Di Maio e quella scommessa sulla spaccatura del centrodestra
ANNALISA CUZZOCREA
Luigi Di Maio ha scelto la Lega. Lo ha fatto capire, con una nota congiunta dei capigruppo del Movimento 5 stelle, prima di entrare al Quirinale. E lo ha ripetuto subito dopo. Con Matteo Salvini l’intesa è stata totale per far partire il Parlamento e il capo politico M5S è sicuro che si possa arrivare a una sintesi anche dei rispettivi programmi. Per quanti problemi possano esserci su flat tax e reddito di cittadinanza, su atlantismo sbandierato (quello del leader M5S) e putinismo dichiarato (quello di Salvini). A tutto questo, penserà il comitato di revisione dei programmi che Di Maio ha insediato stamattina. Sulla politica, però, il lavoro è molto più indietro.
Perché Salvini si è illuso, o è sembrato illudersi – a seconda di quanto lo spettacolo che abbiamo davanti sia reale o no – che pur di fare il candidato premier Di Maio potesse accettare di tener dentro in un futuro governo tutto il centrodestra. Nella dichiarazione che ha letto all’uscita dallo studio alla Vetrata, si parla di un presidente del Consiglio indicato dal leader della Lega, non di un leghista. Può sembrare un’offerta, e in qualche modo lo è. La condizione posta però per i 5 stelle è indigeribile. I vertici sanno che davanti alla loro base e ai loro eletti non sarebbero in grado di reggere un governo con Silvio Berlusconi o con uomini scelti da lui. Da qui, la decisione di chiedere al Cavaliere un passo di lato in modo ufficiale. Di Maio sceglie Salvini senza Berlusconi. Senza piani b, ma è un prendere o lasciare. Il centrodestra è apparso ancora oggi diviso più che mai. La scommessa del Movimento è che si spacchi una volta per tutte.
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