A Ivrea come alla buvette. Quelli che corrono alla corte di Casaleggio

Alle terza domanda di fila su possibili governi e alleanze Davide Casaleggio perde la pazienza. «Non è questa la sede» mormora con uno sbuffo di fastidio. L’incontro del mattino avviene in un angolo delle ex officine Olivetti sotto la scritta «Futuro» e davanti a un cartello che citando una frase di suo padre Gianroberto esalta con sottolineatura imprecisate «migliaia di combinazioni possibili». C’è una evidente mancanza di sintonia sull’interpretazione di quella parole e di quella frase. Al figlio del cofondatore di M5S interessa il lungo termine, lo scenario di quella Società nuova teorizzata da Adriano Olivetti che Casaleggio senior aveva ripreso e modernizzato a modo suo. Dovrebbe essere una giornata dove si vola alti, questa seconda edizione di Sum #02 dedicata alla memoria del teorico del Movimento 5 Stelle. Ma l’attualità incombe, molto più dell’anno scorso. Ai giornalisti e ai parlamentari pentastellati presenti in sala, che insieme fanno la metà della platea, interessa il futuro più prossimo possibile, quello appena dietro l’angolo di Palazzo Chigi. «Qui non si parla di governi che durano due o tre anni» teorizza il loquace e appena rieletto Nicola Morra. «Ma dei governi che ci saranno tra 40-50 anni».

Nell’attesa, gli scenari possibili aleggiano sugli astanti e trasformano gli interventi dal palco, per quanto interessanti, ecologia e biotech sostenibile, accesso all’intelligenza artificiale, temi ed agenda molto a sinistra, nel rumore di fondo a un chiacchiericcio collettivo si questioni magari meno importanti ma più impellenti. «La liturgia è quella dello scorso anno» sorride il sociologo Domenico De Masi. «Certo che però le aspettative pesano». E così cambia anche il modo di vivere questo evento. Lo scorso anno si ricorda un Alessandro Di Battista attento, con taccuino in mano inchiodato alla sua poltroncina per otto ore di fila e con lui tutti suoi compagni di avventura. Quest’anno le Officine Olivetti sembrano la buvette di Montecitorio, gente che viene e va, capannelli di peones che chiedono lumi agli eletti del circolo magico di Di Maio, l’unico a non schiodarsi mai dalla posizione iniziale. Un rapido sondaggio, rigorosamente anonimo, registra la convinzione e la speranza generale verso un accordo con Matteo Salvini, il premierato al deputato di Pomigliano d’Arco, i ministeri importanti alla Lega. Tertium, ovvero il Pd, non datur. La carica dei lobbisti, gli addetti alle relazioni istituzionali, è il segno più evidente di un baricentro del potere che si sta spostando verso le Cinque stelle. Nel parterre sono loro l’unica novità rispetto all’edizione del 2017.

L’establishment vero si tiene ancora alla larga. La rete imprenditoriale di Sum #02 è ancora periferica, priva di grandi nomi. Ma ci sono i pontieri delle aziende più leste ad annusare l’aria che tira. Gli sherpa del gruppo Maccaferri, che ha la maggioranza in Mst, Manifatture Sigaro Toscano, confabulano tra loro accanto ai colleghi di Italgas, l’azienda di Stato nata dalla divisione di Snam, a quelli di Comin&Partners, società di comunicazione politica e aziendale che tra le altre cose gestisce le relazioni istituzionali per conto delle aziende che costruiranno il nuovo stadio di Roma. C’è anche Franco Brescia, l’ex braccio destro di Franco Bernabè diventato lobbista per conto di Huawei, il colosso cinese delle telecomunicazioni. Tutti silenti, mi raccomando non mi citi. Le chiamano pubbliche relazioni, ma sono investimenti sul futuro. Non quello di Davide Casaleggio, l’altro. L’omaggio al padre voluto dal figlio è in qualche modo vittima del successo del loro Movimento, che mette in secondo piano i temi e i contenuti cari ai Casaleggio. La folla si alza in piedi solo una volta, per il più politico degli interventi. Il magistrato Nino Di Matteo legge da fogli appoggiato su un pulpito il suo programma ideale per la Giustizia citando «il patto con la mafia in vigore dal 1992», attaccando Silvio Berlusconi, chiedendo tempi più lunghi per la prescrizione e criteri più larghi per le intercettazioni. Ovazione. Il neodeputato Stefano Buffagni disegna scenari a voce alta con Paola Taverna, dicendo che il pm antimafia è bravo, «ma un po’ divisivo». Davide Casaleggio, appoggiato ad un muro, li fulmina con lo sguardo.

CORRIERE.IT

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