Siria, Macron: “Abbiamo le prove che Assad ha usato armi chimiche”. Trump frena sui tempi
ABBIAMO le prove che armi chimiche, quanto meno cloro, sono state utilizzate dal governo di Bashar al-Assad. Uno degli obiettivi in
Siria è annullare le capacità di attacco chimico del regime siriano”. Lo ha detto Emmanuel Macron in un’intervista a Tf1. Il presidente francese ha poi sottolineato che vi saranno “delle decisioni da prendere nei tempi desiderati, quando questo sarà più utile e più efficace”.
I “tempi desiderati” per ora non sono chiari. Ci ha tenuto a ribadirlo Donald Trump con un tweet: “Non ho mai detto quando avremmo attaccato. Potrebbe essere molto presto o non così presto! E comunque la mia amministrazione ha fatto un gran lavoro nel liberare la regione dall’Isis. Dov’è il nostro ‘Grazie America?'”
L’avvertimento di un’imminente attacco alla Siria è stato lanciato ieri da un tweet di Trump alla Russia, in seguito al sospetto di un attacco chimico a Douma, nella Ghouta orientale, che ha provocato almeno 100 morti e mille feriti. La minaccia twittata da Trump: “La Russia giura di abbattere tutti i missili sparati sulla Siria. Preparati Russia perché arriveranno, belli e nuovi e ‘intelligenti!’ Non dovresti essere alleata di un animale che si diverte a uccidere il suo popolo!”, ha provocato la dura e immediata replica del Cremlino su Facebook, tramite la portavoce della diplomazia russa, Maria Zakharova: “I missili ‘intelligenti’ dovrebbero volare verso i terroristi, non verso il governo legittimo” della Siria “che lotta da molti anni contro il terrorismo internazionale sul suo territorio”.
La possibilità che i due presidenti si parlino sembra abbastanza remota nonostante l’intervento del portavoce di Mosca, Dmitry Peskov, che ci ha tenuto a dichiarare che “il canale di comunicazione tra i due Paesi in vista dell’attacco americano è attivo, anche se non è in programma – ha aggiunto – un colloquio telefonico tra Putin e Trump.”
Nel Mediterraneo orientale c’è un grande movimento di navi da guerra e aerei che trasportano carburante e munizioni nelle basi. La Russia ha spostato quasi tutte le sue navi militari che erano ormeggiate nel porto siriano di Tartus. Lo mostrano bene le immagini delle banchine di Tartus prima e dopo la partenza delle navi russe postate su Twitter da ImageSat International.
La nave da guerra americana Donald Cook, secondo quanto riportato dal quotidiano turco Hurriyet, ha lasciato invece il porto cipriota di Larnaca, per avvicinarsi alle acque territoriali siriane. Sarebbe arrivata a circa 100 chilometri dal porto siriano di Tartus, dove c’è una base della marina militare russa.
A breve si riunirà iI Consiglio di sicurezza nazionale americano per discutere della risposta al presunto raid chimico. Lo ha anticipato la portavoce della casa Bianca Sarah Sanders. precisando che “diverse opzioni sono sul tavolo” del presidente e che ancora non ne è stata scelta una. Grande fermento anche in Europa.
La premier Theresa May presiederà una riunione del suo governo per valutare tempi e modalità dell’intervento. Il leader francese ha già chiesto al capo di Stato Maggiore, François Lecointre, di preparare i piani di guerra, con ipotesi di raid aerei da basi francesi o da quelle in Giordania ed Emirati Arabi Uniti. La cancelliera tedesca Angela Merkel ha invece fatto sapere che non intende prendere parte all’attacco pur sostenendo “l’inaccettabilità dell’uso di armi chimiche.
