Sospetto attacco chimico su Duma, almeno 35 vittime in Siria
I ribelli siriani che resistono nella città assediata di Douma accusano il regime di aver usato armi chimiche in una raid questa notte. I gas, probabilmente al cloro, hanno ucciso 35 persone e intossicato altre centinaia. Douma è l’ultimo sobborgo della Ghouta orientale che non si è ancora arreso e venerdì scorso sono ripresi i combattimenti dopo una settimana di tregua.
L’Osservatorio siriano per diritti umani, basato a Londra vicino all’opposizione, ha confermato che almeno 11 persone sono morte per soffocamento e un totale di 70 hanno avuto problemi respiratori per «il fumo causato dagli ordigni convenzionali sganciati dall’aviazione». Il direttore, Rami Abdulrahman, ha detto di non poter confermare se sono state usate anche armi chimiche. Un’altra ong, la Syrian American Medical Society, basata negli Stati Uniti, ha parlato invece di «agenti misti», cloro ma anche sostante più letali, forse nervine. Il vicepresidente Basel Termanini ha confermato un bilancio di «35 vittime».
Douma è l’ultima parte della Ghouta orientale dove resistono i ribelli. Nella stessa zona, nell’agosto del 2013, ci fu il peggior attacco chimico nella guerra civile siriana, con circa 1300 vittime. Il governo ha siriano ha sempre negato di essere responsabile e nega anche l’attacco di questa notte. Per l’agenzia di Stato Sana i ribelli di «Jaysh al-Islam sono al collasso e i loro organi di propaganda hanno organizzato un finto attacco per dare la responsabilità al governo e ostacolare l’avanzata dell’esercito siriano».
I Paesi occidentali sono però convinti che il regime abbia compiuto attacchi. Il dipartimento di Stato americano ha detto che sta seguendo la situazione e che la Russia è da ritenersi responsabile se l’attacco chimico verrà confermato: «Non ci sono dubbi che il regime abbia usato in passato armi chimiche contro il suo stesso popolo e la Russia ha la responsabilità finale per gli innumerevoli attacchi chimici contro il popolo siriano». Usa, Francia e Gran Bretagna hanno minacciato in passato raid contro le infrastrutture militari del regime in caso di «attacchi letali» con uso di armi chimiche. Nell’aprile del 2017 gli Stati Uniti lanciarono raid con missili da crociera dopo una attacco chimico che fece oltre 80 vittime a Khan Sheikhoun, nel Nord della Siria.
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