Tutto il mondo in un carrello

emanuela griglié
MILANO

I centri commerciali si stanno estinguendo. In America, dove il fenomeno è già in fase acuta, nel 2018 ne scompariranno altri 300 (su 1100), come emerge da un’analisi di Cushman&Wakefield, tra le più grandi società immobiliari del mondo. Dalle loro ceneri nascono nuovi generi di supermercati, soprattutto urbani, che cannibalizzano i grandi mall condensando tra gli scaffali una grande varietà di beni (dalla biancheria intima all’aceto biologico), ma in particolare di servizi. Perché la strategia per conquistare i nuovi consumatori (soprattutto millennials e con lavori flessibili) è creare alleanze per ampliare l’offerta non alimentare.

 Lidl a breve inizierà a vendere macchine aziendali della Bmw: 10.000 in un anno quelle messe a disposizione nel patto siglato fra la casa automobilistica tedesca e la catena di discount in alcuni punti vendita in Germania. Del resto anche l’americana Walmart è entrata nel mercato delle auto: nel supermercato, anche se non saranno fisicamente disponibili le vetture, i clienti potranno chiedere informazioni sui prodotti del rivenditore online CarSaver.

 

Design curato

Nei supermercati multitasking cambia anche l’estetica: ormai è quasi impossibile, per esempio a Milano, imbattersi in spazi in cui il design non è curato. Whole Foods (il colosso americano del cibo biologico acquistato di recente da Amazon) ha fatto scuola, ed ecco che anche da noi tutto è minimal e curassimo, con frutta e verdura esposte in prima fila, meglio se in scala cromatica.

I più evoluti in questo senso sono i negozi del gruppo Carrefour. Tra i primi a inaugurare punti vendita aperti 24 ore su 24 e sette giorni su sette con servizi come tintoria, fax/fotocopie, wi-fi gratis, stampa di fotografie, prenotazione di biglietti per cinema e concerti e, in collaborazione con Poste italiane, la possibilità di pagare la bolletta del gas o della luce direttamente alle casse. In alcuni punti vendita poi hanno a disposizione anche idraulico, elettricista e fabbro a chiamata.

 

Nell’Urban Life Carrefour, in corso Garibaldi a Milano, ci sono un bar, un ristorante (si chiama Tokyo Street) che prepara sushi al momento, un ampio spazio per mangiare e – immancabile – l’angolo salutista dove si fanno centrifughe fresche, insalate e si vende gelato artigianale. Al piano superiore c’è una sala per chi vuole sedersi e lavorare tutto il giorno: un’area di co-working gratuita e attrezzata con tanto di stanza riunioni (va prenotata e prevede il pagamento di una consumazione di almeno 8 euro a testa) con video proiettore, microfono, filo diffusione free wi-fi per tutti. Dopo le 19 la lounge del co-working (che non ha nulla da invidiare alla caffetterie più chic della zona Brera) si attrezza per l’aperitivo: cocktail serviti fino alle 22, che probabilmente dall’estate diventeranno le 24. Un format che per ora esiste solo a Milano ma che a breve verrà esportato anche in altre città e all’estero.

 

Pure Esselunga ha da tempo esteso il brand: il Bar Atlantic è presente in quasi 90 su 157 supermercati, c’è poi la catena di profumeria EsserBella, in circa 35 negozi, e negli store più grandi lo spazio bimbi, un locale gioco con personale dedicato. Un tempo, volendo, all’Esselunga (quella di viale Papiniano a Milano era rinomata per questo) si trovava anche l’anima gemella: ma ormai i single sembra che investano molto meno in costosissime monoporzioni e di più nel cibo a domicilio.

 

A Bicocca, dopo l’esperimento di Expo 2015, la Coop ha inaugurato il supermercato del futuro, dove si fa la spesa tra monitor touch screen (ce ne sono 100) che ti danno in diretta informazioni più o meno utili, per esempio su quanti grassi saturi contiene il burro che stai comprando. Ma la Coop è anche in prima linea nell’offerta di servizi, addirittura in qualche punto vendita i dentisti.

 

Più robot e meno uomini

Nei nuovi market diminuisce il personale umano e aumentano la casse automatiche. In netta controtendenza, il negozio aperto a Monza di recente: un bazar-multitasking ma a gestione familiare. Si chiama Tuscos (in dialetto vuol dire «tutto») ed è gestito dal signor Giorgio Manzoni, che oltre a vendere appunto di tutto (dai vinili vintage a generi di primario consumo) offre ai clienti piccoli lavoretti di manutenzione o di aggiusta-tutto: un lusso in un’epoca in cui ormai un uomo che sa mettere un tassello nel muro è più raro dell’avvistamento di un ufo.

Altra faccenda è quella della catena NaturaSì, regno del bio italiano che fa capo alla Fondazione Rudolph Steiner, ultimo investimento del patron di Diesel Renzo Rosso. Oltre agli store metropolitani con ristorante e pizzeria, ci sono i negozi decentrati direttamente nelle aziende agricole e collegati a scuole di nutrizione consapevole. Come quello alle Cascine Orsine, seicento ettari con mucche, risaie, orti all’interno del parco del Ticino: uno store con angolo bistrot e un ristorante vegetariano a km 0 dove si organizzano eventi culturali, corsi di cucina, gite in fattoria e un progetto di orto Biodinamico condiviso.

LA STAMPA

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