In Siria il regime di Bashar al-Assad ha innalzato la bandiera governativa nella città di Douma, ultima roccaforte ribelle nell’enclave orientale di Ghouta, conquistando l’intera area. “Un evento importante per la storia della Repubblica araba di Siria si è verificato oggi: la bandiera del governo siriano è stata issata su un edificio nella città di Douma e segna il controllo di questo località e quindi della Ghouta orientale nella sua interezza”, ha detto il generale russo Yevgeny Yevtushenko, citato dalle agenzie russe. La televisione russa ha mostrato le immagini della bandiera rossa, bianca e nera con due stelle verdi, appesa a un edificio, mentre la folla esultava tra gli edifici danneggiati.La nave da guerra americana Donald Cook, secondo quanto riportato dal quotidiano turco Hurriyet, ha lasciato invece il porto cipriota di Larnaca, per avvicinarsi alle acque territoriali siriane. Sarebbe arrivata a circa 100 chilometri dal porto siriano di Tartus, dove c’è una base della marina militare russa.
A breve si riunirà iI Consiglio di sicurezza nazionale americano per discutere della risposta al presunto raid chimico. Lo ha anticipato la portavoce della casa Bianca Sarah Sanders. precisando che “diverse opzioni sono sul tavolo” del presidente e che ancora non ne è stata scelta una. Grande fermento anche in Europa.
La premier Theresa May presiederà una riunione del suo governo per valutare tempi e modalità dell’intervento. Il leader francese ha già chiesto al capo di Stato Maggiore, François Lecointre, di preparare i piani di guerra, con ipotesi di raid aerei da basi francesi o da quelle in Giordania ed Emirati Arabi Uniti. La cancelliera tedesca Angela Merkel ha invece fatto sapere che non intende prendere parte all’attacco pur sostenendo “l’inaccettabilità dell’uso di armi chimiche.
In Siria il regime di Bashar al-Assad ha innalzato la bandiera governativa nella città di Douma, ultima roccaforte ribelle nell’enclave orientale di Ghouta, conquistando l’intera area. “Un evento importante per la storia della Repubblica araba di Siria si è verificato oggi: la bandiera del governo siriano è stata issata su un edificio nella città di Douma e segna il controllo di questo località e quindi della Ghouta orientale nella sua interezza”, ha detto il generale russo Yevgeny Yevtushenko, citato dalle agenzie russe. La televisione russa ha mostrato le immagini della bandiera rossa, bianca e nera con due stelle verdi, appesa a un edificio, mentre la folla esultava tra gli edifici danneggiati.
Gli ultimi ribelli rimasti a Douma hanno consegnato le armi pesanti e il loro leader, Issam Buwaydani, ha lasciato l’enclave per andare nel territorio controllato dall’opposizione nel nord della Siria. Lo afferma l’Osservatorio siriano per i diritti umani.
Siria, l’arsenale dei ribelli: l’esercito libera Ghouta dalle armi abbandonate
Agenti della polizia militare russa sono stati dispiegati nella città. “Da oggi le unità della polizia militare delle forze armate russe lavorano nella città di Douma. Sono una garanzia dell’osservanza della legge e dell’ordine nella città”, ha detto il ministero della Difesa in una nota riferita dall’agenzia di stampa Ria Novosti. L’esercito russo ha detto che la situazione a Douma si sta normalizzando e un totale di oltre 160mila persone sono state evacuate dalla città attraverso un corridoio umanitario.
rep
Il segretario generale delle Nazioni Unite ha espresso la preoccupazione che la situazione in Siria “sfugga al controllo”. Antonio Guterres ha chiamato gli ambasciatori dei cinque paesi membri permanenti del consiglio di sicurezza “per ribadire la mia preoccupazione profonda sui rischi di stallo e sottolineare la necessità di evitare che la situazione sfugga al controllo”.
Tra i membri permanenti dell’organismo dell’Onu figurano sia gli Usa che la Russia. Guterres ha sottolineato la propria “rabbia per le notizie di nuovi utilizzi di armi chimiche” in Siria ma, allo stesso tempo “non bisogna dimenticare la necessità di fare ogni sforzo per porre termine alle terribili sofferenze del popolo siriano”.
REP.IT