Lega-5 Stelle, ora Mattarella vede un accordo possibile e chiede ai leader di «serrare le file»
«Mi avete chiesto tempo e io ve l’ho dato. In questi ulteriori incontri al Quirinale è emersa con una certa forza la possibilità di un’intesa, da perfezionare comunque. Per cui agli attori più vicini a stringere un patto dico: serrate le file e chiudete, se ci riuscite. Aspetterò ancora qualche giorno per sentire se avrete novità».
I colloqui
Ecco la formula che Sergio Mattarella dovrebbe usare domani pomeriggio, tirando pubblicamente le somme del secondo giro di consultazioni. Dai segnali raccolti fino a ieri da diversi emissari, e che saranno messi a fuoco nei colloqui convocati nel suo studio nelle prossime 48 ore, un accordo tra Lega e Movimento 5 Stelle gli sembra quasi a un passo. Insomma, la fase di decantazione e i negoziati a distanza stanno producendo il risultato in cui il capo dello Stato confida e una maggioranza potrebbe nascere abbastanza in fretta.
Le incognite: Berlusconi e la premiership
Potrebbe. Purché si sciolgano un paio di incognite che dominano su tante altre. Anzitutto il caso Berlusconi, che per risolversi senza consumare una rottura (il parricidio che Matteo Salvini non vorrebbe compiere) e con una potenziale adesione di Luigi Di Maio, imporrebbe un passo indietro — o almeno laterale — dell’ex Cavaliere. Magari con lo schema dell’appoggio esterno, così da permettere a FI di non essere esclusa. E poi la questione premiership, con il leader grillino che continua a rivendicare per sé Palazzo Chigi, mentre il capo leghista questa primazia al momento non intende concedergliela. E qui la prova di forza potrebbe esser scongiurata con la cooptazione di una figura terza, nelle vesti di premier, concordata tra i due.
Fuori i democratici
Sono nodi politici non da poco. Sul Colle sembrano però superabili, nonostante gli estremi tatticismi e qualche arroccamento pur di guadagnare posizioni. Tra le ipotesi che si considerano invece irreali, per come le cose oggi sono messe, c’è quella di un accordo organico tra 5 Stelle e Pd. Per indisponibilità dei democratici, naturalmente, che non riescono a optare per una scelta differente dal diktat aventiniano lanciato da Matteo Renzi dopo la pesantissima sconfitta del 4 marzo.
In caso di fallimento: preincarico o mandato esplorativo?
A meno di clamorose novità dell’ultimo momento, con un simile scenario a Mattarella non resterà dunque che concedere un’ulteriore proroga. Breve. Passata la quale, se i partiti cosiddetti «vincitori» si arrenderanno certificando la loro inconcludenza, prenderà l’iniziativa direttamente. Escludendo l’incarico pieno e al momento pure un terzo consulto, ha due chance: 1) affidare un preincarico, che tuttavia né Di Maio né Salvini vogliono per il timore di bruciarsi; 2) dare un mandato esplorativo a una delle alte cariche dello Stato (che, data la loro appartenenza a FI e 5 Stelle, potrebbero agire da apripista per concludere un patto) oppure a un’altra figura di rilievo istituzionale.
Il conflitto siriano
Da stamane qualcosa di più chiaro si saprà. Comprese le posizioni delle forze politiche sui venti di guerra che spirano intorno alla Siria, cioè alle porte di casa nostra. Non va escluso infatti che il presidente, interrogando i propri interlocutori, li sondi pure su questo fronte che carica di ulteriori tensioni la partita. Vorrà avere, come del resto ha fatto già nel suo primo giro di colloqui, qualche ulteriore chiarimento sulle loro idee di politica estera e sulla posizione che l’Italia si troverà a dover assumere nell’eventualità di una chiamata in causa della Nato.
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