Il Movimento 5 Stelle vuole diventare europeo?

Cosa farà un governo carrozzato Cinque Stelle? Starà con l’Unione Europea o con Mosca, quando si cercherà d’impedire ai servizi russi di trafficare nelle nostre capitali? Starà con l’economia che cresce felicemente o con la decrescita, più o meno felice? Starà con i giovani, da cui ha avuto voti e spinta, o li abbandonerà al loro precario destino, come accade da molti anni in Italia?

   Pensavo questo, giovedì, mentre ascoltavo Eleonora Evi, europarlamentare M5S, durante l’apertura dell’European Youth Debate a Milano. Si tratta di un’iniziativa dell’associazione studentesca European Generation (www.europeangeneration.eu). Eleonora Evi, classe 1983, ha spiegato che bisogna conferire nuovi poteri al Parlamento europeo, eletto direttamente dai cittadini; che alcuni Stati membri fanno i furbi, offrendo paradisi e purgatori fiscali; che la Ue deve impedire il social dumping (localizzare l’attività d’impresa in aree con basso costo del lavoro e scarse garanzie per i lavoratori). Mi ha sorpreso, l’intervento. Mi hanno colpito il garbo e la passione europea.

   Saranno persone come Evi a fare la politica estera dei Cinque Stelle? O saranno gli urlatori aggressivi che abbiamo ascoltato per anni? Perché bisogna decidere: l’Europa è casa nostra oppure è una prigione. Da una prigione si scappa; una casa si abita, si cura e s’aggiusta. Esiste anche la manutenzione delle grandi idee; e l’Unione Europea è un’idea nobile e utile. La melassa retorica che le hanno versato sopra non cambia le cose. La disinformazione stile Brexit, nemmeno (vero Salvini?).

   In apertura dell’European Youth Debate, davanti a ragazzi di 22 nazionalità, ha parlato anche il professor Vincenzo Galasso (Università Bocconi). Ha posto una domanda opportuna, corredata da grafici e numeri: se il prossimo governo italiano intende cancellare la riforma Fornero e rinunciare all’adeguamento dell’età pensionabile all’aspettativa di vita — due cose sulle quali Cinque Stelle e Lega concordano — si rende conto di danneggiare le nuove generazioni e mettere un’ipoteca sul nostro futuro collettivo? Si aspettano risposte. Non chiacchiere, per una volta.

CORRIERE.IT

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