Tutte le giravolte di Di Maio su Renzi e sul Pd

Luigi Di Maio. Di Maio Luigi. Dottor Jekyll e Mister Hyde. La doppia faccia si palesa per l’ennesima volta sul proscenio politico.

Dopo Salvini, adesso il leader del Movimento 5 Stelle indossa la maschera pirandelliana con Matteo Renzi e con il Pd.

Prima pone il veto contro l’ex segretario dem e poi lo toglie. Prima lo paragona a Pinochet e poi lo considera interlocutore per un governo insieme. Se contasse le capriole fatte nell’ultimo periodo, Di Maio potrebbe pensare di candidarsi alle prossime olimpiadi, categoria tuffi carpiati. Ma la politica non è uno sport. È l’arte dell’arrangiarsi, del cambiare idea in base alla convenzienza del momento. La volpe pentastellata non arriva all’uva leghista e dice che è acerba. E cambia vigneto. Non sia mai che quello del Nazareno sia terreno più fertile.

E così oltre a sotterrare l’ascia di guerra (come ha dichiarato nell’intervista a Repubblica), Di Maio sotterra anche la lunga serie di critiche, insulti e invettive nei confronti di Renzi e del Pd.

Qualche esempio? Il grillino ha paragonato l’ex premier a Ergodan (perché non ha difeso i giornalisti di Fanpage che hanno scoperto lo scandalo che ha coinvolto la famiglia De Luca), ha detto che “ha preso i soldi da Buzzi e da Mafia Capitale per le elezioni”, che è “eterodiretto da De Benedetti”, che ha fatto danni spaventosi in tre anni, che ha un “metodo truffaldino che fa ribrezzo”, che ha portato “l’Italia a un passo dal baratro”, che “è un bugiardo che ha mentito agli italiani per proteggere gli affari di famiglia”, che “ha infettato le istituzioni con la menzogna”, che è un “mentitore seriale, inadeguato per il governo”, che è “solo spot senza coerenza”. Tutto questo solo nell’ultimo anno.

E che dire del pensiero di Di Maio sul Pd? Di male in peggio. Il pentastellato ha affermato che il Pd “ha un’idea perversa del concetto di democrazia”, che “è un partito di miserabili”, che “sono ladri di democrazia”, che “stanno con le banche”, che “hanno fatto danni al Paese” e via dicendo. E oggi si scopre che vorrebbe governarci insieme.

IL GIORNALE

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