. Al Senato hanno chiesto la presidenza, con Barbara Lezzi. «Vedrete — dice Stefano Ceccanti —: daranno un parere negativo sulla riforma delle carceri appena passata. Un po’ di demagogia a buon mercato, visto che il parere non è vincolante».

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