Salvini apre a un governo a tempo: “Ma io devo essere il premier”

AMEDEO LA MATTINA
roma

La palla per la formazione del governo è passata dall’altra parte del campo con Luigi Di Maio che ha aperto il forno del Pd. In questo momento i leader del centrodestra rimangono a guardare, soddisfatti: i 5S non sono riusciti a dividerli mentre ci sono riusciti con i Democratici. Detto questo, però, Matteo Salvini, Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni hanno tante cose da chiarire nel vertice di stamattina prima di salire al Quirinale con una delegazione unitaria. Le distanze sono ancora tante, anche su un aspetto che può apparire formale ma ha un’implicazione politica e mediatica rilevante. Chi parlerà al termine del colloquio con il presidente della Repubblica? Salvini vuole essere lui. La Meloni sembra più propensa, Berlusconi non è d’accordo. Almeno per il momento. L’ex Cavaliere non vuole fare la parte del paggetto che sta in silenzio accanto al capo leghista. L’impatto mediatico sarebbe devastante, il messaggio alle truppe azzurre e agli elettori di Forza Italia sarebbe quello di un leader in disarmo. Ma del resto, osservano in via Bellerio, i patti erano che il partito più votato del centrodestra avrebbe espresso il candidato premier e il leader di tutti.

 C’è un tema più insidioso sul tavolo del vertice. Cosa fare se la situazione politica dovesse precipitare verso nuove elezioni? Con quale governo arrivare alle urne? Ecco, Salvini proporrà di arrivarci con un governo di minoranza presieduto da lui stesso. Un governo di centrodestra perchè è questa coalizione che ha vinto le elezioni e ha il maggior numero di parlamentari. «Se ne è capace – dice Salvini – Di Maio faccia un governo con Pd, con chi ha perso le elezioni. Un governo Di Maio-Renzi. Mamma mia…

Sto facendo e farò tutto il possibile per cambiare questo Paese, con coerenza, serietà e onestà, ascoltando tutti. Una cosa è certa: o nasce un governo serio, per ridare lavoro, sicurezza e speranza all’Italia, oppure si tornerà a votare, e noi stravinciamo. Mandare all’opposizione la coalizione che ha il maggior numero di parlamentari mi sembra una cosa assurda». Proprio questa coalizione che, con una delegazione unitaria, si presenterà al Colle per dimostrare plasticamente chi ha vinto le elezioni e di essere la più rappresentativa in Parlamento. E vuole essere ricevuta da Mattarella per ultima. La scorsa settimana invece per ultimi sono stati ricevuti i 5 Stelle in quanto il partito più votato. Non è ancora chiaro cosa farà Mattarella. Così come non è chiaro se già alle consultazioni dei prossimi giorni il centrodestra prospetterà al capo dello Stato l’ipotesi di un governo di minoranza a guida Salvini. Oppure se aspetterà il terzo round al Colle.

 

Forse non è arrivato il momento. Bisognerà prima vedere cosa succederà nel Pd, se Di Maio riuscirà ad farsi aprire le porte dai Democratici. Ci saranno ancora alcuni passaggi da fare e magari il tentativo dei pentastellati di coalizzarsi con i Democratici finirà in un vicolo cieco. A quel punto il pendolo delle trattative potrebbe tornare verso il centrodestra. Allora presentarsi in squadra al Quirinale significa evitare che Berlusconi ritorni ad attaccare a testa bassa i 5 Stelle, a contrapporre il veto dei grillini nei suoi confronti dicendo mai con i «populisti» al governo. Questo è quello che vorrebbero i leghisti. Salvini confermerà la sua lealtà al centrodestra, escluderà fughe solitarie con Di Maio, ma vuole capire dall’ex premier cosa vuole fare veramente. Per il leader leghista non può continuare con quelle uscite contro i 5 Stelle, definite da Giancarlo Giorgetti «un errore tattico». Il rischio, spiegano nel Carroccio, è che questo errore tattico possa trasformarsi in «strategico» se alla fine nascesse un governo M5S-Pd oppure si aprissero le porte di nuove elezioni. Due soluzione tragiche per Berlusconi. «Se lui vuole evitarle, come lo vogliamo noi – sostengono in casa leghista – dovrebbe inventarsi qualcosa di nuovo per rappresentare una nuova Forza Italia. In questo modo toglierebbe a Di Maio l’alibi di dire che Berlusconi è il passato e con il passato è impossibile costruire qualunque cosa».

 

Berlusconi non sarà certo contento di dovere accettare tutte queste condizioni, di fare un passo indietro. E poi, osserva la capogruppo Maria Stella Gelmini nell’Intervista a Maria Latella, «noi non abbiamo posto veti perché abbiamo rispetto degli italiani, che purtroppo per noi hanno votato per il M5S, ma non ci sono elettori di serie A ed elettori di serie B».

LA STAMPA

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