Salvini e Berlusconi ai ferri corti. Il leghista: così Silvio fuori dai giochi

A. LA MATTINA – A. MATTIOLI
ROMA

«Berlusconi si sta mettendo fuori dai giochi. Non erano questi gli accordi su cosa dire alle consultazioni». Matteo Salvini è furioso con Silvio Berlusconi: «Capisco la sua reazione agli atteggiamenti e ai veti di Luigi Di Maio ma in questo modo, chiudendo in maniera così netta ai 5Stelle, rende tutto più complicato. Pensa di favorire un’apertura del Pd, ma se i democratici apriranno lo faranno ai grillini, certo non verso di noi».

 Il leader leghista vuole presto un chiarimento con l’ex cavaliere e sa di avere dalla sua anche Giorgia Meloni, che invece al Quirinale è stata coerente con gli accordi presi: si parte dal centrodestra e si apre tutti insieme a un confronto sul programma con i pentastellati, senza fughe in avanti. Evitando, spiega Salvini, di cadere nelle provocazioni di Di Maio, «in queste reciproche impuntature da asilo Mariuccia». L’ex premier, invece, «avrebbe dovuto volare alto – afferma il leghista Armando Siri – e mantenere un atteggiamento da statista: sembra invece che in Forza Italia sia prevalsa una vecchia linea politica, quella di Gianni Letta». Ancora più duro Giancarlo Giorgetti, vicesegretario con delega alle trattative per il governo: «Berlusconi ha messo un punto fermo rispetto al fatto che il M5s non deve andare al governo. Ma hanno preso il 32%, è difficile tenerli fuori in una fase come questa. Secondo me tatticamente Berlusconi ha sbagliato, ha alzato la palla a Di Maio che l’ha semplicemente schiacciata. Di Maio ha avuto gioco facile oggi pomeriggio ed è finito il cinema».

Salvini però vuole continuare a girare il film che dovrebbe avere come finale l’intesa con Di Maio. Ha però bisogno di tempo per cucire gli strappi. Soprattutto, ha bisogno di un chiarimento con Berlusconi.

I due si incontreranno prima possibile, in ogni caso prima del secondo giro di consultazioni. Per far capire come stanno le cose, il capo della Lega accetta di andare a vedere le carte di Di Maio: dovevano vedersi già questa settimana, ma il colloquio è stato rimandato alla prossima proprio perché è necessario farlo precedere da un chiarimento con Berlusconi.

I leghisti hanno l’impressione che il Presidente della Repubblica possa lavorare ai fianchi del Pd per un governo con i 5Stelle, lasciando loro con il cerino in mano. «Ma in questo caso – spiega un autorevole esponente del Carroccio – con quel cerino daremo fuoco alle polveri». In effetti, non sono state le parole di Mattarella a ingenerare l’impressione che al Quirinale si stia lavorando per un esecutivo M5s-Pd. Tuttavia, il capo dello Stato ha fatto capire alla delegazione leghista che di nuove elezioni non vuole sentir parlare e questo, commentano i leghisti, toglie a loro (e ai grillini) un potente mezzo di pressione.

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Alta tensione, dunque, tra gli alleati del centrodestra. Berlusconi è preoccupato dall’ipotesi di uno sganciamento di Salvini dalla coalizione per accordarsi con i grillini. E tuttavia non ha intenzione di farsi umiliare da Di Maio. Il suo scatto contro i 5Stelle è stato un moto d’orgoglio che avrebbe ricompattato Forza Italia, racconta chi ha seguito in prima fila la giornata di ieri. «Berlusconi non può accettare di suicidarsi nascondendosi e mandando avanti un altro al suo posto a rappresentare il partito – dicono a Palazzo Grazioli -, come se i suoi voti fossero sporchi. Non è accettabile farsi commissariare e lasciare che altri, Salvini compreso, decidano chi è presentabile e chi no, chi può fare il ministro e chi invece dovrebbe nascondersi per la vergogna».

Lo stesso Berlusconi, al Quirinale, è stato durissimo contro i 5Stelle. «Questi signori hanno solo fame di poltrone – ha detto a Mattarella, che è rimasto impassibile, una statua di sale -. Parlano di programma, ma non abbiamo visto nemmeno un pezzo di carta. Invece quando si è trattato di dividersi le poltrone delle presidenze, delle vicepresidenze, dei questori e dei segretari d’aula delle Camere sono stati velocissimi e famelici. Non parliamo poi di quello che propongono per governare… Ma quale contratto alla tedesca!». A proposito di Germania e di Europa, l’ex cavaliere ha ricordato al Capo dello Stato di essere considerato da Merkel e dagli altri leader europei una garanzia di stabilità in Italia per evitare avventure che penalizzerebbero l’economia italiana. Ed è stato l’unico momento in cui Mattarella ha precisato che l’Europa ci guarda e che non bisogna mai dimenticare che siamo inseriti in uno scenario internazionale ed europeo, non solo nazionale.

LA STAMPA

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