Maxi rimbalzo per l’Europa, Telecom spinge Milano a massimi da febbraio
–di Cheo Condina
Maxi rimbalzo per le Borse europee che accelerano nel pomeriggio, in scia all’apertura positiva di Wall Street, e chiudono con rialzi superiori al 2% lasciandosi alle spalle le preoccupazioni per una guerra di dazi tra Stati Uniti e Cina. A Milano lo Ftse Mib si attesta a ridosso di quota 23mila punti, riportandosi ai livelli di inizio febbraio, con un guadagno del 2,35%. Sul listino di Piazza Affari il caso del giorno è ovviamente Telecom Italia, che balza del 5,2% in attesa delle decisioni del cda di Cassa Depositi e Prestiti, pronto a deliberare un ingresso nel gruppo tlc con una quota del 2-5%. Forti acquisti anche su Fiat Chrysler Automobiles (+4,8%) in scia all’annuncio dello scorporo di Magneti Marelli, tra fine anno e inizio 2019, con contestuale Ipo, e sulla controllanteExor (+4%). Bene anche le banche con Banca Mps (+8,7%) in evidenza fuori dal listino principale dopo le rassicurazioni fornite dall’ad Marco Morelli alla City sull’implementazione del piano di ristrutturazione. Deboli le utility con Terna che chiude poco sotto la parità. Stabile il greggio con il Wti a 63,4 dollari (+0,1%). Sul mercato valutario, l’euro rimane sotto la soglia di 1,23 dollari: passa di mano a 1,222 dollari (ieri a 1,23 in chiusura). La moneta unica è inoltre scambiata a 131,33 (131 yen) mentre il dollaro/yen è pari a 107,41 (106,56).
Telecom sotto i riflettori
A Piazza Affari l’attenzione è stata catalizzata da Telecom Italia, sull’indiscrezione che Cassa Depositi e Prestiti è pronta a entrare nel capitale con una quota tra il 2 e il
5%. La mossa verrà discussa dal cda di oggi. L’argomento, sempre in base a indiscrezioni, sarebbe già stato affrontato martedì scorso a Palazzo Chigi tra il premier Paolo Gentiloni, il ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda e il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan. L’esecutivo vorrebbe portare avanti un’operazione a difesa del sistema Italia attraverso la Cassa Depositi e Prestiti. Il progetto avrebbe un ampio consenso politico e vedrebbe un ruolo centrale anche delle fondazioni rappresentate da Giuseppe Guzzetti. L’eventuale ingresso di Cdp in Telecom rappresenterebbe un ulteriore tassello nel complicato puzzle che si sta componendo attorno alla società, dopo il recente ingresso del fondo Elliott che ha comprato oltre il 5% del capitale, anche se detiene solamente il 3,75% dei diritti di voto. Gli appuntamento chiave a questo punto saranno quelli dell’assemblea del 24 aprile, che prenderà atto delle dimissioni in blocco di otto consiglieri di espressione Vivendi e che e’ chiamata a votare il reintegro del board con i sei consiglieri proposti da Elliott (tra i quali Fulvio Conti l’ex numero uno di Enel), e l’assemblea del 4 maggio, chiamata a eleggere un nuovo board. Assemblea che secondo i legali di Elliott non dovrebbe tenersi, mentre secondo Telecom dovrebbe avere luogo, come precisato in una nota diffusa ieri sera. Entro lunedì, comunque, dovranno essere presentate le liste per l’assise del 4 maggio. Secondo indiscrezioni circolate nei giorni scorsi negli ambienti finanziari, Elliott avrebbe pensato a una lista di maggioranza in contrapposizione a quella di Vivendi. La posizione di Assogestioni, però, potrebbe complicare la partita. L’associazione non può presentare una lista di maggioranza e quindi non può nemmeno partecipare al sostegno della lista di Elliott. Il deposito di una lista di minoranza, però, disperderebbe voti in assemblea. A questo punto, tuttavia, l’eventuale annuncio di Cdp, intenzionata a compare azioni e presentarsi in assemblea per realizzare un disegno di sviluppo per il Paese, potrebbe indurre Assogestioni a ripensamenti sulla presentazione di una propria lista di minoranza, come emerso da indiscrezioni circolate ieri.
Intanto, nell’attesa degli sviluppi in vista delle prossime assemblee, gli investitori sono tornati a scommettere sul titolo Telecom, convinti che nei prossimi mesi la compagnia procederà allo scorporo e alla quotazione della rete. Operazione che metterebbe tutti d’accordo, anche se l’ad, Amos Genish, proprio ieri ha ribadito che Vivendi dovrebbe mantenere il controllo della newco. «Un ingresso di Cdp in Tim avvalorerebbe a nostro avviso un progetto di separazione legale e poi cessione parziale della rete che potrebbe favorire infine una fusione con Open Fiber – hanno commentato gli analisti di Equita – Questo percorso a nostro avviso avrebbe il merito di fare emergere il valore dell`asset rete». Per Equita l’equity value della rete potrebbe valere attorno a 16 miliardi. Di recente anche Mediobanca aveva indicato una stima di circa 15 miliardi. Gli analisti di Equita consigliano di acquistare i titoli Telecom (Buy), indicando un target di prezzo a 1 euro. Anche Mediobanca ha confermato la raccomandazione di Outperform sulle azioni della società, con target di prezzo a 1,3 euro.
Bene le banche, corre Fca
Chiudono in rialzo le azioni delle banche e in particolare delle ex popolari con Banco Bpm. Dopo la battuta d’arresto di ieri, hanno ripreso a correre le Fiat Chrysler Automobiles. Oggi si è riunito un cda straordinario che ha deliberato l’intenzione di separare Magneti Marelli entro fine anno, quotando la società a Milano. Il board «ha autorizzato il management del gruppo a sviluppare e implementare un piano per separare le attività di Magneti Marelli da Fca e distribuire agli azionisti di Fca le azioni di una nuova holding company Magneti Marelli». Il gruppo prevede che «la separazione sarà completata per fine 2018 o inizio 2019 e che le azioni di Magneti Marelli saranno quotate presso la Borsa di Milano». Il prossimo 26 aprile il cda si riunirà di nuovo per approvare i numeri del primo trimestre. Della galassia Agnelli rialzano la testa anche le Cnh Industrial, ieri penalizzate dal timore che i dazi cinesi impattino negativamente sull’agricoltura statunitense.
Fuori dal Ftse Mib rialzano la testa le Mps
Fuori dal paniere principale,balzano le azioni di Banca Mps che dopo la debolezza degli ultimi mesi segnano un progresso superiore al 5%, sospinte anche dalle indicazioni fornite dall’ad, Marco Morelli, nel corso del road show a Londra, che ha confermato le linee del piano industriale.
Rallenta il ritmo di espansione dell’attività dei servizi nella zona euro
Il settore dei servizi rimane in espansione, ma rallenta il passo. L’indice Pmi servizi dell’Eurozona a marzo è calato a 54,9 punti, rispetto ai 56,2 di febbraio e alla precedente stima flash di 55. «Anche se la lettura media dell’indice dell’intero primo trimestre – annota Markit – è stata la più alta in sette anni, il recente rallentamento della crescita suggerisce che tale rialzo ha perso lo slancio mostrato ad inizio anno. Sono 56 i mesi in cui si registra un’ininterrotta espansione mensile». Così nel mese di marzo nella zona euro si è verificata la più debole espansione dell’attività economica dall’inizio del 2017, dovuta ad un incremento moderato sia nel settore manifatturiero che terziario, con l’indice Pmi composito rilevato da Ihs MArkit che il mese scorso è sceso a 55,2 punti, dai 57,1 di febbraio. «L’indice principale – indica Markit – ha tuttavia registrato un’espansione in ciascuno dei 57 mesi passati. La produzione manifatturiera ha indicato il minor aumento da novembre 2016, mentre l’attività del settore terziario è aumentata al ritmo più debole da agosto dello scorso anno».
Negli States deficit al top da dieci anni, in aumento richieste sussidi
Negli Stati Uniti il deficit commerciale è risultato peggiore delle attese. A febbraio è peggiorato dell’1,6% portandosi a 57,6 miliardi di dollari. Si tratta di massimi dell’ottobre del 2008 quando il dato raggiunse i 60,2 miliardi. Gli analisti si aspettavano un deficit di 57 miliardi. Sia le importazioni sia le esportazioni sono aumentate dell’1,7% raggiungendo livelli record, riflesso di una domanda forte sia in Usa sia all’estero. Il valore delle importazioni a febbraio, tuttavia, è stato superiore a quello delle esportazioni: 262 miliardi di dollari contro 204,4 miliardi.
Oggi è inoltre emerso che sono aumentate oltre le attese le richieste di sussidio alla disoccupazione. Secondo quanto riportato dal Dipartimento del Lavoro, le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione sono aumentate di 24.000 unità a 242.000, allontanandosi dai minimi del 1973 raggiunti nella settimana precedente (il dato di allora e’ stato rivisto a 218.000 da 215.000 unita’). Gli analisti attendevano un rialzo a 225.000 unità. Il valore si attesta comunque in media sotto quota 300.000 da 161 settimane di fila, la serie migliore dal 1967. La media delle quattro settimane, più attendibile in quanto non soggetta alle fluttuazioni del mercato, è cresciuta di 3.000 unità a 228.250 unità. Comunque il numero complessivo dei lavoratori che ricevono sussidi di disoccupazione per più di una settimana è sceso di 64.000 unità a 1,808 milioni. aggiornando nuovi minimi del dicembre del 1973.
(Il Sole 24 Ore Radiocor)